Strategie e riflessioni nel cuore della gestione delle risorse umane
Intervista ad Alessandra Duprè, Presidente Federmanager Treviso e Belluno
Per il nostro appuntamento dedicato alle donne di grande talento, ho il piacere di intervistare Alessandra Duprè, Presidente Federmanager Treviso e Belluno.
Con Alessandra, esploreremo l’evoluzione
delle Risorse Umane in un contesto digitale
in continua crescita, scopriremo come le strategie di branding influenzino l’attrazione dei
giovani talenti, analizzeremo l’impatto della
pandemia sulle HR, esaminando le sfide e le
opportunità in un mondo sempre più tecnologico e infine, esploreremo le strategie vincenti
per affrontare questa nuova era digitale.
Un
‘viaggio’ avvincente nell’universo delle Human Resources!
Cara Alessandra, grazie per la tua disponibilità, ci puoi raccontare brevemente come
sei approdata al ruolo che ricopri oggi?
Dopo la laurea in Economia e Commercio
all’Università di Parma, ho fatto inizialmente
pratica presso uno studio commercialistico;
il mio desiderio però era quello di lavorare
nel mondo della formazione e quindi ho colto l’opportunità di poter collaborare con un
Istituto di Roma che mi ha dato la possibilità
di approfondire questo aspetto.
A seguire ho
collaborato con società di ricerca selezione
e formazione e mi sono occupata di progetti
formativi, di ricerca e selezione del personale, di analisi organizzative.
Dopo queste prime esperienze ho sentito il bisogno di andare
oltre, con la voglia soprattutto di mettere in
campo le capacità acquisite in una grande
azienda.
E questa opportunità è arrivata nel
2007 quando sono entrata in un noto Gruppo
che produce e vende calzature e abbigliamento per lo sport e sportswear a livello internazionale.
Qui inizialmente mi sono occupata
di ricerca e selezione, compensation&benefit
e filiali estere per un’azienda del gruppo e in
questi anni ho conseguito un Master in HR
presso il CUOA.
Dopo quattro anni sono passata ad un’altra azienda dello stesso gruppo
con il ruolo di Direttore del personale, assumendo la responsabilità anche dell’amministrazione del personale, sindacale e legale,
quindi sia parte soft che hard.
Nel 2013 sono
stata richiamata nella precedente azienda
con il ruolo di Global Head of HR occupandomi di ricerca selezione formazione, piani di
carriera, compensation&benefit, amministrazione e costi del personale, relazioni sindacali.
Ruolo che mi ha permesso di operare a
fianco del business seguendo operazioni di
riorganizzazioni in Italia, Francia, Spagna, Paesi dell’Est, Asia.
Quali sono le maggiori difficoltà che incontri nel ricoprire il tuo ruolo e come è variato
dopo la pandemia, diciamo da ieri a oggi?
Non ci sono difficoltà se ti piace il tuo lavoro,
ci sono opportunità che si possono o non si
possono cogliere.
Per quello che riguarda la
pandemia, non c’è dubbio che abbia accelerato i processi di cambiamento nelle aziende,
che hanno dovuto imparare velocemente ad
utilizzare molti strumenti per comunicare, per
lavorare e anche per vendere.
Oggi il mercato richiede ai manager velocità decisionale,
flessibilità e capacità di adattarsi velocemente a nuove situazioni.
Anche la leadership sta
subendo un cambiamento, perché prima era
una leadership concentrata molto sul controllo diretto, mentre adesso si sta spostando su
un controllo indiretto, il che significa una maggior importanza data alla fiducia, significa
responsabilizzare le persone e dare obiettivi
chiari e monitorabili al proprio team.
Fra Social network, Linkedin, Skype, Zoom,
ecc.; come si sono modificate le fasi di ricerca e selezione?
Rispetto a dieci anni fa, moltissimo. La ricerca
e selezione del personale un tempo si svolgeva soprattutto grazie al network di conoscenze, al passaparola, che si accompagnava
parallelamente ad un’attività di scouting nelle
aziende per mappare nomi e ruoli.
Il bello era
sicuramente legato alla creatività che si doveva utilizzare a volte per avvicinare i candidati
e alle relazioni umane che erano e sono sempre importantissime.
I tempi per lo svolgimento dell’attività erano anche più lunghi, oggi invece con i social è più semplice sia mappare
le aziende che contattare i candidati.
Processi di recruiting e digitalizzazione,
cosa ne pensi? Un algoritmo potrà mai sostituirsi ad un processo di selezione di un/
una candidato/a?
