Commenti dei giovani manager

Abbiamo rivolto cinque domande a tre giovani colleghi per conoscere il loro contesto lavorativo, le motivazioni, il "sentiment", il contributo alla società e le sfide.

Quando sei diventata dirigente e con quale percorso?

Sono dirigente da due anni. La qualifica mi è stata data cambiando azienda, anzi gli avanzamenti di carriera sono sempre avvenuti con questa modalità. Certamente è stato un percorso fatto di sacrificio, volontà e passione per il proprio lavoro.

Ti piace fare il manager e perché?

Essere un manager è oggi molto complesso: occorre avere elevati skill professionali, ma anche le cosiddette “soft skill”. Inoltre bisogna avere conoscenza di tutti i processi della propria azienda, essere “open mind” verso i cambiamenti che la società moderna ci impone, portare valore aggiunto. Sicuramente essere un buon manager implica una quotidiana sfida con se stessi, voglia di crescere e migliorare.
Angela Melissari, 43 anni, Chief Compliance Manager MM SpA

Angela Melissari, 43 anni, Chief Compliance Manager MM SpA

Quale contributo deve portare oggi un manager in azienda?

Certamente oggi ai manager è richiesto di portare “valore aggiunto”: questo concetto, molto dibattuto, è certamente collegato al fattore economico, alla produttività di un’azienda. Reputo tuttavia che oggi quest’ idea si debba espandere: infatti un’azienda è fatta anche di capitale umano e occorre saper investire in ciò. Un bravo manager deve valorizzare le proprie risorse ispirandosi a regole legate alla meritocrazia, allo sviluppo della “singola persona” e soprattutto deve responsabilizzare il proprio team

Giovani e senior nel management e nel lavoro in generale: scontro o collaborazione?

Personalmente reputo necessaria la collaborazione fra giovani e senior: è dal confronto e dal dialogo fra le due generazioni che si traggono vantaggi e successo. Certamente non sempre il dialogo è semplice, poiché le visioni spesso sono diverse, ma questa diversità è la chiave per migliorarsi entrambi: i giovani hanno l’opportunità di apprendere il “know how” e i senior di vedere prospettive diverse. 

Come vedi il futuro a livello professionale?

Un crescendo di sfide da affrontare con impegno, tenacia, determinazione e passione: credo e sono impegnata nell’azienda, nel mio lavoro, nel “quid plus” che posso dare per contribuire al miglioramento della società e a ciò che posso ricevere per crescere come professionista e come persona.
Ali Berri, 42 anni Project Director ZTE Italia e Coordinatore Gruppo Giovani Dirigenti ALDAI-Federmanager

Ali Berri, 42 anni Project Director ZTE Italia e Coordinatore Gruppo Giovani Dirigenti ALDAI-Federmanager

Quando sei diventato dirigente e con quale percorso?

Sono dirigente dal 2017, dopo un percorso molto interessante ricoprendo diversi ruoli. Dopo il Master, Tecniche ed Economie delle Telecomunicazioni, conseguito presso l'Università di Padova ho iniziato la mia carriera lavorativa in Sirti SpA., società leader nel settore dell'impiantistica delle reti di telecomunicazioni, come Assistente Tecnico con la responsabilità di coordinare le attività del personale sociale e di subappalto. In seguito a quest'esperienza operativa in "cantiere", ho iniziato a ricoprire ruoli sempre di maggiore responsabilità partendo da quello che mi è stato più formativo, ma anche molto divertente, Ingegneria di Installazione, che prevedeva l’analisi e la razionalizzazione dei processi produttivi attraverso l’innovazione e l’implementazione dei nuovi modelli dell’organizzazione del lavoro, degli standard operativi e del relativo sistema informativo aziendale. Dopo 3 anni di responsabilità della Linea di Project Management della Rete d'Accesso, ho intrapreso un percorso commerciale, sempre in SIRTI, come Business Development Manager per l'estero, in particolare nel Medio Oriente, fino a concludere la mia carriera in Sirti come Branch Manager per l'Austria. Attualmente sono il Direttore Tecnico di ZTE Italia e mi occupo principalmente della gestione dei lavori relativi alla realizzazione delle reti FTTH. 

