Inclusione, sostenibilità e innovazione: le sfide per tornare a crescere
La pandemia ha colpito duramente alcuni tra i principali obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu: è cresciuta la povertà, sono aumentate le difficoltà per le imprese e i lavoratori e non ultimo sta rischiando sempre di più di accentuare le disuguaglianze e di lacerare il nostro tessuto sociale.
Bruno Villani
Presidente ALDAI-Federmanager
Il dibattitto sull’impatto economico e sociale della pandemia è concentrato su due grandi questioni, sicuramente decisive per affrontare la crisi in cui siamo precipitati, ma che da sole non esauriscono il range delle riposte possibili: da un lato, i ristori alle categorie più colpite dai provvedimenti restrittivi adottati dal Governo e dalle Regioni, per cercare di contenere la diffusione del virus, dall’altro, i progetti con cui dare sostanza e continuità al Piano di ripresa e resilienza.
Grazie anche alle linee del Recovery Fund, la strada per la ripartenza indicataci dall’Europa è quella di un utilizzo delle risorse che vada sempre più verso una crescita inclusiva, dove Istituzioni, Manager e Imprese, ma anche pubblico e privato, lavorino insieme verso obiettivi comuni. Una strada che consideri una più incisiva accelerazione nella lotta al cambiamento climatico, incentivi in modo massiccio la riduzione delle emissioni e metta al centro di ogni strategia la persona e il bene comune. Per molti anni lo sviluppo sostenibile è stato pensato come una questione meramente di natura ambientale, almeno in Italia. Oggi questa è una visione miope: le Università Italiane si sono attivate creando la Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile, un'iniziativa di coordinamento tra gli Atenei per indirizzare le proprie attività istituzionali verso gli obiettivi di sostenibilità integrata.
Per orientare le scelte delle Istituzioni e delle imprese verso un nuovo modello economico improntato su sostenibilità ambientale e sociale, esistono due strumenti, tra gli altri, che se utilizzati nelle loro grandi potenzialità, potrebbero davvero fare la differenza: il Green Public Procurement e la Finanza Etica. La leva del Green Public Procurement, ovvero degli acquisti regolati da “Criteri ambientali minimi” (CAM), è indicata in tutti i documenti della Commissione europea come una priorità, in quanto agisce sulla spesa corrente e sugli investimenti già decisi. L'Italia, primo e finora unico Paese europeo, ha scelto di rendere l’adozione dei CAM obbligatoria in tutte le gare d’appalto.
Il secondo strumento è quello della finanza etica, fondata sui criteri ESG (Environmental, Social and Governance). Anche qui è l’Europa a spingere sull’acceleratore, con l’introduzione della “tassonomia”, ovvero i criteri e i parametri ambientali che le imprese sono chiamate a rispettare per essere riconosciute come eco-compatibili e, come tali, finanziabili: contribuire in maniera positiva al raggiungimento di almeno uno dei sei obiettivi ambientali (tassonomia), non produrre impatti negativi su nessuno degli altri; svolgere le proprie attività, lungo tutta la filiera, rispettando le garanzie sociali minime, fissate nelle linee guida di Ocse e Nazioni Unite.
Diventa sempre più determinante investire, partendo dai CAM e dalla tassonomia, in un grande programma di formazione rivolto sia alle pubbliche amministrazioni, sia al mondo delle imprese, attraverso il quale condividere buone pratiche e accrescere le competenze. In questo scenario, le competenze manageriali possono trasformare in un asset strategico il patrimonio culturale di un’impresa e una cultura di impresa basata sulla managerialità è una delle chiavi, per le PMI in particolare, per il rilancio dell’economia del nostro territorio. Secondo il Digital Transformation Index di Dell Technologies, oltre l’85% delle nostre imprese ha dichiarato di aver accelerato gli investimenti in digitalizzazione nel corso del 2020, superando la media europea che si ferma al 75,3%. L’innovazione verso un mondo tecnologico che abbia cura di mettere al centro la persona deve essere il driver di sviluppo per una nuova economia. Nella "Next Normality" interi settori si trasformeranno grazie al digitale e anche per questo è necessario costruire ponti più solidi tra l’impresa e la scuola. Al nostro Paese occorre inoltre una visione che sappia mettere al centro dell'azione di tutti i giovani e le donne, che da anni sono tra quelli che più risentono della crisi.
I Manager sono i veri portatori di innovazione, propulsori e attuatori del cambiamento. Da questo momento di forte crisi, dobbiamo ripartire: siamo chiamati ad avere il coraggio del futuro e delle decisioni. Sin da oggi, sin da ora, con visione strategica di lungo termine, con concretezza, lottando contro la burocrazia.
01 dicembre 2020