Sono cambiati i rapporti di lavoro con la Russia

Che peccato

Franco Torelli

Franco Torelli Presidente Federmanager Trento

I rapporti tra l’occidente e la Russia si sono irrimediabilmente guastati, nulla sarà più come prima. Che peccato. 

Durante Il mio percorso professionale ho avuto l’occasione e la fortuna di lavorare con dei partner in Russia e devo ammettere che è stata un’esperienza interessante ed emozionante

Per me, nato e cresciuto in piena guerra fredda, per me che avevo visto a 10 anni alla tv i carri armati russi entrare a Praga, per me che nei miei libri di geografia venivano spiegati dettagliatamente gli Stati Uniti e la Germania dell’ovest, mentre in una paginetta erano liquidati tutti i Paesi del Patto di Varsavia, per me tutto quello che era ad Est era totalmente lontano ed oscuro, magari non necessariamente minaccioso ma certamente misterioso ed incomprensibile. 

Pertanto quando dieci anni fa la mia azienda mi propose di seguire come Program Manager un progetto in Russia, fu per me l’occasione di colmare anni di ignoranza. 

In preparazione al progetto, l’azienda fece fare a me e al mio team un corso intensivo di russo, e già riuscire a decifrare con scioltezza tutti quei caratteri incomprensibili fu un’enorme soddisfazione per tutti noi, tant’è che alcuni, affascinati, decisero di continuare ad approfondire lo studio della lingua russa (cosa che ahimè oggi non torna più tanto utile…). 

Fu anche l’occasione per conoscere, approfondire ed apprezzare la ricchissima storia e cultura russa, dalla letteratura alla musica alle scienze, un patrimonio sterminato e sconosciuto ai più, almeno a me… e così scoprii giganti come Lev Tolstoj e Fëdor Dostoevskij! 

Ricordo che le prime riunioni erano un po’ complicate: in Italia non era stato facile trovare un interprete russo che conoscesse i nostri termini tecnici, occorreva prepararlo ogni volta in anticipo sui temi e mostrargli le presentazioni, ma il team russo – anche se non conosceva affatto l’inglese – si dimostrava sempre comprensivo e paziente.

Le riunioni a Mosca invece erano un tuffo in un mondo completamente nuovo: intanto gli aerei della Aeroflot erano vecchi e strani anche se confortevoli, il nostro albergo National a pochi passi dalla Piazza Rossa era un vero museo della storia russa, ricchissimo di quadri, mosaici, foto delle personalità che vi erano passate. 

Gli incontri si svolgevano in un edificio totalmente anonimo, con tante stanze chiuse senza finestre e dalle quali era possibile uscire solo se accompagnati, il loro interprete traduceva in inglese molto efficacemente ma con noi era ferreo, non potevamo mai assolutamente essere soli. 

Le negoziazioni per la definizione del piano del progetto o delle modalità dei test erano davvero estenuanti: ad ogni passo vi era sempre un primo loro “niet” e solo dopo una escalation di responsabili – gerarchia davvero granitica – si riusciva a trovare un accordo, tutto sempre firmato controfirmato timbrato. 

Alla sera, poi, sempre tutti assieme al ristorante, una cucina russa semplice e gustosa – mitico il loro borsch – ma quella loro abitudine all’eccesso dell’alcool era spesso imbarazzante, con i camerieri che sorreggevano alcuni commensali fino alla porta, come nulla fosse! 

Ma i loro tecnici erano davvero superlativi: il nostro referente russo Evgeny era un ottimo ingegnere, giovane e molto appassionato, parlava addirittura un buon italiano ed era estremamente competente di meccanica, amava la matematica e le scienze, andavamo molto d’accordo, lavoravamo tante e bene: ed era naturalmente entusiasta di tutto quando veniva in Italia! 

Il progetto partì molto bene ma dopo alcuni anni purtroppo si fermò perché ormai erano cambiati i venti e la collaborazione con una azienda italiana non era più gradita alle autorità russe: per la mia azienda fu un brutto colpo, perché avevamo investito diversi milioni di euro senza avere alcun ritorno. 
Che peccato. 

Io mi dedicai ad altri progetti, ma questo taglio improvviso e inaspettato dei rapporti con i partner russi mi lasciò basito, il mio amico Evgeny cambiò azienda ma riuscimmo comunque a restare in contatto su Facebook. 

Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, poi, Evgeny è scomparso anche dai social e l’Est è tornato ad essere lontano ed incomprensibile. 
Davvero un peccato.