Quale visione ed energie per l’Italia ?

Lo chiediamo al “collega” Stefano Parisi cercando di capire quale visione, in termini manageriali, intende proporre e quale piano operativo per il futuro del Paese.

 

Franco Del Vecchio 

Consigliere ALDAI Federmanager e Segretario CIDA Lombardia - lombardia@cida.it

Il 60 anniversario dei trattati di Roma è l’occasione per riscaldare il dibattito sull’Europa e la necessità di conciliare visioni politiche nobili con l’economia del nostro Paese: concretezza economica che non sembra essere fra le priorità del dibattiti che evitano di prendere coscienza della realtà oggettiva del Paese; tasso di occupazione del 57,7%, posizionato fra la Polonia al 64,3% e la Turchia al 52%; debito pubblico in continua crescita, che rappresenta l’eredità che consegneremo alle nuove generazioni; progressivo impoverimento del Paese, che deve ancora recuperare il 7% del PIL per tornare ai livelli di 10 anni fa.
Sebbene l’associazione dei manager sia apolitica, e rispetti i valori di tutte le rappresentanze democratiche del Paese, ritiene importante favorire le informazioni e le proposte dei protagonisti, nel contesto di pragmatismo e concretezza, che caratterizza la rivista Dirigenti Industria, senza scoop e polemiche per esigenze di tiratura.
In tale contesto, l’intervista a Stefano Parisi, manager di esperienza pubblica e privata, ha l’obiettivo di condividere informazioni oggettive sulle proposte per il futuro del Paese, ma prima di iniziare merita conoscere in sintesi la biografia.

Nato a Roma nel ’56 Stefano Parisi si laurea in Economia e Commercio all'Università La Sapienza ed entra nel mondo del lavoro ottenendo un impiego presso l'ufficio studi della Cgil. Nell’84 diventa Capo della Segreteria Tecnica del Ministero del Lavoro, per passare nell’88 alla Vicepresidenza del Consiglio dei Ministri e svolgere lo stesso ruolo presso il Ministero degli Affari Esteri l’anno successivo. Nel ‘92 è Capo del Dipartimento per gli Affari Economici della Presidenza del Consiglio dei Ministri, mentre due anni più tardi viene scelto come Segretario Generale del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni. Dopo una serie di altri significativi incarichi nell’organizzazione della Presidenza del Consiglio e in RAI, diventa nel ’97 Direttore Generale, del Comune di Milano, carica assunta 12 anni dopo da Beppe Sala. Nel 2000 Parisi assume la carica di Direttore Generale di Confindustria e nel 2004 è nominato Direttore Generale e Amministratore Delegato di Fastweb, occupandosi di gestire il processo di espansione della società su scala nazionale. Nel 2009 diventa Presidente di Assotelecomunicazioni-Asstel, poi Senior Advisor per l'Italia della Royal Bank of Scotland e nel 2012 passa alla guida di Chili Tv, per ritornare in politica candidandosi per la carica di Sindaco di Milano.

Il 2 marzo dello scorso anno Stefano Parisi ha incontrato gli associati ALDAI per condividere il programma di candidato sindaco, le cui elezioni sono state favorevoli nel ballottaggio all’altro collega manager Beppe Sala, per il 3,4% dei voti.

Le domande a Stefano Parisi

L’Italia, secondo Paese manifatturiero europeo, è al bivio: vuole accettare le sfide del futuro collaborando con i partner europei, impegnandosi nel percorso di allineamento e rinascimento, o preferisce continuare a dar retta alle “beghe” politiche e alle “mode” di turno perdendo di vista l’interesse complessivo della collettività e spingendo il Paese verso la deriva e l’isolamento ? Cosa ne pensa Stefano Parisi ?
Diciamo subito una cosa: l’Europa va cambiata. Oggi è percepita come un elefante burocratico, un insieme di tecnocrati che vorrebbero appiattire le peculiarità del nostro Paese, una costruzione costosa e inutile. Non aiuta il nostro sviluppo e non ci rende più sicuri contro i rischi legati al terrorismo. Va cambiata profondamente. Ma sono anche convinto che nonostante le inadeguatezze, l’Unione Europea rappresenti un’opportunità e il più importante e ambizioso progetto politico, sociale ed economico dei nostri anni. Collaborare alla riuscita di questa iniziativa rappresenta una sfida per il nostro Paese, per la sua classe dirigente e per tutti gli italiani. L’Italia ha bisogno dell’Europa così come quest’ultima ha bisogno dell’Italia. C’è un grande lavoro da fare e noi siamo pronti a farlo. La nostra parola d’ordine RICOSTRUIRE! avrà una importante declinazione continentale.

