Ricostruire: elogio dell'imperfezione
Il fallimento come opportunità
Di Alessandra Duprè
Il fallimento, in paesi come l’Italia, è spesso considerato un tabù, qualcosa da nascondere, quasi un marchio d’infamia.
Eppure, ci sono luoghi nel mondo, come gli Stati Uniti, dove questo concetto è visto sotto una luce completamente diversa.
“Fail fast, fail often” dicono gli americani, sottolineando l’importanza di sbagliare presto e spesso per imparare velocemente. L’errore, una volta compreso, diventa un trampolino per ripartire in modo più consapevole e intelligente.
Non è un caso che molti investitori preferiscano collaborare con persone che hanno già sbagliato piuttosto che con chi non ha ancora incontrato ostacoli sul proprio cammino. Il fallimento, dunque, non è una fine, ma un inizio.
Per questo, nel corso della nostra assemblea annuale, lo scorso maggio, abbiamo voluto affrontare proprio questo tema, spesso considerato negativo e doloroso, con un convegno dal titolo “Ricostruire: elogio dell’imperfezione”.
Invitando tutti, ospiti, manager e dirigenti d’azienda, a cambiare prospettiva. Come diceva Winston Churchill, “Il successo è l’abilità di passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo”.
Il fallimento, quindi, non deve essere visto come sinonimo di sconfitta, ma piuttosto come un prezioso maestro che ci insegna a crescere, ad adattarci e a diventare più forti.
Presenti al convegno c’erano manager, sportivi, imprenditori, consulenti, giornalisti e rappresentanti del mondo pubblico e privato. Molti di loro, probabilmente, hanno affrontato errori e battute d’arresto.
Eppure, è proprio attraverso queste difficoltà che siamo stati costretti a cambiare, a reinventarci, e spesso a diventare migliori di prima.
Come professionisti, dovremmo imparare ad esplorare anche il lato positivo dell’imperfezione che ci caratterizza co
me esseri umani. Perché è proprio nelle crepe, nei difetti, che spesso si nasconde il seme della trasformazione.
Come affermava Samuel Beckett, “Ho sempre cercato di fallire meglio”.
Le sfide non sono altro che catalizzatori per l’innovazione, la crescita e la trasformazione personale. Racconteremo storie di rinascita, resilienza e reinvenzione, sottolineando il valore intrinseco delle esperienze che ci spingono al limite.
Attraverso le testimonianze di esperti e di coraggiosi imprenditori che hanno affrontato e superato il fallimento, capiremo come le cadute possano diventare le fondamenta di futuri successi.
La scienza stessa ci insegna che l’imperfezione è essenziale per l’evoluzione.
Come diceva Rita Levi Montalcini, “Senza imperfezione, non c’è evoluzione”.
Ed è significativo che proprio negli ultimi esami di maturità per il tema di attualità è stata scelta proprio una frase tratta dal libro della scienziata premio Nobel “Elogio dell’imperfezione”.
Un segnale che è soprattutto ai giovani che va insegnato questo messaggio, ovvero che ogni errore è un passo verso una versione migliore e più affinata di noi stessi.
Concludo con l’invito a guardare il docufilm prodotto da Federmanager Treviso e Belluno, presente sul canale YouTube dell’associazione, in cui abbiamo voluto rendere anche più chiaro il senso del tema tramite l’arte del kintsugi, coinvolgendo la ceramista veneziana Adele Stefanelli.
Quest’antica tecnica giapponese di riparare gli oggetti rotti con l’oro è una potente metafora di come le nostre imperfezioni e ferite, una volta accettate e valorizzate, possano renderci ancora più preziosi.
Un viaggio alla scoperta di come il fallimento possa essere una straordinaria opportunità per rifiorire, proprio come l’oro nelle crepe del kintsugi.
27 settembre 2024