L'elicottero italiano ES 53
A 70 anni dal primo volo il progettista Sergio Tassotti ricorda
Di Sergio Tassotti
Federmanager FVG
Sabato 6 aprile 2024, ad Anduins, provincia di Udine, si è tenuta una conferenza per commemorare la costruzione e il primo volo dell’elicottero ES 53, realizzato ad Anduins, sollevatosi da terra nel mese di aprile del 1954 a Campoformido, l’aeroporto di Udine. Costruttori Carlo Lualdi e Sergio Tassotti.
Anduins, in val d’Arzino, è un piccolo paese, abbarbicato al fianco della montagna, dove l’industriale Carlo Leopoldo Lualdi aveva fondato una piccola fabbrica di ferri chirurgici, la LIMA (Lualdi Industrie Meccaniche Anduins).
Riassumo brevemente la storia di questa vicenda che era stata quasi dimenticata e che un gruppo di appassionati, affezionati al territorio, ha voluto ricordare e celebrare a 70 anni dall’accaduto, con la mia presenza e quella degli eredi Lualdi.
Nel 1952 l’ing. Lualdi mi propose di realizzare un elicottero. Io ero neo diplomato, come perito in costruzioni aeronautiche al Malignani di UD.
Quali obiettivi avesse in mente e chi lo avesse indirizzato a me, non mi fu detto.
Per me, particolarmente interessato agli elicotteri, era una occasione entusiasmante e irripetibile. E io dissi di sì. Naturalmente, si trattava di portare avanti un lavoro impegnativo e rischioso, tuttavia non ci furono particolari accordi sulla paternità del mezzo, se non che Lualdi e Tassotti sarebbero stati i progettisti dell’elicottero. Non fui assunto come dipendente e accettai un compenso mensile di 450 lire.
Ma perché ero così interessato? In quegli anni di elicotteri in Italia se ne sapeva ben poco.
Non c’erano libri, riviste, studi, scuole, gruppi di lavoro o reparti militari. Le notizie entusiasmanti erano quelle giornalistiche, di due piccoli elicotteri americani, il BELL e l’HILLER che operavano in Corea. Io seguivo da tempo lo sviluppo di questo rivoluzionario mezzo aereo. Ritenevo di avere conoscenze quanto basta per fare un prototipo. C’era però un punto fermo: il comando del passo ciclico era vincolante e, per farla breve, dovevo adottare o quello del Bell o quello del Hiller. Io scelsi l’Hiller con l’intenzione (concordata con Lualdi) di studiare poi una soluzione nostra. Così nacque la denominazione ES (elicottero sperimentale).
Il posto di lavoro fu presso la LIMA ad Anduins, di proprietà dell’ing. Lualdi, laureato a Friburgo, ex direttore della fabbrica di esplosivi Mangiarotti di Codroipo, il quale non aveva esperienze nel settore elicotteristico.
Del mio soggiorno ad Anduins non ho grandi ricordi. Durante la settimana lavoravo tutto il giorno. A fine settimana tornavo a casa a Udine. La domenica mattina approfittavo di un passaggio in auto di Lualdi che andava a Udine, nel pomeriggio ritornavo prendendo a Udine il treno per Sacile e poi il Sacile Gemona; scendendo a Flagogna (denominata anche Forgaria, Bagni Anduins) e a piedi arrivavo ad Anduins.
Prendevo i pasti e dormivo in un vecchio albergo. La mia camera era affacciata al ballatoio che dava all’aperto. Non c’era riscaldamento.
Io a Anduins impostai e seguii in dettaglio la costruzione, l’assemblaggio e la messa a punto a terra dell’ES 53.
Dopo un po’ di settimane passate al tecnigrafo (i disegni li facevo su carta bianca che era quella di imballo del droghiere), iniziai a costruire in un garage la fusoliera in tubi di acciaio che saldavo a ossiacetilene, tecnica che avevo appreso al Malignani. Più tardi, presso un falegname locale, incollammo le strisce di noce e abete per fare il pacco pala che poi venne sagomato, utilizzando delle dime, per assicurare il perfetto profilo alare. Per non dover svergolare le pale ricorsi alla rastrematura.
La profondità della pala alla estremità era le metà di quella alla radice (al mozzo).
Il mozzo in acciaio fu realizzato in officina.
Lualdi era un tipo appassionato di auto e con le sue conoscenze, partendo da pezzi di auto, realizzammo la frizione automatica centrifuga, il rinvio a 90 gradi, il riduttore e la ruota libera per il rotore.
Per il movimento dell’elichetta di coda, le pulegge e le cinghie erano di normale fattura. Per il motore si acquistò un motore Continental usato di aereo, 4 cilindri da 85 CV.
Su mio consiglio coinvolgemmo anche il RAI, Registro Aeronautico Italiano, organo tecnico, la qual cosa, fra l’altro, ci agevolò l’attuazione dei primi voletti all’aeroporto di Campoformido.
La costruzione dell’elicottero fu portata avanti senza particolari difficoltà.
Facemmo molte prove a terra, con l’elicottero frenato, per verificare e mettere a punto il funzionamento delle varie parti. Ci fu un solo punto critico, che del resto era in lista di attesa. Con l’elicottero frenato a terra e il rotore in movimento, riscontravo delle oscillazioni del piano di rotazione del rotore.