Quali sono le proposte concrete di Parisi per il futuro dell’Europa in termini politici, economici e operativi (quali deleghe di rappresentanza, difesa, politica estera, etc. ) e quale ruolo dell’Italia, dovrebbe essere riconosciuto ed apprezzato dagli altri Paesi europei ?
Il problema dell’Europa è la sua debolezza, la sua inconsistenza. Oggi l’Europa conta poco nel panorama mondiale. Oltretutto gli Stati Uniti con Trump si sono disimpegnati, non sono più al nostro fianco come prima. E’ il momento di avere coraggio e di decidere cosa vogliamo essere. Serve una unità economica vera, che sia non solo monetaria ma anche fiscale, serve una difesa comune ed una politica estera comune, che sappia far fronte alla grande questione dell’immigrazione. Altrimenti saranno le forze antieuropeiste a prevalere. Le élite parlano di populismo quando non sono d’accordo con le scelte degli elettori. La Brexit è la conseguenza del voto popolare e il voto popolare va rispettato. Per convincere le persone dell’importanza di stare in Europa servono proposte concrete. I nazionalismi, le divisioni e i contrasti vanno combattuti con una politica capace di dare risposte concrete e speranze ai cittadini. L’Europa deve diventare un soggetto politico capace di misurarsi con le sfide che caratterizzano questi anni.  Energie per l’Italia lavora per un rinnovamento che deve coinvolgere anche l’Europa.

Insomma, cosa dovrebbe fare l’Italia per non perdere il treno dell’Europa ?
Mandare in Europa persone competenti, motivate, di qualità. Ed essere autorevoli. Non come ha fatto Renzi, che ha sprecato in bonus elettorali i 26 mililiardi di euro di flessibilità che l’Europa aveva concesso. Bisogna iniziare una volta per tutte a sistemare le cose di casa nostra, cioè fare i conti con il nostro abnorme debito pubblico che ci rende deboli e vulnerabili, altro che chiedere flessibilità. In altri termini si tratta anche qui di RICOSTRUIRE.

La globalizzazione generata dalla libera circolazione delle persone, delle idee e del denaro ha favorito ed accelerato la polarizzazione socio-economica nei territori che offrono maggiori opportunità e prospettive: new business in Silicon Valley, elettronica in Far East, etc. quali valori distintivi saranno alla base della futura generazione della ricchezza Italiana e quali eccellenze dovremmo sviluppare? 
La globalizzazione non è una novità. Il mondo che conosciamo è destinato a cambiare radicalmente. Gli italiani devono decidere se subire passivamente questa rivoluzione o, al contrario, parteciparvi per trarne profitto e prosperità. Le eccellenze alle quali lei fa riferimento sono quelle del made in Italy che ogni giorno batte un nuovo record di presenza nei mercati del mondo nonostante l’inadeguatezza della politica. Abbiamo un patrimonio alimentare, storico, artistico e paesaggistico che richiede una vera e propria politica dedicata al turismo che deve portarci nel medio periodo ad essere primi in Europa per ospiti e giro di affari. Quest’ultimo obiettivo deve diventare una priorità strategica del Paese perché rappresenta una delle maggiori opportunità di sviluppo che possiamo e dobbiamo perseguire. Dal Duomo a Santa Maria Novella a Riace, passando per Venezia, per la Valle del Po, la Romagna e la Sicilia dobbiamo impegnarci anche qui per RICOSTRUIRE. Anche l’agricoltura è un settore sul quale scommettere e poi l’edilizia, che significa rigenerare il nostro patrimonio abitativo anche dal punto di vista ambientale e mettere in sicurezza gli edifici per non trovarci punto e da capo dopo ogni terremoto.

Quali iniziative concrete propone per attratte talenti, iniziative e capitali ? 
Snellire la burocrazia e dare certezza del diritto: questo è fondamentale per attrarre capitali. Altrimenti le imprese scappano dove trovano condizioni migliori. Per attrarre talenti servono servizi efficienti - trasporto pubblico, scuola, sanità - determinanti per la qualità della vita. E poi serve sicurezza. Possiamo essere vincenti quanto ad attrattività, come dimostra la presenza di centinaia di multinazionali che investono in Italia nei settori del lusso e del medium hi tech nei quali primeggiamo. Questo è il dato positivo. Quello negativo è costituito dal fatto che tutto ciò avviene sulla base di un approccio “fai da te”. Manca una politica di lungo periodo e coerente. Manca un disegno strategico nazionale declinato non solo per le neo aree metropolitane, ma anche per i cento territori competitivi che costituiscono l’Italia che eccelle. Serve un progetto, nazionale e locale allo stesso tempo, capace di mettere al lavoro queste energie.

