Un bazooka contro l’evasione fiscale
Occorre integrare i controlli sul reddito con un controllo automatico sull’incremento della proprietà
Giorgio de Varda
Socio ALDAI-Federmanager Coordinatore del CADD (Centro Analisi Dati Dirigenti) - giorgio.devarda@gmail.com
La pandemia da Covid-19, il feroce nemico che in questo terribile momento sta imperversando nel nostro Paese, attenta prima di tutto alla nostra salute e poi anche al nostro benessere economico, ma al contempo offre anche la grande e innovativa possibilità di poter rendere più giusti ed equi alcuni principi su cui si basa la convivenza civile.
Uno dei fondamenti di questa convivenza è certamente il patto fiscale tra i cittadini e lo Stato. Chi volontariamente e fraudolentemente non lo rispetta non è degno di rispetto, né della protezione dello Stato.
Nell’attuale fase della pandemia stiamo facendo cadere a pioggia una grande quantità di helicopter money sulla nostra esausta economia. Parte di questo denaro può provenire dai contributi di solidarietà che l'Europa ci sta offrendo, ma è chiaro che per evitare i devastanti effetti di un ingigantimento del debito pubblico sui nostri figli e nipoti si dovranno quanto prima procurare nuove entrate allo Stato. Si presenterà quindi l’occasione per basare queste nuove entrate su solidi principi economici e di giustizia sociale. Il primo di questi è sicuramente riprendere i soldi dall'enorme evasione fiscale, la cui dimensione è stimata in 120 miliardi di euro all’anno che vengono sottratti fraudolentemente al Paese.
Sì, ma come?
Prima considerazione: il clima politico è favorevole, in quanto la lotta all'evasione fiscale è uno dei pochi temi su cui vi è piena concordanza nelle attuali forze di governo.
Seconda considerazione: questo tema atavico può essere oggi affrontato con concetti relativamente nuovi, in quanto sono a disposizione tecnologie più evolute, in linea coi tempi, partendo dalla digitalizzazione, che sta diventando pervasiva in molteplici campi. Quasi ogni transizione finanziaria è oggi digitale e quindi in grado di alimentare enormi database fiscali. Di questo si sono sicuramente accorti i 4 milioni di contribuenti che hanno usato la dichiarazione IRPEF precompilata e quelli che hanno richiesto un ISEE precompilato sul sito dell'INPS. Anch'io ho potuto verificare che tutti i beni immobiliari e mobiliare posseduti al 31 dicembre sono tracciati, dividendo secondo le modalità dell’ISEE fra depositi in conto corrente e depositi in titoli (sebbene nel mio caso con alcuni errori); è prevista anche la valorizzazione del possesso di quote di società non quotate.
Si può quindi concludere che già ora lo Stato possiede un database contenente i fondamentali dati patrimoniali certificati di ogni cittadino così come definiti nel catasto immobiliare o nel pubblico registro automobilistico, oppure forniti da ogni intermediario bancario o finanziario che sia obbligato alla denuncia annuale dei dati patrimoniali dei clienti.
Si consideri anche che ogni Stato dell’Unione Europea è tenuto a comunicare lo stato patrimoniale dei cittadini europei non residenti allo Stato di residenza.
Naturalmente lo Stato non conosce il patrimonio che è custodito nelle cassette di sicurezza o in casa, trattandosi ad esempio di opere d'arte o di gioielli, così come ovviamente non conosce i patrimoni posseduti in maniera illegale.
Anche le spese, con la progressiva abolizione del contante e con gli incentivi all'uso della moneta elettronica, sono già ora in gran parte tracciabili.
Si noti che questa progressiva digitalizzazione delle entrate, delle uscite e del patrimonio di ogni cittadino con conseguente tracciabilità fiscale rappresenta un edificio costruito durante parecchi anni, che risulterà molto solido una volta messi a punto alcuni ulteriori semplici strumenti, come rendere in qualche modo parlanti le transazioni in denaro in forma elettronica, obbligatoriamente almeno per le cifre più consistenti, per esempio applicando un codice che chiarisca di che tipo di transizione si tratti, qualora ciò non risulti già evidente (come nel caso di società o enti commerciali).
A questo punto tutto sarebbe pronto per tirare la rete In cui dovrebbero incappare almeno i grandi evasori che non sarebbero in grado affatto di soddisfare l’elementare bilancio che dovrebbe legare, ad esempio in uno o più anni, in ogni entità economica il patrimonio, la somma delle entrate e quella delle uscite.
Naturalmente la congruenza fiscale dovrebbe essere controllata automaticamente, eventualmente prendendo in considerazione anche il nucleo familiare come si fa per l'ISEE. In altre parole, i normali controlli che il fisco fa sui flussi di entrata di ogni contribuente andrebbero integrati con un controllo automatico sul patrimonio, non certo per tassarlo, ma per verificare la congruenza fiscale del soggetto. Qualora la congruenza non sia verificata in maniera automatica, né possa essere spiegata in alcun modo attraverso un accertamento fiscale, l’incremento di proprietà potrebbe avere conseguenze non piacevoli, un po' in linea con quanto avviene con i patrimoni mafiosi che possono essere confiscati.
Si tenga anche presente che tra le leggi fondamentali dell’Unione Europea rientra la piena tutela della proprietà, purché legalmente acquisita.
L'evasore fiscale o il riciclatore non potrà certo essere in grado di certificare l'origine legale del sopradetto incremento di proprietà e quindi correrà il grandissimo rischio che sia messa in discussione la sua stessa proprietà.
In definitiva ci vogliono tre cose.
La prima è rendere subito trasparenti al cittadino tutti i suoi dati patrimoniali posseduti dal fisco, integrando i dati immobiliari accessibili dal cassetto fiscale di ognuno.
La seconda è di fornire pubblicamente tali dati aggregati per poter costruire, in analogia a quanto fa Itinerari Previdenziali sulla segmentazione dei contribuenti Irpef, una analoga segmentazione dei patrimoni, magari legandoli ai rispettivi redditi.
La terza è attuare finalmente il controllo legale sulla proprietà come sopra descritto, che a questo punto diventerebbe un vero e proprio bazooka che spara sul carro armato dell'evasione fiscale. Mi piace infine ricordare che, sempre su questa rivista, questo scenario era già stato prefigurato nel 2017 nell’articolo Fisco 4.0.