Sono un ragazzo fortunato

Dedicare tempo e passione al lavoro e avere voglia di rischiare

Gerardo Dalbon

Gerardo Dalbon Federmanager Trento

Una esperienza di lavoro normale può riservare molte soddisfazioni. E anche molte sorprese che, vi assicuro, migliorano l’esistenza. Soprattutto se condita da un po’ di fortuna. La mia vita professionale è fatta proprio di questi ingredienti. 
Così provo a raccontarvela, convinto dall’amico Marco Larentis, che, bontà sua, ritiene che la mia storia possa essere da stimolo ai giovani dirigenti, oggi sottoposti a tante e tali sollecitazioni che li possono portare a smarrirsi. 
A questi giovani voglio prima di tutto dire che alle Aziende servono dei responsabili che lavorino con impegno, come se l’Azienda fosse propria, che affrontino i problemi seriamente, che dedichino tempo e passione al lavoro, che abbiano voglia di rischiare (“Non abbiate paura” K. Wojtyla). 
È quello che ho sempre fatto e il tempo mi ha dato ragione. Vi dico qualcosa di me. Credo di essere una persona normale. Ho sempre fatto fatica a scuola pur impegnandomi molto. Ma sul lavoro sono riuscito a ottenere risultati che neanche mi sarei sognato. 
Da quasi trent’anni sono responsabile della tecnologia e ricerca nel settore della pasta secca nell’Azienda leader nella qualità, che ha scelto di affidarsi a un tecnologo, “un pastaio”, non napoletano, non siciliano, non abruzzese, ma trentino. Il mio impegno quotidiano è garantire la qualità della pasta prodotta da 25 linee di produzione (circa 2000 t di pasta al giorno). 
Da 14 anni sono in pensione, ma continuo a lavorare per passione. Sono talmente convinto delle mie conoscenze che mi piacerebbe incontrare da solo tutti i pastai napoletani per un confronto sulla qualità, sapendo che sarebbe una vittoria troppo facile, perché ho una qualifica unica: sono un praticone laureato. Un’esperienza unica. Conosco la pratica e soprattutto la “grammatica della pasta”, sicuramente meglio di quella della lingua italiana.
QUALE IL RUOLO DELLA FORTUNA PER AVERE SUCCESSO NEL LAVORO? 
“Metà delle scoperte scientifiche avviene per caso, ma il caso aiuta una mente ben preparata” (L. Pasteur). La fortuna è sempre necessaria, ma non quella che ti fa vincere il Superenalotto o quella della spintarella di un superiore, ma quella che si presenta come opportunità di salire sul treno che passa al momento opportuno. 
Io ho avuto spesso una buona dose di fortuna, però ho anche sempre lavorato tanto per salire sul treno. La mia “fortuna” è finita per essere un caso. Raccontava, infatti, la mia storia ai suoi studenti il compianto prof. Resmini, uno dei più grandi esperti di biochimica degli alimenti e mio Vate. 
Quando gli allievi, che frequentavano l’ultimo anno di università, lo interrogavano sulle “opportunità di lavoro” dopo la laurea, lui parlava della mia esperienza di vita di studente prima e di professionista poi, sintetizzandola così: “Un ragazzo che ha un gran culo!” E il Prof aveva ragione, perché la fortuna nella mia vita si è manifestata in diversi momenti. 
Riporto i più significativi a partire dagli anni scolastici. Da ragazzo frequentavo l’avviamento commerciale, non le scuole medie perché all’epoca venivano frequentate solo da chi pensava di proseguire negli studi. Non era il mio caso, anche perché non davo segni di amare particolarmente la scuola. 
Mi iscrivo quindi all’Istituto Agrario di S Michele all’Adige, con l’obiettivo di fare l’agricoltore. Finito l’istituto, durante l’estate, mentre aspettavo la chiamata militare, incontro mia zia Eugenia che lavorava come domestica/ cuoca a Milano. 
Una single, esuberante, piena di iniziative. Incomincia ad interrogarmi su cosa avrei voluto fare da grande, e insistendo mi chiede cosa mi sarebbe piaciuto fare. Dico sottovoce: l’Università. 
Detto fatto,”Vieni a Milano che ti tengo io!” Mi iscrive a tecnologie alimentari con l’obiettivo di diventare enologo. Ultimo anno di Università, sono in tesi dal prof. Volonterio, attendo i finanziamenti per una ricerca sul vino. 
Mi chiama il prof. Resmini, mi presenta l’ingegner Lenner della Braibanti di Milano, allora l’Azienda leader al mondo nella costruzione degli impianti per pastifici. Braibanti cerca uno studente

