Fase 2: ridisegnare un nuovo welfare sanitario
Per garantire il welfare sanitario è necessaria maggiore integrazione, affiancare cioè al sistema pubblico, che resta il fondamentale pilastro, il supporto di una sanità integrativa e complementare in grado di interagire non solo nel momento del bisogno, ma anche nell’offerta di servizi aggiuntivi che da solo lo Stato non è più in grado di offrire
Marcello Garzia
Presidente Fasi
La vita del Paese e di tutto il suo contesto sociale, culturale ed economico, ha subito negli ultimi mesi una profonda trasformazione dettata dall’emergenza Covid-19. In attesa che farmaci e vaccini spazzino via definitivamente il male, le Autorità politiche e istituzionali italiane si apprestano, nel giro di pochi giorni, come annunciato dal Presidente del Consiglio, ad allentare il “lockdown” che ci ha costretti tutti a restare in casa, ma che ha consentito di ridurre sensibilmente il numero dei contagiati e dei morti. E’ fondamentale, pur con tutte le cautele necessarie alla garanzia della salute pubblica, cambiare atteggiamento: non possiamo permettere che il virus crei cedimenti nella psiche collettiva e paralizzi l’Italia con danni irreparabili per l’economia e l’occupazione. Si deve aprire alla ricostruzione materiale e psicologica ridando agli italiani una speranza alimentata da proposte serie ed efficaci per la ripresa e il rilancio. Abbiamo cercato, come Fasi, di stare il più possibile vicino ai nostri associati che hanno sofferto insieme ai loro familiari, una situazione che solo pochi mesi fa sembrava fantascienza.
La domanda da porci ora è: da dove dobbiamo ripartire? Io credo che il sistema economico globale debba prima di tutto ridisegnare un nuovo welfare sanitario. I governi e le aziende devono poter prevedere un reale meccanismo di salvataggio che tuteli i cittadini in caso di pandemie come questa. E’ una domanda che tutto il mondo si sta ponendo. Da dove ripartiranno le aziende, i governi, le persone. C’è chi dice che niente sarà più come prima e c’è chi sussurra che tutto sarà migliore di prima. Oggi non esistono ancora soluzioni. I governi, così come le imprese dovranno per forza di cose rivedere la sanità non più come un costo, bensì come una delle basi per lo sviluppo della società economica e civile. La popolazione diventa sempre più vecchia ed il ruolo della demografia continua ad essere sottovalutato. L’esempio è dato proprio dal Coronavirus, che attacca le fasce più anziane e immunodepresse della popolazione, evidenziando una netta discrepanza tra le aspettative di una società che punta a livelli di consumo sempre più alti e la decrescita economica. Il buon senso suggerisce un nuovo accordo globale basato su una unità d’intenti per mettere a punto un sistema di salute globale che supporti le funzioni vitali dell’assistenza sanitaria in tutte le nazioni del mondo, soprattutto in quelle più povere. Il primo passo da compiere è riorganizzare i sistemi sanitari attraverso il cambiamento delle regole che dovrebbero garantire un equilibrato rapporto tra domanda e offerta di servizi e tra bisogni e risorse disponibili.
Fin dalla sua costituzione il Fasi si è sempre battuto per una visione solidaristica e intergenerazionale e crediamo che proprio la brutta esperienza che stiamo vivendo sia la conferma di questi valori. Continuare con la sterile polemica del conflitto tra sanità pubblica e privata non ci porterà da nessuna parte. Il coronavirus sta bloccando i sistemi sanitari di tutto il mondo. L’unica via è quella dell’integrazione, affiancare cioè al sistema pubblico, che resta il fondamentale pilastro (e l’Italia lo ha dimostrato), il supporto di una sanità integrativa e complementare in grado di interagire non solo nel momento del bisogno, ma anche nell’offerta di servizi aggiuntivi che da solo lo Stato non è più in grado di offrire. E’ proprio in momenti come questi che è necessario imboccare una via e perseguirla, anche per sfatare la triste e cinica profezia sull’Italia contenuta ne “Il Gattopardo” di Tomasi da Lampedusa: “ tutto deve cambiare affinché nulla cambi”.
01 giugno 2020