Questo difetto non era tollerabile. Conoscevo la raccomandazione che le pale fossero bilanciate (e cioè che l’asse dei baricentri delle pale coincidesse con l’asse dei centri delle portanze) e per portare il baricentro delle pale il più vicino possibile al centro di portanza avevo utilizzato legno più pesante sul bordo di entrata (noce) e legno più leggero (abete) per il resto, ma l’avanzamento non fu sufficiente.
Feci molte prove anche per essere sicuro che il difetto dipendeva dalla non coincidenza delle due linee.
Alla fine feci la modifica, introdussi una barra di metallo nel bordo di entrata della pala.
L’oscillazione scomparve e l’inconveniente risultò eliminato.
Solo recentemente ho scoperto che alcuni rotori degli elicotteri Hiller dell’epoca erano in legno (con impiego della balsa) ed erano appesantiti sul bordo di entrata con legno più pesante e barre in metallo.
Eravamo ormai pronti per le prove di volo a Campoformido. Gli abitanti della zona da mesi sentivano il rumore dell’elicottero che faceva le prove a terra, ma la prima notizia ufficiale sull’elicottero apparve sul Gazzettino che pubblicò l’11 ottobre del 1953 l’intervista del giornalista Carlo Scarsini a Lualdi.
Nell’articolo veniva citato anche il mio nome, che fu sempre riportato nelle informazioni successive, sebbene risulti che il Lualdi non facesse mai il mio nome nelle sue interviste.
In marzo cominciarono le prime prove di sollevamento a Campoformido con il pilota di elicotteri Vincenzo Galasso, e ci fu una intensa partecipazione della stampa locale e non, che ci fece capire che la nostra iniziativa era molto apprezzata.
Io dopo i primi voletti del 8 marzo lasciai Lualdi. Non mi aveva chiamato ai colloqui con il RAI e mi aveva messo alle costole un ingegnere. Così gli lasciai tutte le mie carte e gli scrissi una lettera di recriminazioni. Non piantai grane.
La storia dell’ES53 finisce qui, almeno per me.
Non avendo partecipato ai colloqui con il Registro Aeronautico non so neanche quale altezza massima fu concessa ai voli di prova.
Ma cosa altro avvenne nel 1954? Molti anni dopo ho saputo che nel 1954 tutte le aziende aeronautiche italiane erano in fermento, la AGUSTA stava costruendo su licenza l’americano BELL 47 e la FIAT si stava interessando di un grosso elicottero, sempre americano, per la Marina, il Sikorky S51.
Il comportamento di Lualdi mi ferì profondamente e per anni non ho voluto più parlare dell’elicottero.
Appresi successivamente dalla stampa, che Lualdi continuò ad operare sugli elicotteri.
Io andai a lavorare alla Meteor di Ronchi dei Legionari, che produceva aerei da turismo. Non mi interessai più di elicotteri. né di Lualdi, almeno fino ai giorni odierni.
È l’incontro con i tre amici Mauro Fabris, Giuliano Filippi e Piero Gerometta, che hanno voluto e organizzato la celebrazione dell’avvenimento, che ha risvegliato in me l’orgoglio per l’iniziativa. Saldando i rapporti con Gabriele Lualdi, figlio di Carlo Leopoldo Lualdi, che all’epoca era un ragazzino di 10 anni e che gironzolava a curiosare attorno all’elicottero.
Era pur sempre il 1954. Anno di pionieri.
A me progettista, resta la soddisfazione di aver promesso e concepito un elicottero, di averlo fatto dal nulla e di averlo visto sollevarsi da terra alla guida di un pilota professionista.
Appena uscito di scuola e senza aiuti esterni.
Il Lualdi, da buon imprenditore, dette seguito all’esperimento, costituendo una società operativa (Aerlualdi) che produsse nuovi modelli (con il rotore su licenza) Ricordo e sottolineo che io ho costruito un elicottero completo di tutte le sue parti (rotore incluso).
Il Lualdi mostrò e confrontò i suoi modelli, ma dovette arrendersi a fronte dei costi di gestione e omologazione che erano molto elevati. Gli elicotteri sviluppati dal Lualdi furono un po’ più grandi dell’ES 53 per soddisfare le richieste di maggiore capacità e per consentire l’utilizzo dei rotori Hiller.
Oggi, a distanza di 70 anni tento di trarre un bilancio dell’iniziativa. L’ES53 non conteneva alcuna innovazione e anzi utilizzò tutte le conoscenze disponibili all’epoca. Che non erano molte, ma risultarono sufficienti.
Adottava, sia pure temporaneamente, il sistema Hiller di controllo ciclico del rotore. Si volle fare un elicottero in linea con i tempi, ma che costasse poco.
In definitiva il progetto ES53 dimostrò sicuramente che si poteva realizzare un elicottero moderno con materiali di facile reperimento, con tecnologie note e senza grandi difficoltà. (controllo passo ciclico escluso).
Sergio Tassotti nato nel 1932 a Roma. Diploma perito aeronautico presso l’ITI Malignani di Udine.
Dal 1954 al 1960 lavora alla METEOR che costruisce aerei da turismo e il Registro Aeronautico Italiano gli riconosce la firma sulle modifiche strutturali ai velivoli. Nel 1955 prende il brevetto di pilota di 1° grado.
Nel ’61 lavora alle OFFICINE AERONAVALI di Venezia e nel 1964 entra alle INDUSTRIE ZANUSSI di Pordenone dove progetta una innovativa lavastoviglie domestica e diventa responsabile dello sviluppo di prodotto. Nel 1978 viene nominato dirigente. Nel 1990 avvia gli studi per il riciclaggio degli elettrodomestici. Nel 1992 va in pensione.
26 settembre 2024