Cosa si chiede ai manager del post-Covid

Ascoltiamo la voce dell'imprenditrice Presidente Gefran Maria Chiara Franceschetti

Sara Cattaneo

Associata ALDAI-Federmanager e componente del comitato di redazione Dirigenti Industria
Nella nostra rivista abbiamo dato ampio spazio alla voce di noi manager, alle nostre analisi tecniche e alle nostre opinioni, ma per essere efficaci dobbiamo presentare proposte che sappiano anche incontrare i bisogni e le aspettative dei nostri primi clienti: le imprese.

Ecco perché vogliamo aprire il dialogo con gli imprenditori pubblicando interviste e articoli dedicati alle loro opinioni e alle loro aspettative nei confronti del management italiano.


Apriamo con l’intervista a Maria Chiara Franceschetti, Presidente di Gefran.
 

Per chi non la conoscesse, Gefran è una multinazionale italiana di circa 800 dipendenti, specializzata nella produzione di sensori e componenti per l’automazione e il controllo dei processi industriali.
L’ Headquarter è italiano a Provaglio d’Iseo (BS), ma il gruppo opera su scala globale con sedi produttive sia europee (Italia, Germania, Svizzera) che intercontinentali (USA, Cina, India, Brasile), e una ancor più diramata la filiera commerciale.

Gefran negli ultimi anni è stata caratterizzata da una forte spinta tecnologica e innovativa; inoltre per il terzo anno consecutivo si è distinta anche per aver conseguito il prestigioso premio Best Job Italia, assegnato dall’ ITQF (Istituto Tedesco Qualità e Finanza) come eccellenza in ambito di cultura aziendale, welfare e opportunità di carriera.

Tutto questo rende la presidenza del gruppo Gefran un interlocutore particolarmente interessante e con cognizione di causa ai fini di capire le aspettative verso i dirigenti industriali italiani, soprattutto in un contesto complesso come quello di oggi.

Riportiamo di seguito la sintesi dell’intervista alla Dott.ssa Franceschetti.

Con riferimento al settore industriale, quali sono i fattori su cui far leva per facilitare la ripresa e l’uscita dall’attuale crisi economica e sociale?

Secondo la dott.ssa Franceschetti ci sono alcuni elementi chiave su cui riflettere.

Il sostegno alle imprese e gli incentivi per gli investimenti: nel periodo in cui ci troviamo, infatti, il settore industriale ricopre un ruolo determinante nel tessuto sociale italiano, in grado di creare molta occupazione diretta nonché un importante indotto,  e di tornare oggi più che mai a far leva su una supply-chain italiana/locale per ovviare a quelle problematiche che la pandemia ha evidenziato soprattutto nei contesti più globali, caratterizzati da forniture estere e produzioni delocalizzate. Per poter però sfruttare a vantaggio del tessuto sociale questa opportunità, le imprese hanno bisogno di sostegno agli investimenti. 
La digitalizzazione: la trasformazione digitale deve essere vista come un progetto di lungo periodo, non come un espediente momentaneo per fronteggiare la crisi causata dal Covid. Per poter far questo, i manager devono rafforzare la propria formazione e accelerare la propria curva di apprendimento.
 
L’innovazione: particolarmente interessante il concetto di “essere aperti alle contaminazioni dall’esterno”, ovvero essere disposti ad assorbire nuove proposte e idee, senza preconcetti, sia in merito al prodotto da sviluppare che ai processi (a riprova di quanto Gefran creda in questo concetto infatti c’è l’iniziativa INNOWAY, l’innovation experience dedicatata agli studenti universitari, manager del futuro, in cui l’azienda mette a disposizione risorse e know-how per trasformare un’idea brillante in un progetto concreto).

La Presidente Franceschetti ha sottolineato con forza il legame tra i concetti di Digitalizzazione ed Innovazione e le persone, i manager, vera risorsa ci sui ogni azienda deve puntare, persone che devono avere la giusta attitudine, valori condivisi, capacità di restare aperte a nuove idee e soprattutto una spiccata capacità decisionale.

La fine della pandemia corrisponderà (nei limiti del possibile) al ritorno a una realtà industriale simile a quella precedente o dobbiamo aspettarci dei cambiamenti permanenti (per esempio l’utilizzo dello Smar Working, ecc)?

Nel credere fortemente che sarebbe ingenuo pensare di tornare a una realtà simile a quella del pre-Covid, la presidenza del gruppo Gefran sottolinea come questo possa rappresentare anche un’opportunità. 

Lo Smart Working, per esempio, permette senza dubbio l’eliminazione di alcune inefficienze, e per questo il suo utilizzo resterà un’arma efficace anche nel post-pandemia. 
Certo, d’altra parte, lo stesso remote working ci ha portato alcuni insegnamenti importanti, facendo emergere ancor di più i valori della relazione umana, quelli più vicini alla sfera emotiva e all’energia che solo un meeting in presenza può provocare, e che nessuna videoconference o nessuna macchina potrà mai sostituire … ecco dunque che ci si aspetterà dal management la capacità di riconoscere e coltivare ancor di più quegli aspetti empatici e relazionali che permettono di ottimizzare i risultati in tutti i campi (con i clienti, con il team, con la forza lavoro, ecc..), la cosiddetta emotional intelligence.

Quali sono le caratteristiche che i manager del post-Covid dovranno avere per supportare al meglio le proprie aziende in questa delicata fase di transizione?

La dott.ssa Franceschetti sottolinea come le aziende ora più che mai abbiano bisogno di manager in grado di prendere decisioni, consapevoli e ben ponderate ma altresì veloci, nonostante talvolta ci sia un esiguo numero di informazioni disponibili a supporto. Servono persone in grado di sviluppare piani a lungo termine, chiari e strutturati, ma d’altra parte anche capaci di gestire il cambiamento, l’imprevisto, flessibili quindi nel saper adattare i programmi ai nuovi elementi emersi. Ciò non vuol dire che la strategia debba essere solo quella di saper reagire agli eventi; al contrario si conta sulla capacità dei propri dirigenti di leggere e interpretare in anticipo i segnali in arrivo dal mondo esterno, in modo da prevedere il più possibile i cambiamenti dell’ambiente intorno, attraverso un’attenta analisi del rischio. 

C’è inoltre bisogno di manager che sappiano semplificare i processi, promuovendo il miglioramento continuo e lo scambio quotidiano di best practice.

Non ultimo, bisogna incoraggiare il supporto reciproco tra generazioni diverse di manager, in modo che l’esperienza dei "veterani" possa fondersi bene con l’ambizione e la propensione alla tecnologia dei più giovani, dando vita a un perfetto connubio di competenze. 
Gli industriali italiani hanno bisogno di persone che sappiano fare la differenza.
 

Quali saranno le sfide più grandi per i manager del post-Covid?

La Presidente Franceschetti ritiene che, in un momento come questo, caratterizzato da una crisi economica e sociale di enorme portata, i manager dovranno trovare, nonostante tutto, il coraggio di guardare al futuro, per poter prendere le migliori decisioni e guidare i propri team, talvolta anche con audacia, nella direzione del sostenibile. E torna nuovamente a citare la necessità di saper prendere decisioni in un mondo incerto e in continuo mutamento, di saper valutare e accettare i rischi, e di farsi carico delle proprie scelte. In altre parole, i manager dovranno saper essere leader.

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