Sostenibilità, energia, chimica verde: eppur si muove

Da un convegno romano dell’AIDIC interessanti indicazioni su questo nuovo orientamento tecnologico.

Giuseppe Colombi

Consigliere ALDAI-Federmanager


Il convegno “Società sostenibile del futuro: il ruolo dell’ingegneria chimica” che l’AIDIC, storica associazione di settore, ha tenuto a fine gennaio a Roma nell'attraente cornice dell’Hotel Radisson Blue, aveva un’ambizione evidente e al contempo correva un rischio.
L’ambizione era quella di fare il punto su una prospettiva strategica ancora poco studiata anche dagli ingegneri chimici, il rischio era quello di risultare dispersivi. 
Possiamo concludere che l’obiettivo è stato raggiunto e il rischio evitato. Il merito va senz’altro all’eccellente lavoro dell’AIDIC, e in particolare di Gaetano Iaquaniello di KTI-Maire Tecnimont, che di questo convegno è stato l’anima organizzativa e culturale.
Dall’evento sono giunti messaggi importanti: un settore che si tendeva a considerare finora maturo e per così dire un po’ fuori moda, mostra grande vitalità, visione e volontà di giocare un ruolo essenziale nel futuro industriale nazionale e non solo. 
Gli ingegneri chimici sono attesi da sfide cruciali: certamente, la loro preparazione dovrà essere arricchita, modificata e adeguata alle nuove esigenze; in questo senso anche nell’università si riconosce un impegno evidente.

Circolarità

Il primo intervento, quello di Bela Kelemen, Presidente dell’Associazione Europea dei Raffinatori, si è posto il problema di come rendere “circolare” il percorso della CO2 in raffineria, attraverso una molteplicità di nuove tecnologie che rendano quei siti veri e propri “energy hubs”. 
Alessandro Blasi, un italiano che lavora per IEA, si è soffermato sulla “vendetta del downstream”, ovvero sulla nuova centralità delle tecnologie ambientali in raffineria rispetto alle esigenze di produzione, sinora predominanti. Più in generale, assistiamo a una crescente “decarbonizzazione” dell’industria, che ha trovato una tappa intermedia nell’evoluzione da carbone prima a idrocarburi liquidi e ora al gas naturale.
Quest’ultimo ormai copre in modo crescente anche le richieste che vengono dalla petrolchimica.
Interessante anche un suo accenno all’auto, quando ha sottolineato che un noto modello emette meno CO2 nella sua versione ibrida rispetto all’analoga versione elettrica, se si tiene in conto anche la CO2 prodotta dalla generazione elettrica partendo da fonti fossili.

Ingegneria chimica e transizione

Il rettore dell'Università di Trieste, Maurizio Fermeglia, dopo aver citato l’eccellente digitalizzazione del sistema energetico italiano e la necessità per l’ingegnere chimico di specializzarsi in nuove tecnologie non convenzionali, si è soffermato sull’indice di ritorno energetico (EROEI), ovvero il rapporto tra energia necessaria a produrre un certo vettore energetico ed energia resa disponibile. Se la produzione del petrolio in USA negli anni ’30 del ‘900 aveva indice 100, oggi l’olio da scisti o il biodiesel hanno EROEI da 1,3-1,5. In un sistema isolato come il globo, occorre dunque guardare all’unico contributo costante in entrata, ovvero l’irraggiamento solare. Fermeglia è convinto che l’innovazione principale verrà dalle nanotecnologie, che potrebbero essere strategiche per l’efficienza di conversione delle celle e per gli accumuli energetici. Ma, ha concluso, la vera sfida, più che tecnologica, è politica, in quanto questo settore potrà svilupparsi solo favorendo un vero e proprio nuovo modo di pensare.

Scenari energetici

La giornata si è poi strutturata in tre tavole rotonde. Nella prima, “Scenari energetici”, si sono esaminati gli sviluppi delle energie rinnovabili nel panorama nazionale e gli investimenti nel settore. ENI punta sul gas naturale e sul metanolo, si sente fortissima l’esigenza di semplificazione nelle autorizzazioni, il settore eolico prevede ancora grandi investimenti e tutti si concentrano sulle esigenze di trasformazione della rete elettrica, dal modello di produzione concentrata a quello di micro produttori diffusi sul territorio.
Luigi Napoli (Elettricità Futura) ha ricordato come ormai più di un milione di micro produttori siano collegati alla rete elettrica, mentre Giuseppe Bellussi (ENI) ha riproposto lo stoccaggio geologico della CO2, che altri peraltro considerano con minor favore.

