Muoviamoci bene
Un efficace mobility management può contribuire allo sviluppo sostenibile delle aziende, migliorando la qualità della vita delle persone e la salute dei territori
di Mario Cardoni
Ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030, vale a dire tra poco più di sei anni.
L’Unione europea ci crede e pone questo obiettivo, fortemente ambizioso, quale linea guida di quell’ampio processo che si definisce “transizione verde”.
Come è noto, in termini di impatti ambientali, le emissioni prodotte nell’ambito della mobilità occupano una quota rilevante. Per contribuire a realizzare la transizione green assistiamo a una progressiva affermazione, nel privato e nel pubblico, del cosiddetto “mobility management”, vale a dire quell’approccio manageriale che si pone il duplice obiettivo di guidare lo sviluppo sostenibile dell’organizzazione di riferimento e di migliorare la qualità della vita dei lavoratori e delle comunità interessate. Con attenzione prioritaria anche alla salute dei territori.
Ecco, quindi, che la figura del mobility manager aziendale diviene centrale per l’attuazione delle politiche Esg all’interno delle imprese.
Resa obbligatoria, per legge, nelle aziende più rilevanti in termini di numero di dipendenti e territori di operatività, questa figura dovrebbe divenire auspicabilmente obbligatoria anche per l’ampio bacino di Pmi che abbiamo.
Infatti, il mobility manager non si occupa, ad esempio, solo della riduzione delle emissioni prodotte dall’azienda promuovendo l’utilizzo di veicoli ecologici e modalità di trasporto alternative, ma provvede, tra l’altro, a una riduzione complessiva dei costi di spostamento dei dipendenti e dei costi legati al ricorso ai mezzi aziendali.
Per essere davvero pronto a rivestire tali compiti, indubbiamente delicati, il mobility manager deve però possedere delle competenze specifiche, che sono oggetto di formazione e aggiornamento costante.
L’Unione europea ci crede e pone questo obiettivo, fortemente ambizioso, quale linea guida di quell’ampio processo che si definisce “transizione verde”.
Come è noto, in termini di impatti ambientali, le emissioni prodotte nell’ambito della mobilità occupano una quota rilevante. Per contribuire a realizzare la transizione green assistiamo a una progressiva affermazione, nel privato e nel pubblico, del cosiddetto “mobility management”, vale a dire quell’approccio manageriale che si pone il duplice obiettivo di guidare lo sviluppo sostenibile dell’organizzazione di riferimento e di migliorare la qualità della vita dei lavoratori e delle comunità interessate. Con attenzione prioritaria anche alla salute dei territori.
Ecco, quindi, che la figura del mobility manager aziendale diviene centrale per l’attuazione delle politiche Esg all’interno delle imprese.
Resa obbligatoria, per legge, nelle aziende più rilevanti in termini di numero di dipendenti e territori di operatività, questa figura dovrebbe divenire auspicabilmente obbligatoria anche per l’ampio bacino di Pmi che abbiamo.
Infatti, il mobility manager non si occupa, ad esempio, solo della riduzione delle emissioni prodotte dall’azienda promuovendo l’utilizzo di veicoli ecologici e modalità di trasporto alternative, ma provvede, tra l’altro, a una riduzione complessiva dei costi di spostamento dei dipendenti e dei costi legati al ricorso ai mezzi aziendali.
Per essere davvero pronto a rivestire tali compiti, indubbiamente delicati, il mobility manager deve però possedere delle competenze specifiche, che sono oggetto di formazione e aggiornamento costante.
Su questi temi, Fondirigenti, in collaborazione con Manager Solutions e Federmanager Academy, ha promosso un’iniziativa strategica dal titolo “Spider-Manager. Competenze per una RETE di connessioni fra soggetti, problemi e soluzioni in materia di un nuovo mobility management”.
Nel corso dei webinar previsti dall’iniziativa, a cui prendono parte relatori qualificati, si esplora e si costruisce insieme il profilo professionale del mobility manager, quale “professionista delle connessioni” dotato di una competenza composita, trasversale e reticolare.
Una figura in grado di rappresentare un effettivo valore aggiunto per l’azienda, perché capace innanzitutto di migliorare il benessere organizzativo della realtà in cui opera, ma anche di garantire la business continuity.
Dalla lunga emergenza pandemica e dalle ricadute prodotte dai conflitti in atto, abbiamo infatti compreso quanto sia prioritario disporre di un management che consenta la continuità del lavoro e delle attività connesse all’andamento aziendale in tutti i suoi aspetti e, quindi, quanto possa essere importante avere una strategia di mobility management.
Articolo tratto da Progetto Manager novembre 2023, per gentile concessione di Federmanager.
Nel corso dei webinar previsti dall’iniziativa, a cui prendono parte relatori qualificati, si esplora e si costruisce insieme il profilo professionale del mobility manager, quale “professionista delle connessioni” dotato di una competenza composita, trasversale e reticolare.
Una figura in grado di rappresentare un effettivo valore aggiunto per l’azienda, perché capace innanzitutto di migliorare il benessere organizzativo della realtà in cui opera, ma anche di garantire la business continuity.
Dalla lunga emergenza pandemica e dalle ricadute prodotte dai conflitti in atto, abbiamo infatti compreso quanto sia prioritario disporre di un management che consenta la continuità del lavoro e delle attività connesse all’andamento aziendale in tutti i suoi aspetti e, quindi, quanto possa essere importante avere una strategia di mobility management.
Articolo tratto da Progetto Manager novembre 2023, per gentile concessione di Federmanager.
02 dicembre 2023