Intervista al prof. Giuseppe Torre, Responsabile Osservatorio 4Manager sulle competenze manageriali.
INSERTO SPECIALE 4.MANAGER: imprenditori e Manager insieme per lo sviluppo, con il supporto della Regione Emilia - Romagna
a cura di 4.Manager
Prendendo spunto dalla sintesi dei dati dell’Osservatorio pubblicati in questo articolo, abbiamo rivolto qualche domanda al Prof. Giuseppe Torre, Responsabile Osservatorio 4Manager sulle competenze manageriali.
Prof. Torre, cosa emerge dallo studio del tessuto emiliano romagnolo in termini di competenze manageriali?
Il territorio emiliano è uno dei più dinamici in Europa anche sotto il profilo della domanda e dell’offerta di competenze tecniche, scientifiche e manageriali.
Ma tale dinamicità ha anche un prezzo; gli ultimi venti anni sono stati particolarmente dirompenti per le imprese emiliane e, di conseguenza, per competenze manageriali, sia sotto il profilo quali-quantitativo, sia relativamente alla velocità di obsolescenza di buona parte delle competenze sviluppante nel corso del ‘900. I punti di svolta sono stati numerosi; oltre alla diffusione nelle imprese emiliane del paradigma digitale 4.0, agli effetti degli Accordi di Parigi, alla pandemia, all’invasione dell’Ucraina, osserviamo anche gli effetti dell’elettrificazione del settore automobilistico e di una maggiore sensibilità verso i fenomeni climatici estremi, soprattutto a seguito della devastante alluvione del maggio 2023.
Un elemento interessante che caratterizza questa fase storica è l’incremento della domanda di competenze manageriali di “nuova generazione” a cui si associa un corrispondente, ma molto più lento, adattamento dell’offerta che si manifesta nonostante la buona dotazione regionale di manager qualificati, di sistemi formativi d'eccellenza, di una cultura imprenditoriale diffusa e della presenza di numerose scuole di management e di business school.
Più di una azienda su dieci del nostro panel emiliano sta investendo in tecnologie digitali di ultima generazione (Big Data Analytics, Internet of Things, Robotica, ...). Più di recente le Intelligenze artificiali generative hanno fatto la loro comparsa in circa un terzo delle imprese emiliane, con finalità, per il momento, quasi esclusivamente «esplorative».
Circa tre imprese su dieci hanno attivato investimenti in eco-innovazioni, finalizzati, nell’ordine, a: incrementi di efficienza; adozione di tecnologie verdi; risparmio energetico; economia circolare.
Particolarmente evidente è la sempre più spiccata domanda di convergenza tra competenze per la transizione sostenibile ed energetica, competenze digitali e competenze necessarie alla gestione delle componenti culturali e sociali sollecitate dal nuovo contesto.
Questi fenomeni di transizione alimentano il bisogno di competenze ad elevato profilo professionale (manageriali, tecniche e scientifiche), un maggior investimento in formazione e anche una maggiore propensione alla “auto-formazione”. Ad esempio, la domanda di competenze manageriali «eco-innovative» cresce di quasi il 50% ogni anno, sia in risposta al maggior rischio normativo e di transizione, sia per far fronte ai rischi fisici sempre più incombenti causati, soprattutto nell’area appenninica della regione, dall’incremento di eventi climatici estremi che sempre più spesso danneggiano le attività produttive, le infrastrutture e i consumi.
Ma tale dinamicità ha anche un prezzo; gli ultimi venti anni sono stati particolarmente dirompenti per le imprese emiliane e, di conseguenza, per competenze manageriali, sia sotto il profilo quali-quantitativo, sia relativamente alla velocità di obsolescenza di buona parte delle competenze sviluppante nel corso del ‘900. I punti di svolta sono stati numerosi; oltre alla diffusione nelle imprese emiliane del paradigma digitale 4.0, agli effetti degli Accordi di Parigi, alla pandemia, all’invasione dell’Ucraina, osserviamo anche gli effetti dell’elettrificazione del settore automobilistico e di una maggiore sensibilità verso i fenomeni climatici estremi, soprattutto a seguito della devastante alluvione del maggio 2023.
Un elemento interessante che caratterizza questa fase storica è l’incremento della domanda di competenze manageriali di “nuova generazione” a cui si associa un corrispondente, ma molto più lento, adattamento dell’offerta che si manifesta nonostante la buona dotazione regionale di manager qualificati, di sistemi formativi d'eccellenza, di una cultura imprenditoriale diffusa e della presenza di numerose scuole di management e di business school.
Più di una azienda su dieci del nostro panel emiliano sta investendo in tecnologie digitali di ultima generazione (Big Data Analytics, Internet of Things, Robotica, ...). Più di recente le Intelligenze artificiali generative hanno fatto la loro comparsa in circa un terzo delle imprese emiliane, con finalità, per il momento, quasi esclusivamente «esplorative».
Circa tre imprese su dieci hanno attivato investimenti in eco-innovazioni, finalizzati, nell’ordine, a: incrementi di efficienza; adozione di tecnologie verdi; risparmio energetico; economia circolare.
Particolarmente evidente è la sempre più spiccata domanda di convergenza tra competenze per la transizione sostenibile ed energetica, competenze digitali e competenze necessarie alla gestione delle componenti culturali e sociali sollecitate dal nuovo contesto.
Questi fenomeni di transizione alimentano il bisogno di competenze ad elevato profilo professionale (manageriali, tecniche e scientifiche), un maggior investimento in formazione e anche una maggiore propensione alla “auto-formazione”. Ad esempio, la domanda di competenze manageriali «eco-innovative» cresce di quasi il 50% ogni anno, sia in risposta al maggior rischio normativo e di transizione, sia per far fronte ai rischi fisici sempre più incombenti causati, soprattutto nell’area appenninica della regione, dall’incremento di eventi climatici estremi che sempre più spesso danneggiano le attività produttive, le infrastrutture e i consumi.
