Universa universis patavina libertas
Università di Padova, una tra le più antiche al mondo
Alberto Pilotto
L’Università di Padova ha compiuto 800 anni; la data ufficiale di fondazione è infatti riconosciuta nel 1222, quando alcuni studenti e docenti della Università di Bologna decisero di staccarsi e di recarsi a Padova per fondare una nuova Università. Si tratta, quindi, di una tra le più antiche al mondo.
Il sigillo riporta la scritta “Universitas Studii Paduani” e raffigura il Cristo Redentore (patrono dei medici) e S. Caterina d’Alessandria( patrona dei giuristi); infatti, nel Medioevo queste erano le due universitates che componevano lo studium. Il titolo riporta il motto che vuole enfatizzare la grande libertà di pensiero concessa ai docenti e agli studenti fin dalla fondazione: “Tutta intera, per tutti, la libertà nell’Università di Padova”.
Anche quando la città si arrese a Venezia nel 1405, la Serenissima concesse e garantì una grande libertà, tanto che l’Università di Padova fu l’unica in Italia, dopo la Controriforma, ad accogliere nelle sue aule studenti e docenti di religione protestante. Con la potenza economica e politica della Repubblica di Venezia iniziò il periodo di massimo fulgore per lUniversità che divenne centro di studio e di ricerca internazionali.
Ricordiamo alcune date ed eventi, come esempio: 1493 sede presso un grande palazzo, l’attuale, detto Bo; 1545 realizzazione dell’Orto Botanico (stessa sede attuale), il più antico al mondo e patrimonio dell’umanità UNESCO dal 1997; 1595 inaugurazione del Teatro anatomico, il primo al mondo; 1592-1610 cattedra di matematica di Galileo Galilei (“i diciotto anni migliori della mia vita”). Ricordiamo anche alcuni dei tanti studenti illustri: Nicolò Copernico), San Francesco di Sales, Papa Alessandro VII), Giovanni Pico della Mirandola, Torquato Tasso, Daniele Manin, Federico Faggin.
Ricordiamo altri episodi, anche tragici, ma accomunati dallo spirito di libertà che ha caratterizzato la lunga storia di questo ateneo: l’8 febbraio 1848, giornata in cui ebbero inizio i moti di rivolta di studenti e cittadini padovani contro le dominanti forze austriache. In una delle sale del famoso Caffè Pedrocchi, situato di fronte al Palazzo Bo, è ancora adesso conficcato un proiettile, a ricordo di quegli eventi. Dal 1900 questa data fu scelta dalla goliardia di Padova per la festa delle matricole, la nomina del nuovo Tribuno (capo della goliardia) e per la commemorazione delle vittime.
Lo scrivente, padovano, ebbe modo di assistere e di partecipare attivamente( negli anni ’60) ai tre giorni in cui la città veniva pacificamente invasa dalle rappresentanze studentesche di tutte le Università italiane. Le manifestazioni comprendevano il processo alla matricola(naturalmente colpevole di tutte le nefandezze immaginabli), il concerto della Polifonica Vitaliano Lenguazza in piazza, la sfilata per le vie del centro dei carri (uno per facoltà) e altre amenità di vario genere con scherzi, cante, e scenette varie sia nelle strade e nelle piazze del centro storico che nei numerosi bar e osterie.
Un altro episodio, più recente, è un ulteriore dimostrazione di libertà: il 9 novembre 1943, in uno dei periodi più bui della recente storia italiana, il discorso del Rettore Concetto Marchesi, all’inaugurazione del 722 anno accademico, che divenne il primo plateale gesto di contestazione al nuovo regime. Riportiamo la conclusione: “Giovani, confidate nell’Italia che deve vivere per la gioia e il decoro del mondo, nell’Italia che non può cadere in servitù senza che si oscuri la civiltà delle genti. A distanza di tanti anni, tanti quanti la mia età, dal discorso di Concetto Marchesi e di tanti secoli dal motto Universa Universis Patavina Libertas viene da pensare se quello spirito di libertà di cultura e di espressione e se la fiducia in una Italia libera siano ancora concetti e valori attuali, riconosciuti da tutti, e se per vederli pienamente realizzati valga la pena di impegnarsi, a qualsiasi livello e in qualsiasi momento della propria esistenza.
Alcuni recenti episodi, di non facile interpretazione, avvenuti nel corso di questi ultimi tre anni nefasti, per pandemia e guerra, potrebbero far pensare che l’antico motto della nostra cara e vecchia Università sia stato un po’ trascurato e che, quindi, andrebbe ripulito da qualche ragnatela e incrostazione per farlo ritornare a splendere. Desidero concludere con una frase del poeta Orazio (65 a.C.-8 a.C.): Sapere aude (Abbi il coraggio di conoscere), ripresa poi dal filosofo I. Kant (1724-1804) che ne fece il motto dell’Illuminismo.