La linea guida per la parità di genere

UNI/PDR 125:2022

Filippo Tanganelli

Filippo Tanganelli Federmanager Padova e Rovigo

Lo scorso 24 marzo l’ex Ministro per le Pari Opportunità Elena Bonetti e il Presidente UNI Giuseppe Rossi hanno presentato la prassi di riferimento, che definisce criteri, prescrizioni tecniche ed elementi funzionali alla certificazione di genere. 
Con la legge numero 162 del 2021 che ha modificato il Codice per le pari opportunità, è stato introdotto questo nuovo sistema dal 1° gennaio 2022. La sua attivazione, compresa dei meccanismi agevolativi che comporta, è prevista entro dicembre 2022. 
Si tratta di uno strumento che ha l’obiettivo di incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree che presentano maggiori criticità, come le opportunità di carriera, la parità salariale a parità di mansioni, le politiche di gestione delle differenze di genere e la tutela della maternità. 
L’adozione da parte degli imprenditori e delle imprenditrici della certificazione di genere sarà sostenuta anche da appositi incentivi di natura fiscale fino a 50.000€ e punteggi premianti nelle gare per appalti pubblici. 
Inoltre, con i fondi del PNRR, il Dipartimento per le pari opportunità attiverà misure di accompagnamento e sostegno delle imprese di medie e piccole dimensioni che vorranno certificarsi. L’ex Ministro Elena Bonetti ha affermato che “le pari opportunità sono state poste dal Governo tra i temi centrali per la crescita e la ripresa del nostro Paese. La certificazione di genere aiuterà le imprese nella progettazione di politiche che investono in lavoro femminile. 
È uno strumento che rende concreto il principio secondo cui l’investimento sul talento femminile è conveniente per il Paese ed è conveniente per il tessuto imprenditoriale”. 
“La pubblicazione della UNIPdR 125 sulle pari opportunità”, ha proseguito l’ex Ministro Bonetti, “è un momento di grande soddisfazione: si concretizza un progetto strategico del PNRR. La parità di genere non è mera giustizia ma un fattore economico/produttivo; non è un orpello burocratico ma una leva di sviluppo perché ogni occasione sprecata di valorizzare un talento femminile non è solo una perdita individuale ma per l’intera società”. 
Il Presidente Giuseppe Rossi ha aggiunto che “la UNI/PdR 125 ha l’obiettivo di supportare un percorso di cambiamento culturale nelle organizzazioni e nella Società, necessario per raggiungere una più equa parità di genere superando la visione stereotipata dei ruoli, attivando la grande risorsa dei talenti femminili per stimolare la crescita economica e sociale del Paese”. 
La UNI/PdR 125:2022 è frutto del confronto svoltosi nel Tavolo di lavoro sulla certificazione di genere, coordinato dal Dipartimento per Pari Opportunità, che ha coinvolto le istituzioni competenti, al quale ha preso parte anche, l’ente di accredidamento italiano, Accredia. 
Come molte ricerche hanno dimostrato, le aziende che applicano la parità di genere risultano più produttive, più innovative, efficienti e si posizionano meglio sul mercato rispetto ai concorrenti. Il Fondo Monetario Internazionale ha calcolato che qualora in Italia l’occupazione femminile raggiungesse quella maschile la crescita del PIL sarebbe dell’11%. 
Oggi in Italia l’occupazione delle donne è inferiore del 18% rispetto a quella maschile, risultando tra le più basse in Europa, e le donne guadagnano circa il 16% in meno degli uomini. E proprio in Italia, facendo leva sulle garanzie fornite dall’accreditamento, il Legislatore ha deciso di incentivare le aziende che ricorrono alla certificazione accreditata sulla parità di genere, mettendo a disposizione risorse pari a 10 milioni di euro nel PNRR, e prevedendo meccanismi premiali nelle gare pubbliche, come indicato nelle Leggi 108/2021 e 162/2021. 
“La crescita sociale ed economica del nostro Paese – commenta Filippo Trifiletti, Direttore Generale di Accredia – passa necessariamente attraverso un maggior coinvolgimento e tutela della donna nel mercato del lavoro e la realizzazione di politiche, non più rimandabili, finalizzate a questo scopo. È un tema che vede l’Italia indietro rispetto agli altri Paesi europei; per questo il PNRR, dove la parità di genere assume un’importanza strategica, e le ultime previsioni legislative hanno introdotte misure incentivanti per favorire le imprese che decidono di ricorrere alla certificazione accreditata”. 
L’adozione e il perseguimento di un sistema di gestione per la parità di genere, che potrà portare anche alla Certificazione di parità di genere per le organizzazioni che lo adotteranno, si propone di promuovere e tutelare la diversità e le pari opportunità sul luogo di lavoro, misurandone gli stati di avanzamento e i risultati attraverso la predisposizione di specifici kpi. 