Quali sono le cause del mismatching tra domanda e offerte di competenze in Emilia-Romagna?
L’incremento della domanda di competenze manageriali è ostacolato sia da una fortissima obsolescenza delle competenze manageriali, sia dalla velocità con la quale muta lo scenario produttivo regionale e dei suoi mercati di riferimento extraregionali. È facile prevedere, inoltre, che la difficoltà di reperimento si inasprirà, nei prossimi anni, anche a causa di una repentina riduzione della popolazione manageriale per effetto di una concentrazione significativa di pensionamenti.
Queste asimmetrie, sul mercato del lavoro, si manifestano proprio quando la dirompente diffusione delle intelligenze artificiali potrebbe generare una «nuova economia», che si tradurrà in nuovi paradigmi economici, nuovi modelli di business, nuovi modelli organizzativi. Alcuni segnali che cominciamo a rilevare potrebbero indicare che le intelligenze artificiali saranno utilizzate sia per incrementare l’efficienza aziendale, sia per realizzare un nuovo design organizzativo, di processo, di interfacce, ecc. che produrrà una nuova generazione di imprese. In questo secondo caso, è possibile che si possa creare un numero molto elevato di posti di lavoro, anche in ambito manageriale. Tuttavia, le competenze manageriali utili ad affrontare questa dirompente fase evolutiva dovranno essere in grado di conciliare la “AI literacy” con un set molto ampio di competenze trasversali.
Più in generale, i dati raccolti tramite i nostri panel segnalano che la difficoltà di reperimento di competenze manageriali “hard” e “soft” deriva soprattutto da filiere, ecosistemi produttivi e settori impegnati nei processi di transizione digitale, sostenibile ed energetica. Particolarmente vivace è la domanda proveniente dai settori chiave regionali (meccatronica, biomedicale, agroalimentare) e dalle imprese con una particolare propensione all’innovazione e/o impegnate nella definizione di nuovi modelli di business orientati alla resilienza e alla creazione di valore di lungo periodo.
Queste asimmetrie, sul mercato del lavoro, si manifestano proprio quando la dirompente diffusione delle intelligenze artificiali potrebbe generare una «nuova economia», che si tradurrà in nuovi paradigmi economici, nuovi modelli di business, nuovi modelli organizzativi. Alcuni segnali che cominciamo a rilevare potrebbero indicare che le intelligenze artificiali saranno utilizzate sia per incrementare l’efficienza aziendale, sia per realizzare un nuovo design organizzativo, di processo, di interfacce, ecc. che produrrà una nuova generazione di imprese. In questo secondo caso, è possibile che si possa creare un numero molto elevato di posti di lavoro, anche in ambito manageriale. Tuttavia, le competenze manageriali utili ad affrontare questa dirompente fase evolutiva dovranno essere in grado di conciliare la “AI literacy” con un set molto ampio di competenze trasversali.
Più in generale, i dati raccolti tramite i nostri panel segnalano che la difficoltà di reperimento di competenze manageriali “hard” e “soft” deriva soprattutto da filiere, ecosistemi produttivi e settori impegnati nei processi di transizione digitale, sostenibile ed energetica. Particolarmente vivace è la domanda proveniente dai settori chiave regionali (meccatronica, biomedicale, agroalimentare) e dalle imprese con una particolare propensione all’innovazione e/o impegnate nella definizione di nuovi modelli di business orientati alla resilienza e alla creazione di valore di lungo periodo.
Quali sfide e relative opportunità si possono cogliere per lo sviluppo delle competenze, soprattutto per le filiere tipiche del territorio?
Lo sviluppo delle competenze avanzate è fondamentale per la prosperità e il benessere dell'Emilia-Romagna. Nell’economia della conoscenza la competitività e il benessere dipendono in larghissima misura dall’entità e la qualità del capitale di competenze presenti sul territorio e dalla qualità e ampiezza dell’ecosistema produttivo in grado di accogliere questo capitale.
Le sfide che la regione ha di fronte, soprattutto climatiche, ambientali, sociali e demografiche sono numerose e spesso possono apparire insormontabili, ma una regione evoluta e coesa come l’Emilia-Romagna ha le carte in regola per affrontare queste minacce e cogliere le opportunità, a patto di immaginare un ecosistema produttivo e sociale con un orizzonte temporale molto ampio e, soprattutto, che sappia valorizzare le competenze, anche quelle manageriali.
Le sfide che la regione ha di fronte, soprattutto climatiche, ambientali, sociali e demografiche sono numerose e spesso possono apparire insormontabili, ma una regione evoluta e coesa come l’Emilia-Romagna ha le carte in regola per affrontare queste minacce e cogliere le opportunità, a patto di immaginare un ecosistema produttivo e sociale con un orizzonte temporale molto ampio e, soprattutto, che sappia valorizzare le competenze, anche quelle manageriali.
Questo articolo fa parte dell'Inserto speciale 4.Manager: Imprenditori e Manager insieme per lo sviluppo, con il supporto della Regione Emilia - Romagna composto da altri due articoli:
- Il Protocollo di intesa tra Regione Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Federmanager Emilia-Romagna per promuovere iniziative volte a valorizzare la componente manageriale del capitale umano ed accompagnare la competitività d’impresa
- Indagine esplorativa sulle competenze manageriali in Emilia - Romagna: un prezioso strumento di lavoro elaborato dall’Osservatorio 4.Manager
02 marzo 2024