Ti piace fare il manager e perché?

Fare il manager significa avere delle sfide in continuazione, come la responsabilità per il raggiungimento degli obiettivi dell'azienda o la ricerca e l'implementazione delle soluzioni di miglioramento o semplicemente l'attuazione delle politiche aziendali. Mi piace tale responsabilità e non mi spaventa prendere delle decisioni.

Quale contributo deve portare oggi un manager in azienda?

Il contributo del manager in azienda oggi va oltre la sola esecuzione dei compiti. Essere manager oggi significa essere in grado di elaborare strategie, definire obiettivi, controllare i risultati, definire piani d'azione. In poche parole, non avere scuse per non far succedere le cose.

Giovani e senior nel management e nel lavoro in generale: scontro o collaborazione?

Collaborazione senza dubbio. 

Come vedi il futuro a livello professionale?

Coerentemente con il percorso perseguito finora, mi auguro di continuare a superare molte sfide professionali e dare un importante contributo alla "mia azienda".

Luca Ancona, 39 anni, Italy & Albania Business Development Manager Coca-Cola e Vicecoordinatore Gruppo Giovani Dirigenti ALDAI-Federmanager

Luca Ancona, 39 anni, Italy & Albania Business Development Manager Coca-Cola e Vicecoordinatore Gruppo Giovani Dirigenti ALDAI-Federmanager

Quando sei diventato dirigente e con quale percorso?

Sono diventato dirigente nel 2017 con un percorso marketing sia nel settore dell'elettronica di consumo, sia nei beni di largo consumo (FMCG). Ho ricoperto diverse posizioni in ambito marketing, sia a livello globale sia locale, per gruppi come: The Coca-Cola Company, Luigi Lavazza Spa e Samsung Electronics.. Recentemente ho iniziato un nuovo percorso professionale come responsabile Business Development. Ho vissuto e studiato in tre diversi Paesi europei oltre all’Italia e viaggiato in oltre 30 Paesi: è stato fondamentale per sviluppare sia una mentalità internazionale, sia una forte adattabilità a diversi contesti culturali e professionali

Ti piace fare il manager e perché?

Mi piace, soprattutto perché ho avuto la possibilità di lavorare per diverse aziende in modo olistico gestendo progetti relativi a prodotti esistenti e/o a lanci di nuove proposizioni in settori molto diversi tra loro. Ho potuto sempre constatare e gestire l’impatto delle scelte sull’intera organizzazione aziendale. Inoltre, l’essermi confrontato con diverse culture aziendali, europee e non e per aziende quotate e private, ha arricchito ulteriormente il bagaglio facendomi capire quanto le singole scelte possano avere risultati diversi sulla base della realtà aziendale.

Quale contributo deve portare oggi un manager in azienda?

Sulla base della mia esperienza i contributi sono soprattutto due: essere portatore di soluzioni facilitare, nella cultura di progetto, una visione organizzativa a 360°. Questi due elementi sono fortemente interrelati tra loro e devono lavorare in sinergia in modo da unire la sfera tecnica (le soluzioni) a quella organizzativa (l’azienda).

Giovani e senior nel management e nel lavoro in generale: scontro o collaborazione?

Mi sono misurato con realtà che favoriscono la collaborazione. Per me è sempre stato un elemento fondamentale visto che sono quasi sempre stato il più giovane membro del team a parità di grado o di funzione. Ho capito che ci sono due elementi fondanti per costruire questa collaborazione: in primo luogo umiltà e capacità di ascolto a tutti i livelli e in secondo luogo una cultura aziendale incentrata sul team, che faciliti quindi lo scambio. 

Come vedi il futuro a livello professionale?

Sempre più interdisciplinare e connesso, non solo in senso tecnologico. Il vantaggio competitivo in un manager risiederà sempre più nella sua capacità di avere un approccio multidisciplinare ai problemi e relative soluzioni e nel suo saper immaginare l’organizzazione a breve termine. Questi saranno due ingredienti fondamentali per leggere scenari sempre più complessi e scegliere la migliore alternativa, per la propria organizzazione, tra le tante possibili. Il tutto in un costante ciclo di apprendimento.

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