Le leve della crescita
Il nostro sistema sociale ed economico deve tornare a giocare la propria partita a livello internazionale e a rendere il nostro Paese uno dei principali player nel panorama decisionale europeo e non solo
Manuela Biti
Presidente ALDAI-Federmanager
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi, in una recente conferenza stampa, ha definito il 2022 come un anno che dobbiamo affrontare con “realismo, prudenza, ma anche con fiducia e soprattutto con unità”. Se da un lato dunque il controllato ottimismo viene alimentato da una percentuale di occupazione (58,9%) che non si vedeva da prima della pandemia, dall’altro la quantità degli occupati ancora inferiore di 115.000 unità rispetto a febbraio 2020 ci impone una forzata cautela, considerando anche che la quota degli inattivi, seppur in calo, rimane superiore al periodo pre-Covid. 23 milioni di Italiani al lavoro sono dunque un numero da valorizzare, ma le parole del Premier ci ricordano che oggi, come due anni fa, spetta sempre e ancora a noi il tasso di occupazione più basso d’Europa.
Anche per questo deve essere accolta con plauso la notizia secondo la quale il Ministro del Lavoro ha recentemente firmato il decreto di adozione in merito al Piano Nazionale Nuove Competenze. Legato al PNRR, il Piano Nazionale Nuove Competenze ha l’obiettivo, come dichiarato nella premessa stessa del decreto, di riorganizzare la formazione dei lavoratori in transizione e disoccupati, con conseguente rafforzamento del sistema professionale e la definizione di livelli essenziali di qualità per le attività di upskilling e reskilling.
Un mercato del lavoro agile e moderno, come dobbiamo ambire ad avere, non può prescindere da misure a medio e lungo termine che vadano dall’esigenza di strategie di politiche industriali, fino alla necessità di riforme come quelle legate alle agevolazioni fiscali e alla giustizia. Il nostro sistema sociale ed economico deve tornare a giocare la propria partita a livello internazionale e a rendere il nostro Paese uno dei principali player nel panorama decisionale europeo e non solo.
Ci troviamo davanti a una situazione critica e a problematiche che stanno diventando via via sempre più impellenti come il duraturo rincaro delle materie prime, il conseguente elevato aumento dei prezzi e non ultimo le imprese che non possono più assorbire le spese di produzione e si vedranno costrette a scaricarle sui prodotti con il conseguente aumento dei prezzi e la diminuzione del potere di acquisto.
Occorrono interventi urgenti e immediatamente applicabili.
Occorre trovare un’unità politica che ci renda un player in grado di fare la differenza.
La recente crisi pandemica, e gli strascichi che da essa ne derivano, ci hanno portato a vivere una dimensione temporale quasi sospesa: molte cose, prima possibili, ora siamo stati chiamati a riorganizzarle in modo diverso. In quest’ottica il primo pensiero va ai manager che per primi hanno dovuto adottare soluzioni repentine, cambiare prontamente piani di business e di produzione per far fronte a una situazione come quella pandemica imprevedibile, inaspettata e all’epoca ignota.
Le leve per la crescita passano, ieri come oggi, da iniziative concrete per sostenere la competitività e valorizzare il capitale umano, soprattutto quello di donne e uomini che, da dirigenti, hanno saputo reagire alla complessità organizzativa, gestionale, finanziaria che l’emergenza ha portato.
Oggi siamo chiamati come manager e come persone a ritagliarci un ruolo decisivo su tematiche come il clima e l’energia che delineeranno il futuro del nostro sistema produttivo e quindi conseguentemente anche del nostro sistema Paese, ed è importante che ognuno di noi faccia la propria parte, in modo attivo e propositivo.
01 febbraio 2022