Ripartire in sicurezza
Come orientarsi tra i protocolli sanitari e le norme anti contagio da covid-19 per adeguare gli ambienti di lavoro.
Guido Petronici
Dirigente socio ALDAI - Federmanager g.petronici@paolorolandoeventi.it
Con la riapertura di molte aziende (le cui attività “non essenziali” erano state bloccate lo scorso 23 marzo) si è parlato molto di protocolli sanitari e di misure da porre in atto per contenere il contagio nei luoghi di lavoro. Come noto, ciò ha portato alla pubblicazione, da parte dell’INAIL, di documenti tecnici, nei quali sono contenute le linee guida di carattere generale per affrontare le singole situazioni.
La grande attenzione al mondo del lavoro è giustificata, oltre che da evidenti necessità di salute pubblica in generale, anche dalle peculiarità dell’attività lavorativa per quanto riguarda il pericolo della diffusione del virus. Capire bene questo punto è fondamentale per prendere decisioni corrette e per mettere in atto le misure più adeguate.
Il rischio di contagio è direttamente correlato a quattro fattori:
- Esposizione
- Prossimità
- Aggregazione
- Tempo
L’esposizione è la probabilità di venire a contatto con una fonte di contagio, che può essere una persona (malata o portatrice sana del virus) oppure un oggetto (mascherine usate, rifiuti sanitari o comunque qualsiasi cosa che possa essere stata esposta alle goccioline che tutti emettiamo con il respiro, le cosiddette droplets).
La prossimità è la distanza che teniamo dalle altre persone e, dunque, dalle potenziali fonti di esposizione.
L’aggregazione è, per così dire, “l’intensità” con cui veniamo a contatto con altri soggetti, diversi dal gruppo ristretto di cui facciamo parte (famiglia o colleghi di ufficio).
Il tempo, intuitivamente, indica quanto a lungo si protraggono i tre precedenti fattori che favoriscono il contagio.
Appare dunque chiaro che il luogo di lavoro ha potenzialmente un alto tasso di rischio, in quanto aumenta la probabilità di venire a contatto con fonti di contagio, può richiedere una distanza ravvicinata tra persone, può comportare il contatto con soggetti terzi (fornitori, clienti) e implica il perdurare di queste condizioni per diverse ore al giorno.
Come indicato dal documento tecnico dell’INAIL per i luoghi di lavoro, le azioni da intraprendere per contenere il rischio di contagio si possono classificare in misure organizzative e misure di prevenzione e protezione.
Tra le prime, oltre all’adozione di modelli di lavoro smart e di orari flessibili, è di fondamentale importanza la gestione degli spazi, che devono essere ripensati in modo da ottenere il maggior distanziamento possibile tra le persone. Chiaramente, questo obiettivo verrà perseguito compatibilmente con il tipo di lavoro svolto e con la struttura dell’azienda.
Per esempio, nel caso di uffici, sono tanti i vincoli di cui tener conto e non si può certo pensare di stravolgere un layout, che dipende dal mobilio esistente oltre che da molte esigenze impiantistiche (prese di corrente, prese di rete, punti luce).
Tra le misure di prevenzione sono comprese tutte le attività di formazione e informazione delle persone e le pratiche di igienizzazione e sanificazione degli ambienti.
Le misure di protezione si concretizzano nell’adozione di tutti i dispositivi che, appunto, proteggono l’individuo (DPI) o la singola postazione di lavoro. A titolo esemplificativo: mascherine, guanti, visiere paraspruzzi, barriere in plexiglass, distanziatori, etc.
E’ chiaro che conciliare la tutela della salute delle persone con i vincoli fisici dell’ambiente di lavoro e le necessità operative può non essere facile: oltre alle già citate esigenze impiantistiche, infatti, possono sorgere problematiche legate semplicemente al fatto che non si dispone degli spazi sufficienti per assicurare, anche sul posto di lavoro, quel distanziamento sociale che è riconosciuto da tutti essere la migliore misura anti contagio.
In questi casi può essere proficuo il supporto di un esperto, che adotterà un approccio sistemico per risolvere il problema e proporrà una soluzione integrata e su misura: infatti deve essere chiaro da subito che, per mettere in atto un’efficace strategia di contenimento del contagio, non basta riempire gli uffici di barriere, imporre un uso indiscriminato delle mascherine o – anche potendolo fare – distanziare le persone, ma senza criterio.
Ciò che fa la differenza, coniugando sicurezza, comfort delle persone e rispetto degli ambienti, è una soluzione nella quale le misure adottate si integrano e si completano, potenziandosi reciprocamente. Solo così si otterrà un risultato che, oltre ad essere conforme alle prescrizioni sanitarie, sia ben accolto e quindi, in ultima analisi, correttamente implementato.
Viceversa, creando un ambiente di lavoro poco confortevole, poco idoneo alle attività da svolgere o – peggio – percepito come poco sicuro, si rischia di creare una situazione che, pur essendo formalmente "compliance" con le norme anti contagio, in realtà non tarderà ad essere osteggiato.