Guerre stellari
Guerre vere guerre economiche
Il titolo vuole ricordare il famoso film di
fantascienza del 1977,vincitore di premi
Oscar: l’eroe buono Luke Skywalker, aiutato dal pilota di astronavi Ian Solo (un giovane Harrison Ford) e da due fedeli robot
e altri alleati, salva la principessa Leila e
sconfigge Lord Feder (il cattivo) e le forze
dell’Impero (il male).
Adesso, cari e affezionati lettori, vi invito a chiudere gli occhi per
qualche istante e a concentrarvi sui recenti
tragici avvenimenti di guerre vere (20 Marzo 2022, Russia-Ucraina, 7 Ottobre/2023
Hamas/Palestina-Israele) e a fatti non sanguinosi ma frutti di un altro tipo di guerre,
quelle economiche.
Il termine guerra viene
usato e strausato per ogni tipologia aggressiva più o meno cruenta: di religione,
di indipendenza, di secessione, di conquista, civile, commerciale, energetica, economica, ecologica, della natura (new entry!),
alle idee.
In particolare, la nostra attenzione
è rivolta alle guerre economiche: si stanno
svolgendo da diversi lustri e la nostra cara
e vecchia Europa è uno dei più importanti
campi di battaglia su cui eserciti agguerriti, da occidente (USA) a oriente (Cina) con
alleati e simpatizzanti, opportunamente
dislocati in località diverse, si combattono
per la supremazia mondiale.
Non passa
giorno che iniziative prese dalle varie Commissioni Europee suscitino nel comune
cittadino (di una certa età e con certe esperienze) un senso di dubbio, di perplessità
conseguenti alla mancanza di dati concreti
derivati dalla necessaria e, per noi manager, solita verifica: analisi dei costi e dei benefici.
Alberto Pilotto Federmanager Vicenza
A seguire, sorge la domanda: “Cui prodest? (a chi giova?) Dopo 2000 anni da questa frase latina (i nostri antenati avevano il dono della sintesi) un nostro famoso magistrato (Giovanni Falcone 1939-1992) avrebbe usato una frase simile (in inglese, dati i tempi moderni): “follow the money” (segui il denaro) che sintetizzava il metodo investigativo usato.
Ora, voltiamo pagina e introduciamo un’altra espressione, non proprio usata tutti i giorni: Eterogenesi dei fini (non sono impazzito!).
Si tratta di un principio formulato dallo psicologo, fisiologo e filosofo tedesco Wilhelm Wundt (1832-1920) secondo il quale le azioni umane possono portare a fini diversi da quelli che sono perseguiti dal soggetto che compie l’azione, a causa dell’emergere di effetti secondari.
Nel corso degli ultimi anni, in particolare, svariati sono i casi in cui questo principio ha trovato dimostrazione e conferma nelle decisioni politiche prima e nelle successive applicazioni pratiche poi dei governanti europei.
Dall’inizio del 2020, con l’introduzione di normative sulla pandemia da Covid-19 e sul cambiamento climatico, numerosi sono stati i casi che, secondo me, potrebbero rientrare nel principio citato.
Un atteggiamento serio, pragmatico, quello che noi manager abbiamo usato e usiamo nelle nostre aziende, prevederebbe un tipo di variante in corso d’opera: una valutazione della conformità delle opere effettuate ai fini perseguiti.
Ma, finora, le decisioni sembrano scolpite nella pietra e solo futuri scalpellini, nuovi ed esperti, potranno modificare queste opere. Desidero concludere con una frase di Seneca, filosofo, drammaturgo e politico romano (4 a.C.-65 d.C.): “Multa, non quia difficilia sunt, non audemus, sed quia non audemus, sunt difficilia”
(Molte cose non osiamo non perché sono difficili, ma sono difficili perché non osiamo).
Prosit!
22 novembre 2023
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