Il capitale umano nelle leadership di oggi e domani
La caratteristica fondamentale per i leader del futuro
Presidente
Federmanager
Padova e Rovigo
Conoscere, valorizzare e costruire sono
i pilastri da perseguire tanto nella vita personale quanto nel lavoro.
In ambito professionale non si può prescindere da nessuno
di questi tre valori e, in particolare, è sulla
promozione del capitale umano che è necessario investire.
In uno scenario come
quello attuale, in cui siamo soliti legare il
concetto di “capitale” alla sfera meramente economica, è indispensabile un cambio
di paradigma: la vera risorsa, infatti, sono
le persone.
È dagli individui che ciascun meccanismo
prende avvio ed è grazie al loro lavoro che
si arriva al risultato finale. Il leader, in tal
senso, non ha più solo il compito di far
funzionare la macchina ma deve saper osservare quelle che sono le risorse umane
interne, valorizzandone capacità e potenzialità.
Solo così è possibile delineare progetti lavorativi efficaci e capaci di resistere
quanto più possibile ai naturali contraccolpi economici e sociali che caratterizzano la
realtà odierna.
Il mondo lavorativo contemporaneo è in costante e veloce divenire, in
bilico tra ciò che è e ciò che sarà, trasformato rispetto al passato e a tratti quasi trasfigurato, ed è al leader che viene richiesto di guidarci e accompagnarci attraverso
questo complesso reticolato.
Per riuscire nell’impresa sono indispensabili consapevolezza, realismo, coscienza,
lungimiranza, attenzione all’altro ma, in
primis, è fondamentale che a governare la
nave sia un leader umanista. Come sostiene Nathalie Rodary, nel suo libro Il nuovo
mondo cerca nuovi leader, un leader umanista “sa che l’essere umano è al centro
della trasformazione, che è lo strumento
stesso della trasformazione” e investe su di
sé e su quanti lo circondano.
Sebbene associare un principio umanista all’ambito del
lavoro possa apparire quasi un ossimoro,
la realtà dei fatti è che in un mondo mutato
come quello in cui ci troviamo a operare,
non è proficuo scindere le due sfere.
Essere leader significa saper leggere i cambiamenti contingenti, interpretarli alla luce degli scenari nazionali e internazionali, delineare un progetto d’impresa su medio-lungo termine e, cosa non meno importante, agire.
Va da sé che l’azione non deve essere fine a se stessa ma deve prendere forma a partire da un ragionamento che tenga conto di ciascun attore coinvolto nel processo.
Al leader umanista è richiesto di dare spazio agli individui, quali motore di trasformazione, ma ancor prima di conoscersi e riconoscersi.
Senza la consapevolezza del sé non è pensabile divenire guida né condurre l’impresa in qualsivoglia direzione.
Lo scopo principale di un leader è quello di coinvolgere tutti sulla base delle esperienze e potenzialità individuali, valorizzando il capitale umano attraverso un piano di lavoro strutturato ma capace di modellarsi a seconda delle necessità.
In quest’ottica, ad avere un ruolo centrale per il manager, sono la duttilità e la capacità di prendere ciò che si ha a disposizione e trasformarlo in concreta risorsa.
A rendere tale il leader di oggi e domani è, inoltre, il superamento di quel preconcetto sociale e culturale che distingue uomo e donna in termini di capacità, rendimento e potenzialità.
Una dualità che ancora pare fare capolino in determinati contesti, a giustificazione di una non meglio precisata superiorità dell’uno sull’altro e quasi sempre a sfavore della componente femminile, ma che non poggia su basi e spiegazioni concrete.
La distinzione di genere permane nella nostra società e nella sfera lavorativa come lascito di una tradizione passata che nulla ha a che vedere con il mondo in cui oggi ci muoviamo.
Superare tali pregiudizi non solo è necessario, da un punto di vista etico e morale, ma è quanto mai doveroso in termini professionali e di sviluppo per perseguire l’obiettivo di una società in cui a prevalere sia il giusto merito.
La parità di genere porta in seno il principio di uguaglianza che si realizza solo ed esclusivamente se ci si libera da credenze e preclusioni mentali tipiche del “si è sempre fatto così”.
E noi, in quanto classe dirigente, possiamo e dobbiamo fare sempre meglio.
12 luglio 2024