Risk management dal controllo alle relazioni
Pandemia e guerra in Ucraina non sono che gli ultimi dei tanti shock esogeni susseguitisi dal 2001 che hanno avuto delle ripercussioni sulle aziende
Fabio Vivian
Presidente Federmanager Vicenza
Sono tempi difficili e incerti. Le aziende devono non solo imparare a promuovere e gestire fasi periodiche di cambiamento, ma anche attrezzarsi per sopravvivere e prosperare in un mondo fluido, in perenne trasformazione.
Gli eventi straordinari che hanno caratterizzato gli ultimi anni dimostrano che non è tanto importante migliorare la capacità di prevedere che cosa succederà, quanto piuttosto sviluppare una maggiore agilità organizzativa, essere in grado di gestire il rischio in maniera adeguata, attrezzarsi per essere pronti ad affrontare e trovare rapide ed efficaci soluzioni ad eventi avversi, che si tratti di una crisi sanitaria globale, di una emergenza di sicurezza internazionale, di aumento drastico e repentino nei costi della logistica o di carenza di materie prime chiave.
Pandemia e guerra in Ucraina non sono che gli ultimi dei tanti shock esogeni susseguitisi dal 2001 che hanno avuto delle ripercussioni sulle aziende, che hanno imparato ad affrontare i rischi utilizzando proprio i risk manager, figura che stava emergendo prepotentemente già da anni. Noi come sarà il futuro non lo sappiamo e non lo potremo controllare, ma potremo controllare la nostra capacità di risposta. Però dobbiamo pensarci prima. “Solo le aziende con una vera “cultura del rischio”, che hanno simulato in precedenza le azioni da effettuarsi in caso di situazioni estreme, hanno avuto la capacità di affrontare e superare questo momento estremamente delicato. E non solo dal punto di vista economico finanziario. I manager si devono misurare anche con la sicurezza emotiva necessaria per lavorare e performare in situazioni ad alto tasso d’incertezza”.
Il rischio è parte integrante del business. La cosa importante è avere una cultura che permei l’azienda nel prendere decisioni in modo consapevole, conoscendo i rischi, anticipandoli e quando deflagrano nel gestirli in modo ordinato, competente e con raziocinio. Per farlo servono competenze tecniche, di business, conoscere l’ambiente circostante e relazionali, per saper comunicare con il top management in modo chiaro, veloce e efficace e sintetico, per poter prendere decisioni rapide.
I manager devono saper individuare tutti i possibili scenari sulla base di dati interni ed esterni, valutare l’entità del rischio, la durata dell’impatto e l’efficacia del controllo interno, pianificando in questo modo con rigore metodologico le possibili contromisure. In questo contesto, il manager se vuole prevenire le emergenze deve imparare a gestire le relazioni. Deve essere consapevole delle proprie emozioni, per essere freddo quando deve prendere decisioni importanti e essere in grado di comprendere in maniera empatica i bisogni delle persone che ha attorno. Questo comporta un livello di conversazione di qualità all’interno del team tale per cui le persone devono sentirsi libere di esprimere i propri bisogni e anche le critiche sane. Infatti, cambia in maniera radicale la rilevanza che il Risk Management ha nella definizione delle strategie aziendali. Oggi non è possibile approcciare e gestire il mercato senza una piena visione dei propri rischi, e in questo particolare momento storico, di come i fattori ESG possono e devono essere integrati in azienda.
L’unica cosa certa è che abbiamo tutti delle responsabilità e siamo chiamati a cambiare la storia, rimettendo al centro l’uomo, IL SUO BENESSERE, le sue condizioni di vita e di lavoro, e la sostenibilità come unica via possibile da percorrere.
Dobbiamo superare la cultura delle contrapposizioni e della ricerca di un profitto immediato, inutile se non viene utilizzato per strutturare un più ampio processo di ripresa.
Dobbiamo governare l’innovazione, contribuendo a stabilire regole nuove per arginare il cybercrime e per integrare al meglio l’automazione nei processi industriali. E abbiamo altresì il dovere di incidere sulla politica nel senso più alto del termine, recuperando la concezione aristotelica della polis come pieno compimento dell’espressione sociale dell’uomo.
Siamo manager e non ci è permesso di assistere da spettatori al corso degli eventi e dobbiamo trasmettere un importante messaggio di unità e resilienza, qualificandoci ancor più come un riferimento sicuro, proprio in uno dei passaggi più difficili della nostra storia recente.
18 giugno 2022