Chimica Verde e bioraffinerie

Molto interessante anche la successiva sessione pomeridiana sulla Chimica Verde. Il rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, ha sottolineato l’esigenza di formare “ingegneri creativi”, attenti al costo sinora trascurato delle “diseconomie esterne” che pesano sull’ambiente umano, concentrati più sulla produzione che sulla finanza. E, questo davvero importante, capaci di andare oltre “una malintesa meritocrazia che genera populismo, divisione, perdita della competenza”. Secondo Saracco, ci sarà un grande futuro per l’elettrochimica, ma anche per la riconversione biologica della CO2 attraverso microrganismi geneticamente modificati, giungendo per queste vie a produrre persino idrocarburi.
Molto interessante la posizione di ENI: il Gruppo, ha detto il responsabile dei progetti di bioraffinerie Giacomo Rispoli, è impegnato nella riconversione “bio” dei siti di Gela e di Marghera. Posti di fronte all’esigenza di chiudere quelle due raffinerie, in ENI si sono resi conto che la riconversione “verde” (Eco-fining) costituiva un’alternativa “low-cost” capace di preservare produzioni e occupazione e di aprire un nuovo fronte strategico al Gruppo. La cosa fondamentale è risultata l’approvazione e il coinvolgimento pieno del vertice ENI nel progetto: la produzione di biodiesel dal riciclo di oli e grassi alimentari si sta materializzando. In parallelo, nel gruppo, anche Versalis sta sviluppando gomme da biotecnologia. 
A una specifica domanda, Rispoli ha sottolineato come l’utilizzo di biomasse in raffineria possa allargarsi in futuro anche al riutilizzo di 20 milioni di tonnellate annue di rifiuti solidi urbani, così da favorire una soluzione razionale a un problema complesso, che in Italia genera attualmente tante preoccupazioni.
Luigi Nataloni di Cereal Docks del Gruppo Cargill (leader mondiale della chimica di derivazione vetegale, amidi, mangimi e altri prodotti), ha sviluppato il suo intervento sull’efficienza energetica e sulla capacità di produrre con minori consumi di acqua, ovvero sul fatto che il miglioramento delle conoscenze e dell’uso degli enzimi favorisce la sostenibilità ambientale.

Mobilità sostenibile

Il confronto sulla Mobilità sostenibile ha degnamente concluso l’intensa giornata: l’introduzione di Giuseppe Ricci, Presidente di Confindustria Energia, ma pure uomo ENI, mirava a smentire la facile equivalenza che “mobilità sostenibile equivale ad auto elettrica”.
Decongestionare il traffico, limitare l’inquinamento atmosferico, decarbonizzare l’economia, sono obiettivi ottenibili in modi diversi, tecnologici, culturali e di organizzazione.
Dalla sua esposizione è emerso ad esempio che non sempre l’acquisto di costosi bus elettrici favorisce il miglioramento dell’inquinamento: poiché le risorse disponibili sono sempre scarse, con il più ridotto numero di nuovi bus acquisiti si rischia infatti di peggiorare l’età media del parco autobus, con un accresciuto danno ambientale.
Claudio Spinaci, dell’Unione Petrolifera, ha saputo smentire molti pregiudizi sui motori diesel, sottolineando la maggior efficienza e la ormai limitatissima emissività di quei motori.
Concorde anche Giuseppina Fusco (ACI), che ha sottolineato come ancora il petrolio copra in Europa il 93% del fabbisogno energetico dei trasporti, col risultato che non si può pensare a una singola tecnologia per trasformare il settore. 
Sofia Mannelli (Presidente Chimica verde), si è soffermata sull’avvicinamento tra agricoltura e industria e sulla valorizzazione del carbonio organico, da reintegrare nel suolo, in alternativa alla sua combustione. Di nuovo Ricci (Presidente Confindustria Energia) ha messo in guardia sui rischi di un troppo accelerato accrescimento della domanda elettrica. Ancora Spinaci ha suggerito di puntare sul Gas Naturale Liquefatto per il trasporto pesante e nel trasporto marittimo, pur rimarcando come almeno fino al 2050 la raffinazione petrolifera manterrà una insostituibile valenza strategica.
Ricci, che dell’AIDIC è anche Presidente, ha concluso sottolineando la necessità di riportare la competenza alla base del ragionamento, ridando funzione strategica agli ingegneri, facendo loro assumere e proporre alle istituzioni posizioni razionali e ben quantificate.

Il senso della giornata

Iaquaniello, nel concludere i lavori, si è riferito alla complessità delle tematiche coinvolte, che implica risposte non facili, che richiede nuovi ingegneri, specialmente di processo, con nuove competenze trasversali, nell’informatica come nella scienza dei materiali, e una certa riorganizzazione dei corsi.
Si può forse aggiungere, come dato che lascia spazio a qualche ottimismo, che il gruppo ENI appare intenzionato a giocare un ruolo forte in questo scenario. Se qualche anno fa la crisi di Versalis lasciava ipotizzare un disimpegno di quel gruppo, oggi invece, anche con l’acquisizione di Mossi & Ghisolfi, si può sperare che, direttamente dal vertice di San Donato, sia intervenuto un cambiamento strategico.
Poiché anche Enel appare interessata a una sua conversione “environmentally friendly”, si può auspicare che i due principali grandi gruppi nazionali si impegnino a fondo nella riconversione ambientale del Paese. E gli ingegneri chimici dovranno giocare un ruolo fondamentale in questa evoluzione.
Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013.

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