La scelta etica delle PMI e il loro ruolo fondamentale nella nostra società

Per sostenerle è indispensabile attuare un programma per ottenere l’autosufficienza energetica italiana

Daniele Damele Presidente Federmanager FVG

Il principale punto di forza delle nostre piccole e medie imprese è rappresentato dalla loro maggiore flessibilità e prontezza nel cogliere le opportunità offerte dalle alterne vicende del ciclo economico. 
L’analisi dei punti di forza delle piccole imprese e dei territori sta dietro ai successi del made in Italy è opportunamente proposta dall’Ufficio Studi Confartigianato. 
La chiave di lettura proposta dall’analisi dell’Ufficio Studi sviluppa i precedenti interventi di Confartigianato contro i pregiudizi su piccole imprese e sul ‘falso problema’ della dimensione aziendale come limite della crescita. 
L’Italia è leader nell’Unione europea per export diretto delle micro e piccole imprese manifatturiere generando un surplus che nel commercio estero che paga oltre i tre quarti della bolletta energetica. Il successo della produzione italiana sui mercati esteri si fonda sulla vocazione all’innovazione e alla qualità e il maggiore dinamismo della spesa in ricerca e sviluppo rispetto alle medie e grandi imprese. 
I sistemi di piccola impresa diffusi sul territorio del Nordest italiano sono alla radice dei successi del made in Italy nel mondo. 
Nell’arco degli ultimi sei anni l’export dell’Italia sale più di quello tedesco, trainato dalla migliore performance di Veneto, Friuli Venezia Giulia e altre regioni del Nord e del Centro Italia. 
Nei quattro anni precedenti allo scoppio della crisi Covid-19, nove tra la maggiori regioni esportatrici crescono il valore aggiunto più di quello della Germania e di queste tre – Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Puglia – evidenziano un ritmo di crescita doppio della prima economia europea. 
Nelle nove regioni in esame la quota di addetti nelle micro e piccole imprese manifatturiere è più del doppio di quella della manifattura tedesca. 
Ma in che misura le piccole imprese contribuiscono all impiego della forza lavoro? Anche a livello internazionale v’è una corrispondente incidenza economica: secondo i dati forniti dal Consiglio internazionale per le piccole imprese (ICSB): esse costituiscono oltre il 90% di tutte le imprese mondiali e sono fonte, in media, del 70% dei posti di lavoro e del 50% del PIL. 
Come non parlare, quindi, di scelta etica nel riferirsi alle PMI e al loro ruolo fondamentale nella nostra società anche con riferimento al welfare. Vi è, adesso, però, un innegabile problema: la crisi energetica e le sfide ambientali. 
L’espansione della produzione di energie rinnovabili è fondamentale per uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. 
Le energie rinnovabili sono spesso caratterizzate da una produzione “diffusa” sul territorio e non costante nel tempo (si pensi ad esempio al solare): trovare soluzioni per l’immagazzinamento di energie rinnovabili diventa quindi indispensabile. 
Occorre procedere, pertanto, con un programma strategico nazionale e territoriale che miri, nel tempo, a garantire l’autosufficienza energetica italiana per tutte le imprese e i cittadini che operano e vivono nel nostro Paese. 
È ovvio che non si arriverà a ciò in tempi brevi e, nel frattempo, è indispensabile attuare scelte emergenziali, ma anche queste devono essere collegate al piano strategico di lungo periodo. 
Solo così, anche qui, le scelte saranno improntate all’etica dello sviluppo sociale ed economico e porteranno a un operoso benessere.