Le persone vere protagoniste della Rivoluzione 4.0
Convegno sulle opportunità offerte dalla digitalizzazione “Ma dovranno essere più formate e competenti”
A cura di Federmanager Bergamo
“Oltre all’oggettiva soddisfazione per i contributi dei numerosi relatori che ci hanno onorati della loro presenza, c’è un ulteriore elemento di cui vado particolarmente orgogliosa, insieme ai miei colleghi del Consiglio Direttivo. Siamo infatti stati fra i primi, a livello nazionale, a marcare in modo evidente – distinguendolo così dagli altri convegni sul tema della Quarta rivoluzione industriale, che si stanno organizzando in questi mesi in ogni angolo del Paese – l’elemento su cui volevamo si focalizzasse l’attenzione dei partecipanti: le Persone. Cioè: dalla proprietà all’ultimo dei collaboratori di una qualsiasi impresa italiana, passando ovviamente per la classe manageriale, in quale scenario si troveranno ad operare, tutti questi individui, nei prossimi mesi? E nei prossimi anni? E di loro, di ciascuno di questi lavoratori e professionisti, che ne sarà? Ogni attività produttiva sarà demandata alle macchine? Oppure ci saranno ancora margini operativi per interventi di esseri umani?”.
Queste le primissime considerazioni che la Presidente di Federmanager Bergamo, Bambina Colombo, ha fatto al termine del convegno “Industry 4.0: quali opportunità per le aziende e le persone”, organizzato in prima persona – “con l’aiuto e la collaborazione di molti colleghi, oltre che dello staff che lavora per l’Associazione”, precisa lei – e ospitato al campus economico-giurisprudenziale dell’Università di Bergamo, il 20 ottobre 2017.
Una primogenitura, quella rivendicata dalla leader dei manager orobici di imprese industriali, che ha trovato una prima legittimazione solo un paio di settimane più tardi, in occasione dell’annuale assemblea di Confindustria Bergamo. “Anch’essa – sottolinea la Presidente di Federmanager Bergamo – ha puntato gran parte del suo appealing sul risvolto umano della rivoluzione digitale”. Ma non si è trattato di un episodio, più o meno casuale: “L’attenzione alle Persone – aggiunge Bambina Colombo – è un elemento che ho notato ricorrere durante i convegni e i seminari sul tema Industry, anzi Impresa 4.0, cui ho partecipato nelle settimane e nei mesi seguenti”.
Segno, dunque, che Federmanager Bergamo ha anticipato un trend che, fino ad ottobre 2017, non si era palesato in maniera inequivocabile. “Una, dieci, cento macchine – prosegue il ragionamento della Presidente Colombo – potranno svolgere con molta più rapidità e precisione, forse, attività fino a ieri svolte dagli individui. Ma ritengo impensabile – conclude – che macchine intelligenti, interconnesse oltre che collegate ad Internet possano sostituire completamente le Persone”.
Un pensiero sintetizzato da Bambina Colombo, durante lo speech di apertura del convegno, auspicando crescenti livelli formativi sia delle future classi dirigenti sia dei futuri addetti allo svolgimento di attività richieste dalla digital trasformation. “Solo con un’alleanza fra Tecnologia e Individui – ha sentenziato – si potrà evitare che la prima prenda il sopravvento sui secondi”.
Il concetto è stato ampiamente condiviso, anche se con variegate sfumature, dai partecipanti alla tavola rotonda che ha concluso il convegno: da Lucio Cassia, docente dell’Università di Bergamo, a Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo, da Paolo Perani, ingegnere dirigente di ABB Sace a don Cristiano Re, delegato del Vescovo per le Politiche Sociali.
