Quale rappresentanza dei manager?
In un contesto sempre più complesso e in evoluzione è necessario un confronto con gli associati per capire le aspettative, cioè cosa si aspettano dalle Organizzazioni di rappresentanza della categoria.
Franco Del Vecchio
Segretario CIDA Lombardia - lombardia@cida.it
Le Associazioni dei dirigenti sono nate nel dopoguerra per dare identità e ruolo sociale alla categoria, difenderne e tutelarne i diritti, sviluppare i servizi per il welfare e contribuire in modo organico alla ricostruzione del Paese.
Oggi, come allora, ci aspettiamo dagli organi di rappresentanza molteplici risultati. Però dopo 70 anni è cambiato il contesto economico, sociale e di organizzazione del lavoro, con profonde implicazioni sui profili manageriali che richiedono un ruolo di rappresentanza più moderno, allineato alle aspettative dei manager di oggi e domani.
Nella recente intervista al magazine “Senzafiltro” Franco Tatò, manager di spicco Olivetti ed Enel, con grande esperienza internazionale, così commenta il contesto nostrano:
“Fare il manager in Italia è un lavoro difficilissimo perché per decidere ogni cosa occorre superare una marea di ostacoli e, se non sei un grande atleta delle imprese, non ce la puoi fare. Ostacoli giuridici, sindacali, norme di sicurezza, cavilli fiscali. Negli altri Paesi non è così e, infatti, gli italiani all’estero sono veri e propri fulmini".
Quindi in Italia è necessario fare molto di più del “minimo sindacale”: per valorizzare il ruolo, promuovere la competitività, sostenere il riconoscimento del merito, assicurare il rispetto del diritto messo in dubbio dall’interpretazione di 157mila leggi rispetto alle tremila del Regno Unito. Insomma un impegno straordinario per contribuire all’ammodernamento del Paese, superando ideologie, preconcetti e affermarne i valori nel contesto globale.
Quanto pesano i manager in Italia?
I manager e professional in attività e i pensionati costituiscono il 3% della popolazione, pari a due milioni di italiani su 60. Secondo i dati Istat i dirigenti in attività nel privato sono 106mila e nel pubblico 296mila ai quali si aggiungono 435mila quadri superiori e apicali per un totale di 836mila manager attivi ai quali aggiungere i professional. Considerando anche oltre un milione di manager pensionati il totale raggiunge appunto i due milioni. Una componente numericamente non marginale che contribuisce significativamente alla generazione di valore, e a pagare imposte e contributi. Il 30% dell’Irpef è a carico dei manager, che rappresentano il 3% della popolazione secondo l’elaborazione del rapporto Itinerari Previdenziali su dati Istat.
Quale Organizzazione di rappresentanza?
La rappresentanza dei manager è organizzata su tre livelli.
Il primo livello è costituito dall’Associazione di categoria nel territorio, alla quale l’associato versa la quota associativa e dalla quale riceve i servizi. Nel territorio operano Associazioni per i diversi settori: industria, terziario, sanità, etc. Merita ricordare il principio di solidarietà che caratterizza e sostiene le Associazioni; infatti le cariche elettive delle Associazioni territoriali Federmanager non sono remunerate, così come le Commissioni e i Gruppi di Lavoro che generano valore percepito senza utilizzare un euro delle quote associative, impiegate per erogare i servizi.
Il secondo livello è identificato dalle Federazioni nazionali che rappresentano i manager delle specifiche categorie: Federmanager per i dirigenti industria; Manageritalia per i dirigenti del terziario e commercio; CIMO per i medici; ed altre per specifici settori del privato e pubblico.
Il terzo livello è costituito dalla CIDA – Confederazione Italiana dei Dirigenti e delle Alte professionalità – alla quale aderiscono dodici Federazioni del management privato e pubblico italiano.
Il ruolo responsabile della dirigenza ne ha sempre caratterizzato la rappresentanza, associando alle attività strettamente sindacali, nei confronti delle organizzazioni datoriali e delle istituzioni, ad esempio per quanto riguarda la previdenza, le iniziative per la valorizzazione del ruolo e dell’immagine, i Fondi sanitari integrativi, previdenziali e formativi, i servizi per lo sviluppo delle competenze. I manager hanno inoltre la responsabilità di esercitare un ruolo sociale propositivo e costruttivo nei confronti della politica e della società civile.
Cercando di razionalizzare le diverse attività e ruoli delle organizzazioni di rappresentanza manageriale possiamo considerare quattro dimensioni.
- La dimensione sindacale
La prima dimensione che legittima il ruolo di rappresentanza nei rapporti con le parti datoriali: Confindustria e Confapi nel rinnovo del contratto di lavoro. Tale dimensione è svolta da Federmanager sulle indicazioni della base, sintetizzate dalle Associazioni territoriali. Fanno parte della dimensione sindacale i servizi delle Associazioni territoriali in difesa e tutela dei manager. - La dimensione associativa
Che esprime attraverso il senso di appartenenza, i valori comuni, il networking, la vita associativa, i servizi di welfare e professionali che giustificano da soli il valore della quota associativa. I servizi agli associati intendono dare risposte alle necessità negli aspetti professionali, come l’orientamento, il tutoring, gli approfondimenti in specifiche tematiche per la crescita manageriale, ma anche risposte alle richieste di tipo personale e familiare, il pagamento delle tasse, la gestione dei collaboratori familiari, l’orientamento dei giovani, etc. - La dimensione istituzionale
Cioè la capacità di produrre idee e progettualità nel dialogo verso le istituzioni, la politica, gli stakeholders di riferimento per dare legittimità al ruolo economico della classe dirigente del Paese che svolge la fondamentale azione di declinare le politiche economiche, del lavoro, fiscali, previdenziali e sociali del Paese. Dimensione svolta prevalentemente dalla Confederazione CIDA in sinergia con le Associazione delle dodici Federazioni aderenti. - La dimensione di movimento
Cioè la capacità di esprimere idee e progetti nell’interesse più ampio della collettività del Paese su temi trasversali che vanno oltre la rappresentanza del nostro ruolo professionale ed economico. Esprimere questa dimensione associativa vuol dire creare credibilità e reputazione verso la collettività del Paese. Vuol dire essere riconosciuti quale soggetto sociale che si rende disponibile per dare il proprio contributo sui grandi temi sociali del Paese. Vuol dire anche esprimere all’occorrenza una capacità di mobilitazione, in tutte le forme possibili, per sostenere l’innovazione sociale del Paese. Questa quarta dimensione è svolta dall’insieme delle Federazioni ed Associazioni manageriali con il coordinamento CIDA.
Quali sono le aspettative dei manager? Su quali dimensioni dedicare maggiori risorse? Quali organizzazioni di rappresentanza e sinergie sviluppare in prospettiva, nell’interesse della categoria e del Paese? Queste le domande alle quali i Presidenti delle Associazioni manageriali cercano di dare risposta. Domande che le diverse Federazioni del management hanno iniziato a chiedere agli associati con indagini specifiche per rappresentare in modo inequivocabile la percezione degli associati.
Spero che queste poche righe abbiano contribuito a chiarire cosa fanno le Organizzazioni di rappresentanza dei manager. Quando riceverai l’invito a partecipare all’indagine spero vorrai contribuire con le tue indicazioni per permettere alle Associazioni di orientare meglio l’impegno a favore dei manager.
Organizzeremo in primavera a Milano un grande evento CIDA al quale saranno chiamati a raccolta i colleghi per un confronto sul ruolo della rappresentanza manageriale e per innescare il rinascimento del Paese.
01 marzo 2018