trentino per una borsa di studio per fare una ricerca sulla pasta. Guarda caso c’ero solo io. Vinco il… concorso. Così casualmente entro in questo mondo, che all’inizio mi sembrava solamente noioso e poco interessante. 
Passo da un’attività principalmente di sperimentazione in laboratorio ad un’attività di studio, realizzazione e collaudo impianti industriali. Una scuola fantastica, giornate serate e molte notti passate a studiare, provare, discutere. 
Difficoltà enormi, ma un entusiasmo lavorativo unico, spalla a spalla con il Titolare, Ing. Enrico Fava, un personaggio che auguro a tutti di incontrare nella vita lavorativa, che ha contribuito in modo determinante alla mia formazione. 
Dopo 15 anni di lavoro (a 41 anni) passo dirigente. Un consulente chiamata dall’Azienda per fare una riorganizzazione del lavoro, mi propone per il passaggio. 
Non avevo assolutamente pensato di rivestire questo ruolo! Negli anni 90 la Braibanti attraversa un momento difficile, e proprio in quel periodo mi contatta De Cecco. La proposta giusta, al momento giusto. Inizia una nuova esperienza che continua ancora oggi. 
La fortuna è anche che, a 72 anni, non sono mai stato ricoverato in ospedale se non 4 giorni, a 17 anni perché avevo l’alopecia (perdita di capelli dovuta quasi sempre a stress). In 48 anni di lavoro ho fatto un solo giorno di malattia. 
La fortuna è avere amici con cui passare una serata piacevole, è amare la musica, (da ragazzo suonavo la tromba), ho sempre amato il canto corale, serate e nottate passate a cantare e la fortuna di aver cantato nel coro della SAT, definito da un critico musicale famoso, credo Mila “il conservatorio delle Alpi”, la fortuna è di amare lo sport e praticarlo regolarmente, la fortuna è di amare la cucina e di fare esperienze con chef all’avanguardia e di frequentare nutrizionisti preparati. 
La fortuna è di continuare sempre a fare attività anche piccole con entusiasmo e di progettare il futuro che seguirà quando smetterò di lavorare (penso di fare il ristorante in casa Home Restaurant) La fortuna è di avere una figlia meravigliosa e un nipote fantastico. La fortuna è di avere vicino una donna da amare.
LE MIE RADICI 
Da bambino volevo fare l’autista dei pullman, perché avrei viaggiato gratis, ovunque. Fra i 25 e 55 anni è stato un divertimento lavorare 10-12 15 ore al giorno quando serviva, anche per periodi lunghi, solo per il piacere di lavorare ottenere dei risultati, di imparare, per avere la sensazione di fare qualcosa di tuo, personale. 
Sicuramente l’educazione dei genitori è stata fondamentale, due regole basilari: fatti voler bene e lavora. 
Nella mia vita lavorativa non ho mai segnato un’ora di straordinario, credo di averne fatte a migliaia. Importanza di fare un lavoro che piace! (bisogna mettere passione in quello che si fa).
Tutti sono alla ricerca di un lavoro che piace. Ma la vita riserva situazioni e opportunità diverse. Per questo dico ai giovani: le soddisfazioni vanno cercate nel lavoro che state facendo. Ma bisogna saperle e volerle cercare. 
Anche se, apparentemente, il lavoro che si fa appare noioso, con l’applicazione e la passione si scopre che non è così. L’ho verificato sulla mia pelle. Non ho mai pensato durante l’Università e nei primi mesi di lavoro che fosse interessante lavorare nel mondo della pasta. Invece è qui che ho avuto soddisfazioni impensabili, tanto da poter dire che questo mio lavoro oggi è anche il mio hobby
Che tristezza sentire tante persone che al lunedì esclamano: “Che brutta giornata, si inizia a lavorare!”, Importante è avere un lavoro impararlo bene in modo da praticarlo in autonomia e con entusiasmo, per scoprire gli aspetti più consoni alle nostre caratteristiche. 
Le mie zie hanno fatto quasi tutte le domestiche, scendendo dalle montagne a Milano. Quando raccontavano del loro lavoro sembravano dirigenti della Banca d’Italia, erano orgogliose della loro attività. 
Probabilmente il fatto di lavorare per persone più colte, istruite, le appagava totalmente. Tutti i lavori sono interessanti, bisogna capire le nostre caratteristiche e trovare il lavoro e la struttura in cui possiamo valorizzarle. 
Ma non può essere un risultato immediato. Cercare le attività i progetti che ci stimolano, non avere pregiudizi. Anche un lavoro apparentemente poco interessante può riservare delle sorprese. Con gli anni ho capito che tutti i lavori sono uguali. 
Avrei potuto studiare i filati, un motore, le piastrelle etc… Tipologia di lavori tutti simili. Dato un prodotto devi vedere di migliorarlo. Ore di lavoro, metodo, passione dedizione e fortuna. 
Ho capito con gli anni che probabilmente non sarei stato adatto a fare certe tipologie di lavoro es. il capo del personale (anche se ho la sensazione che sarei stato migliore di tanti che ho incontrato). 
Ho anche capito con gli anni che avrei potuto fare l’insegnante perfino in una scuola pubblica, col desiderio di attirare gli studenti meno capaci ad interessarsi di materie prime per loro insignificanti. 