Ci sono già oggi sistemi digitalizzati che sostituiscono i processi di selezione. Oggi sono
più facili per figure tecniche ma si potrà arrivare sicuramente ad una completa digitalizzazione.
È importante però che questo processo di digitalizzazione sia accompagnato
anche da un altrettanto cambio nelle organizzazioni aziendali, ma soprattutto che la scelta
decisionale finale dei candidati sia sempre
seguita e guidata da un professionista in carne e ossa e non lasciata in mano ad un cervello elettronico.
È vero, gli algoritmi velocizzano
di molto la selezione, accorciando i tempi,
ma l’aspetto umanistico rimane inderogabile.
Per questo serve anche innalzare l’elemento
formativo di chi fa recruiting nell’utilizzo delle
nuove tecnologie digitali, imparando a conoscere a fondo sia pregi che difetti.
Secondo il tuo parere, quali competenze
deve possedere un/una responsabile HR?
Oggi è più importante l’aspetto psicologico
o quello tecnico?
Ogni azienda ha una propria organizzazione,
quindi, dipende molto da azienda ad azienda. Il lavoro del responsabile HR richiede un
ampio bagaglio di competenze e conoscenze, da quelle tecniche e psicologiche, a quelle economiche e legali.
Difficile dire quale di
questi aspetti sia più importante, ma quel che
è certo è che le risorse umane in questi anni
hanno assunto un ruolo sempre più strategico
all’interno delle aziende.
C’è una maggiore
consapevolezza che è il capitale umano che
fa l’azienda. Per questo secondo me è importante che il lavoro dell’HR sia coerente al
core-business dell’azienda in cui lavora, che
sia in grado di assecondare la flessibilità delle
organizzazioni aziendali moderne e soprattutto di rispondere velocemente ai cambiamenti.
Tre parole che descrivono il ‘tuo’ employer
branding? Quali consigli daresti a un’azienda che vuole migliorare l’employer
branding?
Comunicare affidabilità, empatia e gioco di
squadra, puntando sulla formazione e sui
processi di crescita interna.
Dico questo con
in mente il fenomeno delle grandi dimissioni,
la grande fuga del personale qualificato dalle
aziende che stiamo vivendo negli ultimi anni.
Se dobbiamo contrastare questo fenomeno mi
aspetto che i manager delle risorse umane siano in grado di reagire trovando e mettendo in
campo tutti gli strumenti per far crescere le persone all’interno delle aziende e per affrontare
poi il mercato in modalità proficua e costruttiva.
Perché un/una giovane laureato/a fa così
tanta difficoltà a trovare un lavoro nel nostro territorio e poi una volta all’estero perché fa così tanta fatica a tornare in Italia?
Non penso dipenda solo dalle aziende, a volte dipende anche dalle aspettative che hanno
i giovani Flessibilità e adattabilità sono oggi
skill richieste dalle aziende, ma difficili da
trovare.
Il problema poi del rientro in Italia è
spesso legato anche al valore delle retribuzioni che è molto più basso rispetto ad altri paesi
e ad un costo della vita che è sempre più alto.
Perché un giovane talento dovrebbe scegliere un’azienda del nostro territorio per
investire sul proprio futuro?
L’azienda deve essere scelta in base al proprio
percorso di crescita o al settore di specializzazione, non è tanto importante il territorio. Come dicevo prima, il mondo del lavoro richiede
oggi grande flessibilità ed adattabilità.
Certo
le competenze e le esperienze sono importanti, ma la capacità che fa la differenza è il saper
cavalcare, con coraggio e determinazione, il
cambiamento.
Va anche sottolineato come anche le compagini societarie oggi sono molto
diverse, basti pensare che molte aziende del
nostro territorio hanno soci stranieri.
Quale consiglio daresti ad un/una giovane
laureato/a che vuole intraprendere il tuo
percorso?
Per fare il mio percorso devi essere una persona curiosa che ama affrontare tematiche diverse, perché il direttore del personale non è
solo quello che assume o licenzia come molti
pensano, è un ruolo molto più complesso che
richiede competenze su aspetti economici, legali, contrattuali, organizzativi, sindacali, ma
anche capacità di gestire le persone, di saper
ascoltare i dipendenti e dare spesso soluzione
ai problemi.
Il percorso può partire sia dalle
competenze più soft, legate alla formazione,
ricerca e selezione, oppure da un percorso
più centrato sull’area dell’amministrazione
del Personale, quindi budget e costi in primo
piano, per poi avvicinarsi alle altre tematiche.
Non c’è un percorso definito, ma molto dipende dal contesto organizzativo in cui si lavora.
05 ottobre 2023