Nell'industria si è tornati al lavoro
Confindustria ha pubblicato la quarta indagine sulle conseguenze della pandemia per le imprese. In aumento dal 73,8% all’85,2% le aziende totalmente aperte a luglio rispetto alla precedente rilevazione, mentre si sono ridotte le chiusure totali dal 5,9% al 1,6%.
A cura della redazione
La ripresa delle attività produttive è caratterizzata dal progressivo adattamento alla convivenza con il virus. Ecco gli aspetti rilevanti emersi dall’indagine.
Sebbene il quadro resti negativo rispetto al 2019 la situazione rilevata a luglio è in miglioramento rispetto al mese precedente. La perdita media del fatturato di giugno rispetto allo stesso mese del 2019 è stata del -24,5% (da -48,4% di aprile); mentre in termini di ore lavorate del -17,6% (da -46,3%).
Continua ad aumentare il numero di aziende aperte: l’85,2% delle imprese intervistate ha riaperto totalmente (in maggio erano il 73,8%) mentre il 12,9% lo ha fatto solo in parte (da 20,3%). Le aziende ancora chiuse sono l’1,6% (da 5,9%);
I dipendenti inattivi sono il 17,7%, in riduzione rispetto al 28,5% registrato nell’indagine precedente. L’utilizzo del telelavoro è diminuito, attestandosi al 19,2% dei dipendenti totali delle aziende intervistate (rispetto al 29,2% rilevato in precedenza);
Il numero dei dipendenti inattivi varia di regione in regione (con un picco del 48,1% in Campania) e di settore in settore (con un picco dell’87,7% per i servizi di alloggio e ristorazione). A fronte di una media del 10,4% di dipendenti che restano inattivi nella manifattura, i settori che stentano maggiormente a ripartire comprendono il comparto tessile (19,5%) e quello della carta (23,9%);
In calo, ma sempre elevato, il numero dei dipendenti delle aziende intervistate che potrebbe dover ricorrere ad ammortizzatori sociali (CIGO, FIS, etc.): il 13,0% in luglio da 37,6% in maggio. Anche in questo caso si rilevano variazioni regionali importanti con picchi del 30,9% in Piemonte e del 23,0% in Toscana.
Risulta evidente il bisogno di ulteriore sostegno per le imprese da parte delle istituzioni. È auspicabile che vi siano ancora provvedimenti per facilitare l’accesso alla liquidità e al credito, ma anche un alleggerimento della fiscalità o almeno un rinvio delle scadenze al 2021. Si richiede anche un prolungamento degli ammortizzatori sociali e di altre misure per rilanciare la domanda.
L’applicazione dei protocolli sanitari ha fatto sì che ci sia stato un aumento dei costi mensili sostenuti in media per lavoratore pari a 125 euro.
Anche nell’ultima indagine le aziende hanno dato la priorità alla riduzione dei costi fissi, scelta nel 23,5% dei casi, in aumento dalla terza indagine in cui era il 13,5%. In aumento anche l’obiettivo
di ampliare i target di mercato, scelto dal 17,9% dei rispondenti (a fronte di un 14,6% nella terza indagine). In calo invece il consolidamento dello smart working, la diversificazione dei mercati
esteri, l’ipotesi di scontistiche sui prezzi venduti e l’attesa del ritorno alla normalità.
Cliccando “Quarta indagine sugli effetti della Pandemia da Covid-19 per le imprese italiane” si accede alla pagina Confindustria dalla quale è possibile scaricare il rapporto completo.
01 agosto 2020