Che soddisfazione!
L’ESPERIENZA PERSONALE UN PATRIMONIO DI ALTO VALORE 
Il patrimonio di una persona di successo non è legato alla scuola ma al proprio bagaglio di esperienza. Aggiungo che ho capito sulla mia pelle quanto importante sia la differenza di ragionamento fra chi ha fatto il liceo e chi ha fatto un istituto tecnico. 
Eppure, l’esperienza personale è un bagaglio unico, che nessuno ci può rubare, anche se proviamo a trasferirlo ad altre persone. Quando entriamo per la prima volta in un’Azienda dobbiamo imitare Gattuso, il calciatore. 
Entusiasmo incredibile doti tecniche medio scarse. In pochi anni ha fatto una crescita continua eccezionale. Allo stesso modo il laureato che entra in azienda, ha capacità lavorative scarse, le deve creare giorno dopo giorno. 
Solo con grande motivazione ed entusiasmo riuscirà con gli anni a crearsi il bagaglio di esperienza che diventa unico e personale. Solo così riuscirà ad avere successo nel lavoro. 
Gattuso è diventato un grande campione nell’età matura, faceva delle giocate da applausi, ma ha sempre lavorato con una grinta e un entusiasmo pazzesco per migliorarsi. 
L’inizio dell’attività lavorativa è uguale per tutti, la scuola, meglio se buona, ti dà solo una minima parte (a meno di facoltà prestigiose o corsi di alto livello) il resto deve essere la tua esperienza che va ad arricchire il tuo bagaglio culturale. 
È fra i 25 e i cinquant’anni che noi creiamo il nostro patrimonio del lavoro. Lo creiamo lavorando in Azienda e lavorando quando serve anche a casa per pensare i progetti per completare delle attività che non si è riusciti a concludere in ufficio. 
La scuola è un bagaglio culturale disponibile per tutti, l’esperienza personale è un patrimonio esclusivo nostro.
VALUTARE CON SERENITÀ LE PROPOSTE DI LAVORO 
Nella mia attività lavorativa, ho avuto spesso proposte di lavoro interessanti. Oggi posso dire che sono sempre riuscito a fare la valutazione corretta, rifiutando proposte apparentemente molto allettanti… 
È sempre molto interessante valutare proposte nuove di lavoro, anche per capire se il nostro percorso è adeguato. 
Personalmente ho sempre fatto scelte legate alla qualità del lavoro, più che all’aspetto economico. 
IMPORTANZA DELL’AUTOSTIMA
Questo è un passaggio decisivo nella vita professionale. Durante la carriera lavorativa, ci sono momenti, nei quali tutto sembra difficile e in Azienda appare diminuita drasticamente la tua valutazione. 
Con il capo che ha “solo il piacere di disturbare il tuo lavoro”, non ti lascia fare le attività che ti sembrano prioritarie. 
Lamentarsi non serve a nulla. Un periodo in cui sembra difficile ottenere risultati, è in questi momenti che deve venir fuori la nostra autostima. 
Dobbiamo essere convinti delle nostre capacità, della validità dei nostri progetti, lavorare con ancora maggior entusiasmo cercando di non farci condizionare dalla situazione contingente. 
Questo aspetto è fondamentale anche nel rapporto con i collaboratori, specialmente con quelli bravi. 
Se hai paura dei o del collaboratore molto bravo, non sei adatto a fare il dirigente e fai del danno a te stesso e peggio all’Azienda. I collaboratori bravi vanno valorizzati, è il dovere del dirigente. “Assumere persone intelligenti e dargli ordini non ha alcun senso, noi assumiamo persone intelligenti affinché siano loro a dirci cosa fare”. Steve Jobs 
LA MIA ATTIVITÀ 
Ho avuto la fortuna di lavorare per un’Azienda unica nel suo genere che ha tradizione e cultura della qualità, abbinata alla volontà di innovare. 
Sono tre cose difficilmente trovabili nelle aziende alimentari. La tradizione che spesso viene sbandierata, senza la cultura può andar bene per attirare il consumatore sprovveduto, affascinato dalle cose fatte “come una volta”, ma non aiuta a realizzare un prodotto di alta qualità. 
La cultura è il pilastro che permette di mantenere sempre il timone della qualità nella direzione giusta. Per un tecnologo ambizioso lavorare in un’Azienda come De Cecco è il massimo dell’aspirazione e della soddisfazione. 
Per questo nel settembre del 2020, pensando di concludere la mia attività lavorativa, ho acquistato una pagina del quotidiano il Corriere della Sera per ringraziare l’Azienda dell’opportunità che mi ha dato. 

Un atto piuttosto originale ma per il quale ho avuto la massima soddisfazione. 
Devo dire che ho ricevuto apprezzamenti molto belli, i più significativi: 
…“orgoglioso di te… Fantastico, un gesto di grande rispetto e riconoscenza… che pochi uomini sanno fare. Straordinario”. 
…“bellissima lettera. Da leggere nelle scuole per il profondo senso del messaggio per i ragazzi… Passione ed eccellenza nella qualità”. 
…“molto emozionante, complimenti… stampo la pagina e la metterò in ufficio vicino alle foto delle mie bambine. 

Infine una riflessione: 
RICORDARSI CHE IL DOMANI È SEMPRE MIGLIORE DI OGGI, PERCHÉ ABBIAMO LA POSSIBILITÀ DI VIVERLO (gerry)