I dati Inps, Eurostat e i recenti confronti sulle regioni europee offrono la possibilità di analizzare la situazione economica e occupazionale per delineare le prospettive di sviluppo e le iniziative necessarie per assicurare una crescita duratura. Nel primo trimestre 2016 nell’Europa dei 28 Stati i manager erano 12,8 milioni, pari al 5,9% del totale occupati; 1,7 milioni in Germania pari al 4,5%; 1,8 milioni in Francia pari al 7,2%; 3,2 milioni in UK pari al 10,8%; 836.000 manager in Italia pari al 3,8% degli occupati. Il rapporto rileva 105.878 dirigenti occupati nelle imprese private, dei quali 47.207 in Lombardia. A livello nazionale sono distribuiti: il 4,7% nelle micro-imprese, 15,3% nelle piccole imprese, il 27,1% nelle medie e il 52,9% nelle grandi. Solo lo 0,1% dei dirigenti ha meno di 30 anni; il 46,2% tra i 30 e 49 anni; il 53,4% oltre i 50 anni.
Il tema occupazionale ha galvanizzato la scena politica-economica-sociale italiana per almeno 900 giorni: è stato riformato il diritto del lavoro con il Job Act; si sono utilizzati incentivi economici per le imprese che assumono a tempo indeterminato. Quale efficacia? Quale risultato ?
Diamo spazio ai numeri confrontandoci con gli altri Paesi. L’analisi della situazione occupazionale evidenzia le difficoltà del vecchio continente ed in particolare dell’Italia, preoccupante soprattutto la situazione dei giovani e dei manager, con prospettive ancor peggiori se non intervengono iniziative strutturali per invertire la tendenza e riprendere lo sviluppo.
Finora, purtroppo, nemmeno la cronaca nera delle tragedie dei giovani, dei manager e degli imprenditori ha scosso la coscienza di chi ha la responsabilità di guidare il Paese e spero che l’articolo possa mobilitare le persone di buona volontà per restituire dignità a milioni di lavoratori, anche ai livelli più alti, che hanno perso la speranza di contribuire al reddito delle proprie famiglie e alla produzione del Paese.
Periodo 2008-2015