Un numero crescente di manager si trasferisce all’estero in cerca di migliori prospettive occupazionali ed il loro successo dimostra la validità delle competenze e del capitale umano che costituisce patrimonio del Paese. Quale contributo si aspetta dalla classe manageriale e quali prospettive intende offrire per motivare l’investimento della propria vita nel Bel Paese? 
Cresce il numero dei manager che maturano esperienze all’estero. Certo speriamo che poi tornino in Italia! Cresce il ruolo dei dirigenti italiani o di origine italiana nelle top 500 di Fortune, cresce la professionalità manageriale nelle nostre multinazionali. Dobbiamo avere maggiore cultura internazionale e piena consapevolezza sia del nostro valore, sia della necessità di migliorare ancora la nostra cultura interdisciplinare e la nostra adattabilità. In questo i dirigenti italiani sono imbattibili, lo sappiamo. Quanto all’attrattività credo che il nodo centrale sia rappresentato dal livello delle nostre università e dalla capacità di offrire possibilità di vita e di carriere anche nelle cento province che formano il nostro Paese e che offrono una alta qualità della vita. RICOSTRUIRE significa, in questo caso, saper sviluppare adeguate, efficaci e ben coordinate iniziative di marketing territoriale.

Quando le risorse non bastano il buon padre di famiglia, per far tornare i conti: taglia le spese superflue e improduttive, aumenta per quanto possibile le entrate stimolando maggiore occupazione e reddito dei familiari, ricorre ai prestiti per far fronte agli investimenti determinanti per il benessere futuro, evitando prestiti per la spesa corrente. Quali sono le priorità di Stefano Parisi per sistemare i conti dell’Italia e ridurne il debito pubblico ?
Due sole cose sono irrinunciabili: la prima, è il coraggio di dire agli italiani la verità, è cioè che per rimettere a posto il Paese serve tempo, non basta una finanziaria o qualche slogan; la seconda è dichiarare guerra al debito pubblico tagliando drasticamente la spesa improduttiva per liberare risorse capaci di creare ricchezza

Quali interventi pubblici e investimenti ritiene determinanti per lo sviluppo del Paese ? (infrastrutture, semplificazione burocratica, riduzione del cuneo fiscale e della tassazione sulle imprese, …) 
Un fisco che non mette al tappeto le imprese, un progetto di digitalizzazione per far ripartire la pubblica amministrazione e l’education.

Nel caso si dovesse far fronte ad esigenze di cassa dello Stato ricorrerebbe all’aumento della fiscalità, al taglio delle pensioni o al taglio delle spese?
La terza che ha richiamato nella sua domanda è la nostra opzione strategica.

Quali energie per l’Italia ritiene patrimonio del Paese ed intende aggregare ?
Ci interessa l’enorme giacimento di energie che giacciono nel Paese, sepolte dall’incuria, dal malgoverno, dalla sfiducia, da un’antipolitica divenuta di maniera. Dagli imprenditori dei cento distretti industriali alla vitalità del terzo settore, dalle aree metropolitane emergenti a una nuova generazione di agricoltori, dalle professioni stanche di protezioni antistoriche ai giovani, soprattutto quelli del Mezzogiorno che si inventano giorno dopo giorno una vita. Servono tutti gli italiani di buona volontà che non solo sono tanti, ma sono anche straordinari, solo che fanno fatica a diventare un soggetto politico capace di incidere nelle sorti del Paese.

Infine una domanda personale: quale approccio preferisce fra la ricerca del consenso e sostegno basato sulla: validità delle proprie proposte e sui propri meriti, rispetto al discredito e delegittimazione delle altre forze politiche ? 
Guardo agli altri partiti e movimenti con attenzione e interesse, ne ho rispetto, ma non ho dubbi che per RICOSTRUIRE l’Italia noi dobbiamo andare per la nostra strada che è esattamente quella degli italiani che sognano un futuro migliore. Detto questo Energie per l’Italia è aperto a tutti coloro che voglio rinnovare la politica e il Paese.

Sabato 1 aprile a Roma (Hotel Ergife) Parisi lancia il suo movimento politico Energie PER l'Italia in una convention con persone da tutta Italia. Sarà la sintesi del lavoro programmatico e di presenza sui territori fatto in questi mesi, dopo la prima conferenza Megawatt a Milano nel settembre scorso. 
Energie per l'Italia si propone come movimento liberale e popolare, aperto, riformista, democratico che si colloca nel centrodestra, si propone di rigenerare la politica con idee nuove e persone oneste e competenti per rilanciare il Paese con proposte concrete, taglio della spesa pubblica e taglio delle tasse.

Nel ringraziare Stefano Parisi per l'intervista, mi rendo conto quanto sia oggi impegnativo ricostruire il clima di fiducia. Le sfide si chiamano: occupazione, PIL, debito pubblico, certezza del diritto, possibilità di realizzare il proprio sogno di vita. Spero che il movimento sia in grado di coniugare la visione con la necessaria concretezza manageriale, per rispondere alle legittime aspirazioni di coloro che si impegnano, nelle imprese manifatturiere, nel terziario avanzato e nel pubblico, per il rinascimento del Paese.

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