Il ruolo commerciale nell'attuale contesto socio economico
Intervista a Barbara Bacci
Cara Barbara grazie per la tua disponibilità, ci descrivi brevemente il tuo ruolo in azienda?
Lavoro in un’azienda farmaceutica italiana
di medie dimensioni se considerata nel ranking mondiale, ma di primaria importanza
nella nostra regione. Qui ho svolto tutta la
mia vita professionale, ricoprendo ruoli diversi e via via di maggiore responsabilità.
Sono infatti approdata in azienda inserendomi nei laboratori di ricerca poco dopo
aver conseguito la laurea in Scienze Biologiche, in seguito, anche grazie ad una
esperienza maturata negli USA, sempre in
ambito ricerca, sono stata inserita nell’allora neonata struttura internazionale.
Oggi sono responsabile delle vendite internazionali, avendo come collaboratori gli
Area Managers, che hanno il compito di
identificare e gestire i clienti che nel mondo promuovono e distribuiscono i nostri
prodotti. Sono di conseguenza responsabile di un budget ricavi, fissato annualmente dall’azienda in base agli obiettivi
strategici approvati dal CDA aziendale. I
miei clienti sono aziende che possiedono
struttura e competenze per promuovere i
prodotti presso la classe medica locale,
hanno capacità distributive proprie o si
appoggiano a terzi, per portare il prodotto
all’utilizzatore finale nelle farmacie, ospedali, cliniche private.
Nell’attuale contesto socio economico come sono variati i rapporti e gli incontri commerciali nel settore in cui operi?
Nel corso degli ultimi anni il contesto ambientale in cui ci troviamo a lavorare e
competere è profondamente mutato. La
globalizzazione ha incrementato la competizione e, per la mia azienda, ha comportato la necessità di cercare nicchie di
mercato in cui emergere con prodotti unici
e di qualità. La recente pandemia si è inserita a complicare ulteriormente la complessità, perché ci ha portato a dover imparare
a veicolare i messaggi ai clienti a distanza,
in pratica a fare un uso massivo della tecnologia, che per molti mesi è stata l’unico
mezzo di comunicazione col mondo. Abbiamo capito che come spesso succede il
modo corretto sta a metà strada, oggi non
viaggiamo più come un tempo, con grande
risparmio di denaro e fatica fisica e così
anche contribuendo a diminuire l’impatto
nocivo sull’ambiente, tuttavia nel nostro
lavoro l’incontro vis a vis resta elemento
importante, chi ricopre il mio ruolo, qualsiasi sia la tipologia di azienda, conosce
l’importanza del linguaggio del corpo, non
facilmente decifrabile attraverso lo schermo di un PC, così come per stringere un
rapporto umano di collaborazione e fiducia serve più tempo di quello dettato dallo slot
di una call via skype.
Come persona e come manager come hai affrontato questo cambiamento e quali pregi e difetti di questo nuovo approccio lavorativo?
Diciamo che, come già anticipato, la pandemia ci ha obbligato a cambiare velocemente la gestione del rapporto con i clienti.
Io personalmente, come la maggior parte
dei colleghi della mia generazione, ritengo
di aver faticato più dei giovani a sostituire
il contatto umano con quello tecnologico.
Se guardo ai diversi momenti che vanno
dalla definizione della strategia, al planning
all’execution, è soprattutto l’attuazione di
quest’ultima che è cambiata, perché messa ora in atto con strumenti diversi. Faccio
un esempio pratico: se in passato la strategia mi richiedeva di entrare con un dato
prodotto in un dato mercato, verificate le risorse a disposizione, pianificavo il contatto
in loco, dove avveniva la fase di execution.
Oggi succede di arrivare alla fase di lancio
in un nuovo mercato senza essersi mossi
dalla propria sede di lavoro. Il pregio è che
abbiamo capito che molti spostamenti da un continente all’altro e di molte persone si
possono evitare, il difetto è che il recarsi fisicamente in un paese permette di carpire
sfumature importanti che a video sono inimmaginabili.
Ci sono differenze sostanziali fra i paesi europei e il resto del Mondo?
Il mio settore è estremamente normato e,
come sappiamo, le regole per immettere un
prodotto farmaceutico sul mercato, sia che
si tratti di un farmaco, di un dispositivo medico o di un integratore alimentare, sono di
solito profondamente diverse fra Europa ed
altri paesi, ciascuno spesso con la propria
peculiarità.
Al di là dell’aspetto normativo va tenuto
presente quello culturale, che fa di ogni
macroarea geografica un mondo a sé stante.
Quando si approccia un nuovo mercato
bisogna avere l’umiltà di non pretendere di
adattarvi il nostro modello, ne vanno capite
le dinamiche, i bisogni ed è importante essere capaci di adattare la strategia dell’azienda alle realtà locali, in poche parole è
necessario saper essere flessibili e questo
richiede acquisire sempre nuove competenze, professionali e relazionali.
Barbara Bacci, laureata
in Scienze Biologiche,
ha iniziato la sua esperienza
lavorativa come ricercatrice
presso i laboratori di Fidia
Farmaceutici, dove ora
ricopre il ruolo di Direttore
Vendite Internazionali.
Gestisce la squadra degli
Area Manager Internazionali
(con distributori presenti
in 100 paesi nel mondo)
e l’ufficio Customer Service
internazionale.
Ha la responsabilità di un
budget ricavi e investimenti,
che viene annualmente
stabilito dal CDA aziendale.
Coniugata, 2 figli.
01 dicembre 2022