Auspicio condiviso, ma che dovrà comunque fare i conti col fatto che "un terzo del 62% delle attività che oggi vengono normalmente svolte in azienda potrà essere automatizzato”, come ha indicato Stefano Ierace, direttore operativo di Intellimech, il Consorzio che ha sede al Parco scientifico-tecnologico del Kilometro Rosso. Quale atteggiamento dovranno avere, allora, le Istituzioni per evitare l'aumento delle disuguaglianze e il conseguente possibile "scollamento" sociale, paventato dal Sindaco della Città dei Mille? Una parziale ma netta risposta è arrivata a stretto giro da Cassia: "Solo un'adeguata e crescente formazione – ha sentenziato il docente universitario – consentirà alle persone di cavalcare, e non subire, la digital trasformation". Cui il Sindaco ha replicato sostenendo che, contestualmente, sarà necessario creare “sistemi” che favoriscano il maggior amalgama possibile della collettività.
Del punto di vista della Diocesi bergamasca, è stato portavoce don Cristiano Re, direttore dell’Ufficio per la Pastorale sociale e del lavoro. Il sacerdote si è (ed ha) interrogato essenzialmente “sullo spazio, dentro questa Rivoluzione, per l’Uomo che lavora”. E, nell’auspicare che “lavoro“ continui a far rima coi concetti di “dignità“ e di “integrazione sociale“, ha manifestato una (prudente) apertura nei confronti della digital trasformation, intravedendovi la stessa tensione positiva di un “Esodo verso la Promessa”; ammettendo le oggettive “problematiche e i più che comprensibili timori cui l’Uomo va incontro, ogni qual volta deve affrontare qualcosa di non conosciuto”, della fase d’avvio della Quarta rivoluzione industriale.
Sulla questione al centro del convegno di Federmanager Bergamo si era soffermato, durante la prima parte dei lavori, anche Stefano Cuzzilla. Il Presidente nazionale di Federmanager, illustrando il Progetto “Be Manager” e accennando all’Ente bilaterale di recente costituzione, unitamente a Confindustria, ha sottolineato la necessità di “formare nuove figure manageriali” che possano essere di aiuto e supporto alle aziende, soprattutto sul fronte della digitalizzazione. Ambito in cui, come ammesso dallo stesso Presidente di Confindustria Bergamo, Stefano Scaglia, il tessuto imprenditoriale orobico è abbastanza carente, soprattutto nel comparto delle MPMI.
Per cercare di ovviare a questi (oggettivi) problemi, il Rettore dell’Università di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini, ha assicurato di “stare lavorando al rinnovo dei percorsi universitari per anticipare quello che verrà, dotando i giovani di competenze adeguate alla complessità del momento storico”. Auspicando, in conclusione, che “questo Territorio assuma, sempre più, la fisionomia di un umanesimo tecnologico”.
Concludendo, gli ospiti di Federmanager Bergamo hanno convenuto sul fatto che Impresa 4.0 è un'opportunità da cogliere, ma che per cavalcare quest'onda bisogna e bisognerà essere adeguatamente formati, oltre che dotati di versatilità e creatività. Non tanto su aspetti iperspecialistici quanto, piuttosto, su tematiche transettoriali.
Un aspetto, quest’ultimo, al centro dello stimolante intervento svolto da Roberto Pinto, docente dell’Università di Bergamo. “Se le tre precedenti ‘Rivoluzioni industriali’ sono state caratterizzate da un’unica tecnologia, quella che stiamo vivendo è più complessa perché caratterizzata da una riscoperta di tecnologie, decisamente più mature, destinate ad interagire fra loro”. E proprio questa considerazione ha offerto a Pinto il destro per una sottile, ma acuta, sottolineatura della differenza tra “complicato” e “complesso”. “L’automobile è un prodotto complicato, risultante dell’assemblaggio di conoscenze già codificate, comprese quelle riguardanti il software. La complessità, invece, si manifesta nel momento in cui le conoscenze già codificate interagiscono secondo modalità non predefinite”. E per governare al meglio “la complessità – è stata la sottolineatura conclusiva di Pinto – diverrà sempre più indispensabile il presidio congiunto di Tecnologie, Competenze e Processi”. Che, inesorabilmente, richiederanno Persone dotate di competenze e formazione crescenti.
01 gennaio 2018