Cui prodest scelus, is fecit.*
Dal 2035, stop alla vendita di vetture con motori a benzina o diesel
Giuliano Allegri
Presidente Federmanager Verona
La citazione di Seneca ben si addice alla soddisfazione e all’entusiasmo di Frans
Timmermans nel proclamare gli esiti delle
votazioni della Commissione UE nei confronti delle decisioni prese nei riguardi del
regolamento che vieterà dal 2035 la vendita
di auto e furgoni nuovi con motori a benzina o diesel.
A questo punto dobbiamo porci
una domanda: siamo di fronte ad un nuovo
integralismo, ad una nuova religione che
con una estrema visione green della società europea può portare alla distruzione
di un tessuto economico industriale senza
valutarne le conseguenze?
Perché una decisione così drastica senza offrire alternative produttive alle industrie dell’automotive?
Siamo pronti a sostituire la dipendenza energetica dalla Russia con quella della mobilità dalla Cina?
L’invasione dell’Ucraina ha evidenziato la tragica dipendenza dei paesi europei dal gas e dal petrolio Russo.
Le forniture a basso costo si sono rivelate come l’iniziativa attuata da uno spacciatore che prima ti invoglia gratuitamente e dopo quando sei dipendente aumenta progressivamente il prezzo delle forniture e ne rimani soggiogato.
Per i paesi europei tale politica ha rallentato la ricerca ed il potenziamento di fonti alternative e rinnovabili costringendo i governi degli stati membri alla spasmodica rincorsa a forniture alternative per non subire il ricatto Russo.
La scelta di mettere al bando i motori termici senza offrire alternative all’uso di biocarburanti, e-fuel o incrementare la ricerca e lo sviluppo dell’utilizzo dell’idrogeno per passare incondizionatamente all’utilizzo di vetture elettriche non tiene conto di un fattore determinate per l’autonomia dei paesi dell’unione europea.
Con quali materiali vengono costruite le batterie necessarie per permettere l’utilizzo di tali veicoli. Il litio e il cobalto sono componenti indispensabili per la costruzione delle batterie delle auto elettriche. Ma chi sono i principali produttori al mondo? Chi è il principale paese produttore di batterie? La Cina detiene da sola circa 80% della produzione mondiale di batterie.
Il litio è oggi considerato un elemento di importanza vitale per l’utilizzo che se ne fa nel settore delle auto elettriche. Le batterie che servono per far funzionare i veicoli elettrificati, infatti, sono costruite sfruttando soprattutto questo minerale, insieme ad altri come nichel, cobalto, grafite e manganese.
In natura la quantità di litio non è eccelsa, sebbene superiore rispetto ad altre materie prime usate per lo stesso scopo. In particolare, la scarsità del bene è tale se rapportata all’enorme richiesta che se ne fa, grazie al boom delle auto elettriche negli ultimi anni.
Per tale ragione, sono in molte le aziende che hanno investito grandi risorse per l’esplorazione dei giacimenti di litio in varie parti del mondo. Attualmente l’80% delle riserve si trova in Cile, Argentina e Bolivia, ma vi sono anche grossi giacimenti in Cina, Australia, Brasile, Portogallo, Stati Uniti e Afghanistan.
Vediamo quindi quali sono le principali aziende per capitalizzazione alla fine del mese di agosto 2022 che operano in questo settore e che esercitano una certa influenza nel mercato delle auto elettriche.
Albemarle Corporation
In prima posizione troviamo Albemarle Corporation, società del North Carolina con
una capitalizzazione di 29,38 miliardi di
dollari. L’azienda opera soprattutto in USA
e in Cile, producendo due tipologie di litio:
idrossido e carbonato.
Albemarle a luglio
ha annunciato la costruzione di un nuovo
impianto di conversione del litio nella provincia del Sichuan, in Cina. Tale impianto
avrà una capacità produttiva iniziale di 50
mila tonnellate di idrossido di litio annue, in
grado di alimentare oltre 1,5 milioni di nuovi
veicoli elettrici.
Tianqi Lithium Corporation
Il secondo della classifica è Tianqi Lithium
Corporation, azienda cinese con una capitalizzazione di mercato di 25,28 miliardi di
dollari. La società produce due categorie di
litio: i concentrati e i derivati.
I primi includono il concentrato di litio di grado chimico e
tecnico. I secondi riguardano il carbonato
di litio, il cloruro di litio e il litio metallico.
I
mercati a cui l’attività dell’impresa si rivolge
non sono solo quelli delle auto elettriche,
ma comprendono anche i sistemi di accumulo di energia, il trasporto aereo, la ceramica e il vetro. Tianqi ha una presenza
corposa in Australia, tant’è che a maggio
2022 ha prodotto il primo idrossido di litio
per batterie a sud di Perth, nella parte occidentale del Paese
Sociedad Química y Minera de Chile SA
La terza società operativa nel settore del
litio per capitalizzazione è la Sociedad
Química y Minera de Chile SA, con una
capitalizzazione di 23,85 miliardi di dollari.
L’impresa ha sede a Santiago del Cile ma
opera in oltre 20 Paesi diversi, contribuendo a circa il 19% della produzione globale
della materia prima.
Le sue risorse naturali
e i suoi principali impianti di produzione si
trovano nel deserto di Atacama nelle regioni di Tarapacá e Antofagasta, dove produce carbonato di litio e idrossido dalla
salamoia.
Ganfeng Lithium
Al quarto posto si colloca Ganfeng Lithium,
azienda cinese che capitalizza 22,8 miliardi
di dollari.
La società opera con le sue riserve in diversi Paesi come Australia, Argentina e Irlanda. La sua principale risorsa si
trova a Mount Marion in Australia e ad oggi
è l’unica azienda nel settore del litio che
dispone di tecnologie su scala commerciale per estrarre il minerale da salamoia,
minerali e materie riciclate.
Lo scorso anno,
Ganfeng Lithium ha investito 130 milioni di
dollari nel progetto Goulamina in Mali, oltre ad effettuare alcune acquisizioni come
quella di Guandong Huichuang New Energy e Bacanora Lithium Plc.
È evidente che due delle principali aziende
sono Cinesi, non solo ma le aziende cinesi
controllano più del 70% della produzione
di Cobalto del Congo che possiede il 50%
delle riserve mondiali di questo minerale.
Possiamo a questo punto tornare alla domanda iniziale, a chi gioverà questo radicale cambiamento e sarà in una posizione
dominate di controllo della mobilità europea e ne potrà condizionare gli sviluppi e
l’economia?
Da queste considerazioni emerge anche
un altro fattore determinate e sottovalutato: come e dove produrremmo l’energia
necessaria per alimentare milioni di veicoli
elettrici?
Anche con lo sviluppo delle rinnovabili non saremo in grado di soddisfare tale richiesta e sposteremo le emissioni
di CO2 dalle auto alle centrali termoelettriche senza beneficio per l’ambiente.
Se
vorremmo ridurre le emissioni il ricorso la
nucleare sarà inevitabile ma gli integralisti
green saranno disponibili a seguire questa
strada o imboccheremo la via della “decrescita felice”.
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06 aprile 2023