Le imprese puntino sempre più sui manager

Il 40% delle società del Nord-Est adotti un sistema di governance unitario.

Daniele Damele Presidente Federmanager FVG

I manager delle imprese private industriali crescono. Crescono anche le donne. «Quando la mia azienda è diventata troppo grande a quel punto ho capito che serviva qualcun altro per guidarla». 
Leonardo Del Vecchio in una delle poche occasioni pubbliche in cui aveva raccontato il suo rapporto con i manager usò queste parole. Poi le cose andarono diversamente per il geniale fondatore di Luxottica (in quell’occasione stava facendo riferimento ad Andrea Guerra). 
Ma la sostanza non muta. Questa storia è esemplificativa per comprendere un dato difficilmente confutabile: nel capitalismo familiare il gioco è tutto tra chi ha la visione e chi è in grado di dare esecuzione alla visione. 
Inizia tutto dalla testa, da lì parte il principio della delega che poi si irradia in tutti i gangli dell’organizzazione aziendale. Parlare di managerializzazione delle imprese del Nordest non può non tener conto di questo dato iniziale. 
Adacta Advisory ha esplorato 35.157 aziende residenti in Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia-Giulia e Veneto facendo emergere come il 40% delle società del Nord-Est adotti un sistema di governance unitario. «In queste aziende l’amministratore unico è nel 79% dei casi anche azionista, con percentuali che crescono nelle società a proprietà familiare. Il 51% dei membri del CdA sono azionisti; la presenza dei soci tra gli amministratori aumenta al diminuire della dimensione. 
Le aziende a proprietà familiare vedono un coinvolgimento diretto degli azionisti nella gestione, con la percentuale di membri del CdA anche azionisti pari al 71%. Infine il rapporto tra uomini e donne nei CdA è 4 a 1»: spiega Luigi Bocca, Partner Adacta. Se questo il dato di contesto le statistiche mostrano come la presenza di dirigenti sia aumentata fortemente negli ultimi oltre 10 anni. 
I dirigenti privati italiani che lavorano nell’industria e nel terziario di mercato mostrano nel 2021 un aumento del 5,4%, dopo quelli intorno al punto percentuale dei due anni precedenti e il forte calo che ha caratterizzato i precedenti dieci anni (2018/2008 -5%). 
I manager industriali nel 2021, sono oltre 6.400 e rappresentano il 49,3% del totale dei dirigenti sul territorio. 
Tra tutti i settori, il manifatturiero si conferma così uno dei più vivaci nell’area e di gran lunga il più managerializzato. 
Considerando le province del Triveneto, la crescita maggiore del numero di dirigenti nell’ultimo triennio, nel settore manifatturiero, si evidenzia a Belluno (+13,2%), Verona (+5,0%), Treviso (+4,8%). 
Una maggiore contrazione si registra, invece, nelle province di Gorizia (-13%), Pordenone (-3,9%) e Bolzano (-3,5%). 
Eppure a livello retributivo il Veneto è la regione del Nordest che paga meno i dirigenti, 130 mila euro all’anno, il 21 per cento in meno della Lombardia, secondo i dati Inps. Ed è anche la regione con il gender pay gap più elevato, circa il 37 per cento, una donna dirigente guadagna infatti circa 95 mila euro all’anno. 
«In Triveneto quasi un imprenditore su due dichiara difficoltà di reperimento delle figure dirigenziali – spiega il nostro presidente nazionale Federmanager, Stefano Cuzzilla – un dato tendenzialmente in linea con quello nazionale che dimostra come il fenomeno del mismatching tra domanda e offerta di lavoro non lascia immuni le figure più apicali». 
D’altronde le responsabilità che la scarsa managerializzazione ha avuto nella asfittica crescita di Pil, occupazione e retribuzioni degli ultimi decenni sono evidenti e mostrano chiaramente che proprio in tempi di crisi gli imprenditori e le aziende hanno capito che senza managerialità non si cresce e compete e non si superano le difficoltà, ancor più se si identificano in una pandemia, nel crollo di offerta e domanda e poi pure in una guerra in Europa. 
Non secondaria è anche la necessità di gestire gli investimenti del Pnrr o quelli ad esso collegati e collegabili. La crescita dei dirigenti nel 2021 vede Lombardia +4,3%; Piemonte +7,2%; Veneto +8,2% e Toscana +8,7%.