Il lavoro più bello del mondo

I miei 10 anni nella fabbrica di sogni di Ivano Beggio

Di Franco Torelli
Presidente Federmanager Trento
Cosi come gli anziani rivivono con rimpianto i momenti della loro infanzia, forse nello stesso modo i manager in pensione ricordano con struggente nostalgia momenti della propria vita professionale.
Chissà.

Fatto sta che tutti i miei ex colleghi hanno un ricordo assolutamente straordinario e unico per l’azienda Aprilia degli anni ’90, la mitica Aprilia di Ivano Beggio.

Per me giovane ingegnere meccanico e grande appassionato di motori – e soprattutto di motociclette, contagiato dal papà – lasciare la grande azienda dove lavoravo per entrare in una fabbrica di motociclette era un sogno inconfessato al quale non osavo nemmeno sperare.

Quando con mia moglie decidemmo di lasciare il Trentino Alto Adige per andare a vivere a Padova, più vicini alla sua Università ed alle sue Cliniche universitarie, il sogno non era poi così lontano. 

E una bella sera di primavera del 1992 l’HR manager di Aprilia – ancora oggi Paolo è un carissimo amico – mi propose un appuntamento a Noale per un incontro: da quel momento la mia vita cambiò completamente e quando Paolo dopo un colloquio formale mi disse “Benvenuto, Franco, in Aprilia ci diamo tutti del tu”, credo che fu uno dei momenti più belli della mia vita!

Allora Aprilia contava meno di 300 dipendenti, dopo dieci anni ne aveva 1300, raddoppiava fatturato e produzione ogni 2 anni fino a superare le 300.000 moto all’anno e fatturare 500 milioni di euro, una vera esplosione industriale.
Franco Torelli

Franco Torelli Presidente Federmanager Trento

Nata tra le due guerre come fabbrica di biciclette, negli anni ’70 fu avviata al mondo delle moto dal vulcanico Ivano Beggio che negli anni ’90 si tuffò nel mondo degli scooter: la linea produttiva del primo scooter “Amico” era molto spartana, un capannone sgangherato e spazi angusti ma il successo di quello scooter tutto di plastica fu tale che il cammino era ormai segnato. 

Nel grande ufficio tecnico di Noale mi occupai per alcuni anni delle versioni export di moto e scooter, e poi davanti ad una scintillante Silicon Grafic – all’epoca il top per le stazioni CAD – divenni Capo Progetto: prima di alcuni restyling di RX 50 e RS 50 e poi del neonato scooter retrò Scarabeo 50 e 100 cc.

Inutile dire che per anni ogni mattina mi alzavo emozionato ed orgoglioso di andare a lavorare – sempre in moto, naturalmente – nelle storica sede di Aprilia e questa eccitazione non calava nel tempo, anzi: nonostante i tanti problemi nello sviluppare un progetto che mi tenevano in ufficio fino a tarda sera… il prototipo che non soddisfaceva i collaudatori, i ritardi dei fornitori, le difficoltà nei montaggi in linea di produzione… beh, la soddisfazione nel veder partire la linea produttiva del tuo progetto, nel vederlo presentato al Salone del Ciclo e Motociclo di Milano (“pensate, mi pagano per andare al Salone, e per giunta nei giorni degli espositori”, raccontavo agli amici) e poi vederlo girare per le strada delle città, era assolutamente indescrivibile

Questo mix di emozione ed orgoglio era il sentimento di tutti: clima di grande amicizia e collaborazione, una squadra affiatata di appassionati, nessun torto o invidia, solo la spinta comune a costruire la moto migliore possibile. 

Nel grande ufficio tecnico “open space” giovani ingegneri italiani, russi, tedeschi, francesi si trovavano discutendo in dialetto veneziano su come migliorare il progetto, condividere esperienze, programmare un giro in moto nel weekend o curiosare assieme i tempi delle prove del venerdì. 

Si, perché il venerdì pomeriggio il Reparto Corse esponeva in bacheca i tempi delle prove libere del motomondiale, e ti sembrava di essere li, a bordo pista e sentire il profumo dei gas di scarico dei nostri bolidi!
In quegli anni, dopo i successi nel motocross e nel trial (memorabili le acrobazie del campione del mondo Tommy Ahvala nel nostro parcheggio…) Beggio decise di fare il grande salto nella disciplina più popolare, la velocità: sotto la guida del guru Jan Witteveen conquisterà altri 10 titoli mondiali nella 125cc e 9 titoli nella 250cc per un totale di 56 titoli mondiali e 294 Gran Premi diventando una delle Case più vincenti di sempre. E fucina di talenti, perché tutti i più affermati piloti hanno iniziato proprio qui la strada per diventare campioni come Biaggi, Capirossi, Gramigni, Locatelli, Melandri, Poggiali, Sakata e Rossi.

Motivi di orgoglio di lavorare in Aprilia nascevano ogni santo giorno.
Ad esempio con il progetto BMW i nostri processi di studio, progettazione e produzione fecero un enorme salto di qualità con la bella enduro monocilindrica F650 progettata, sviluppata e costruita interamente a Noale, fianco a fianco agli ingegneri tedeschi: abbiamo imparato a programmare e pianificare meglio i progetti, ad introdurre strumenti come le riunioni di Design Review, le FMEA, le check list di progetto, un Controllo Qualità scrupoloso, a testare adeguatamente l’affidabilità di prototipi e componenti con banchi prova innovativi. Insomma siam diventati grandi di colpo!

Oppure nel 1995 Beggio ingaggiò nientemeno che l’archistar Philippe Starck per creare la “Motò”, puro design esposto al Museo d’Arte Moderna Guggenheim di New York. E qualche anno dopo il grande balzo: nasce la RSV Mille, una bicilindrica supersportiva che elettrizzò tutta l’azienda e che ebbe un successo planetario.
E al termine di ogni anno si festeggiavano vittorie sportive e commerciali in una festa grandiosa con tutti i dipendenti e famigliari dal meccanico al top manager, tutti ringraziati uno a uno con una calorosa stretta di mano dal patron Beggio e dalla consorte Tina.
Beggio era un imprenditore entusiasta ed appassionato, grande visionario e innovatore: talvolta ha peccato di azzardo – come quell’acquisto dei marchi Laverda e Moto Guzzi – ma il rischio era il sale della vita per quella generazione di imprenditori coraggiosi e sognatori.

Era una persona semplice e diretta, sempre chiaro e rispettoso del parere degli altri ma sapeva imporre le sue idee anche con veemenza perché sapeva di avere a fianco i collaboratori giusti: ingegneri, meccanici e piloti che stimava e che sapeva scegliere e motivare, “matti e veloci” diceva, “siamo piccoli ma anche veloci e siamo veloci perché le cose le facciamo per bene, quando si ha un’idea la si prova subito”.

Pochi anni dopo l’insorgere di una brutta malattia, Beggio vendette nel 2004 l’azienda al gruppo Piaggio, nel 2018 scomparve quando aveva soltanto 73 anni.

Né io né nessuno dei miei ex colleghi abbiamo mai più vissuto un clima aziendale simile, di tale energia, passione e coinvolgimento: abbiamo avuto la fortuna di essere stati all’interno di un vero miracolo italiano.

Questa estate, il 31 agosto, il nostro “creatore di sogni” Ivano avrebbe compiuto 80 anni.