Entrando nel merito, la Prassi UNI prevede l’adozione di specifici KPI (Key Performances Indicator - Indicatori chiave di prestazione) inerenti alle Politiche di parità di genere nelle organizzazioni” ha l’obiettivo di avviare un percorso sistemico di cambiamento culturale nelle organizzazioni al fine di raggiungere una più equa parità di genere, superando la visione stereotipata dei ruoli, attivando i talenti femminili per stimolare la crescita economica e sociale del Paese agendo sui seguenti driver:
  • rispetto dei principi costituzionali di parità e uguaglianza 
  • adozione di politiche e misure per favorire l’occupazione femminile – specie quella delle giovani donne e quella qualificata – e le imprese femminili, anche con incentivi per l’accesso al credito e al mercato ed agevolazioni fiscali 
  • adozione di misure che favoriscano l’effettiva parità tra uomini e donne nel mondo del lavoro, tra cui: pari opportunità nell’accesso al lavoro, parità reddituale, pari accesso alle opportunità di carriera e di formazione, piena attuazione del congedo di paternità in linea con le migliori pratiche europee 
  • promozione di politiche di welfare a sostegno del “lavoro silenzioso” di chi si dedica alla cura della famiglia, nel rispetto dell’art. 3.1 della Costituzione (uguaglianza formale) 
  • adozione di misure specifiche a favore delle pari opportunità, in linea con quanto stabilito dall’art. 3.2 della Costituzione (uguaglianza sostanziale) 
  • integrazione del principio dell’equità di genere nella normativa nazionale affinché la sua adozione volontaria diventi riferimento qualora fosse richiesto alle organizzazioni di certificare la sostenibilità e l’adozione di politiche di genere, in contesti quali, ad esempio, gare di appalto, rilascio di contributi pubblici oppure da un sistema di premialità
Il termine empowerment delle donne, ovvero valorizzazione del ruolo e dei talenti femminili, è divenuto uno dei termini più diffusi degli ultimi anni, in quanto inserito nell’agenda ONU 2030 all’obiettivo n.5 che ha come traguardo la parità di opportunità tra donne e uomini nello sviluppo economico, l’eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti di donne e ragazze (compresa l’abolizione dei matrimoni forzati e precoci) e l’uguaglianza di diritti a tutti i livelli di partecipazione. Per garantire una misurazione olistica del livello di maturità delle singole organizzazioni, sono individuate 6 aree di valutazione per le differenti variabili che contraddistinguono un’organizzazione inclusiva e rispettosa della parità di genere:
  • cultura e strategia (15%); 
  • governance (15%); 
  • processi HR (10%); 
  • opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda (20%); 
  • equità remunerativa per genere (20%); 
  • tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro (20%)
Ogni area è contraddistinta da un peso % che contribuisce alla misurazione del livello attuale dell’organizzazione e rispetto al quale è misurato il miglioramento nel tempo. 
Per ciascuna area di valutazione sono stati identificati degli specifici KPI con i quali misurare il grado di maturità dell’organizzazione attraverso un monitoraggio annuale e una verifica ogni due anni, per dare evidenza del miglioramento ottenuto grazie alla varietà degli interventi messi in atto o delle correzioni attivate. 
Il sistema si applica a partire dalle micro-organizzazioni (1-9 dipendenti) – con semplificazioni per le organizzazioni appartenenti alle micro e piccole – fino alle multinazionali. 
I KPI sono di natura quantitativa e qualitativa, i primi sono misurati in termini di variazione percentuale rispetto a un valore interno aziendale o al valore medio di riferimento nazionale o del tipo di attività economica, i secondi in termini di presenza o assenza. 
Ogni indicatore è associato a un punteggio il cui raggiungimento o meno viene ponderato per il peso dell’area di valutazione: è previsto il raggiungimento del punteggio minimo di sintesi complessivo del 60% per determinare l’accesso alla certificazione da parte dell’organizzazione. 
La Legge di Bilancio 2022 ha istituito anche un Fondo per le attività di formazione propedeutiche all’ottenimento della certificazione della parità di genere, con una dotazione di 3 milioni di euro per l’anno 2022, che al momento però non è ancora operativo. 
Ma l’attesissimo decreto del Presidente del Consiglio o dell’Autorità politica delegata che stabilisce i parametri minimi per il conseguimento della certificazione della parità di genere, arrivato in Gazzetta Ufficiale il 1° luglio 2022, è un tassello importante per avviare la macchina organizzativa.