Transizione ecologica e gender gap nel futuro sostenibile

Non solo attenzione all’ambiente: la sostenibilità si declina anche nella sua dimensione più ampia, quella sociale, di cui la parità di genere è uno dei pilastri

 Manuela Biti

Presidente ALDAI-Federmanager

Il 2023 per il nostro Paese, chiamato a realizzare gli obiettivi del PNRR, è l’anno delle scelte che non possono più essere considerate rinviabili: le direttive europee su Green Deal e RePowerUe hanno imposto un aggiornamento del Piano nazionale su energia e clima e un conseguente nuovo impulso agli investimenti nelle rinnovabili.
Se da una parte, secondo un recente rapporto del Consiglio Superiore di Sanità, l'Italia è al secondo posto in Europa nella classifica delle morti premature per cause legate all'inquinamento,  dall’altra le aziende sembrano aver preso forte consapevolezza della necessità di investire per integrare la sostenibilità nel proprio business. 
È quanto emerge dal rapporto “Seize the Change” redatto annualmente da EY che, non solo mette l’accento sul ruolo sempre più attivo anche delle piccole e medie imprese in tema di sostenibilità, ma evidenzia anche come settori come l’energetico e il tessile procedano più velocemente rispetto ad altri, tra cui quello delle telecomunicazioni e delle costruzioni.

Una presa di consapevolezza, quella sulla transizione ecologica, che manager e imprese sono chiamati ad affrontare, consapevoli che la sostenibilità sia l’unica dimensione possibile per agevolare lo sviluppo. Oggigiorno il concetto di Industria 5.0, dove l’innovazione si sta fondendo con le componenti della transizione sostenibile, sta sostituendo quello ormai noto di Industria 4.0, principalmente orientato esclusivamente all’innovazione.

I manager vogliono e devono ricoprire un ruolo attivo nella costruzione di un’economia della sostenibilità non solo ambientale, ma anche economica e sociale.

Sostenibilità infatti non significa solo attenzione all’ambiente e transizione ecologica, ma è un concetto più complesso che si declina anche nella più ampia sostenibilità sociale, di cui la parità di genere è uno dei pilastri. Non ci può essere una vera transizione ecologica senza quella sociale.

Una menzione doverosa in questo contesto va dunque anche alle donne manager, protagoniste tra l’altro dell’ultimo Avviso Fondirigenti, redatto con l’obiettivo di far crescere il numero delle imprese che ricorrono alla formazione del proprio management femminile per accrescere la competitività aziendale. Diversi studi, non a caso, hanno dimostrato che favorire l’equilibrio di genere fa aumentare il fatturato delle aziende e fa crescere il PIL: se più donne fossero attive nel mondo del lavoro, infatti, il PIL italiano potrebbe salire anche del 12% entro il 2050.

In questo numero, oltre alle importanti relazioni fatte dai Servizi, che illustrano quanto realizzato nel corso del 2022 e agli altri pregevoli contributi su tematiche attuali di interesse per la categoria, abbiamo dedicato spazio anche all’intervista alla nostra neoeletta coordinatrice del Gruppo Minerva ALDAI-Federmanager, Silvia Battigelli, a cui vanno i miei migliori auguri per un proficuo lavoro in Associazione. L’intervista alla collega merita particolare menzione per i temi che porta alla luce e ci fa capire come la sostenibilità passi, e debba passare, anche da qui.
Le imprese che vogliono essere competitive sono chiamate a passare da una logica “tradizionale” di attenzione alla diversità di genere alla valorizzazione delle competenze manageriali femminili e maschili. È un cambiamento socio-culturale fondamentale, in cui l’identità di genere non è più solo una questione “femminile”, ma siamo di fatto chiamati a disegnare un orizzonte in cui merito e talento siano gli unici elementi premianti per la carriera.

Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013.