Scienza e divulgazione
In Italia la scienza non è ancora diventata parte integrante della cultura di una nazione.
Ludovica Carlesi Manusardi
Questa riflessione, dovuta a Silvio Garattini e condivisa da molti scienziati, esprime in modo chiaro e sintetico qual è il problema della cultura scientifica in Italia oggi. Di più, assistiamo a un diffuso e pericoloso sentimento ascientifico, spesso incontrollato, ascrivibile all’emotività oltre che all’ignoranza, come se la società fosse più incline a condividere messaggi errati o ambigui, purché semplificativi e di più facile comprensione. In questa situazione i media hanno certamente una grossa responsabilità per diversi motivi, primo fra tutti la scelta di attirare l’attenzione del lettore e del pubblico generalista sull’emozione legata all’evento scientifico o alla scoperta più che al fatto in sé. Ne sono la riprova alcuni casi clamorosi come la polemica sui vaccini e la malattia degli ulivi (Xilella); o ancora i pregiudizi sugli OGM e le notizie catastrofiste sui cambiamenti climatici, sempre finalizzati ad impressionare il pubblico piuttosto che a farlo riflettere su eventi che hanno una spiegazione scientifica ben precisa e motivata. Decisamente significativo a questo riguardo è stato il caso Ilaria Capua, sottovalutato e vigliaccamente rimosso sia dai media sia dalla classe politica nel suo insieme.
Per arrivare a far sì che la scienza diventi parte integrante della cultura di una nazione, credo che sia doveroso da parte di chi si occupa di divulgazione scientifica cercare di fare ordine mettendo in fila con onestà intellettuale quello che la scienza ha dato – ed è veramente molto – alla civiltà, agli uomini e al loro benessere.
Nel 2010, dopo un lungo lavoro di ricerca, ho cercato di condensare e riassumere il lavoro fatto dai nostri scienziati dal 1945 alla fine del XX secolo. Una storia, un’avventura, trascurata e poco considerata, almeno da parte del grande pubblico. Se infatti sono conosciute le vicende legate al gruppo di Fermi di via Panisperna, e le successive ricerche portate a termine in America che sfociarono con la realizzazione della pila atomica e poi del progetto Manhattan, e infine con il Nobel assegnato allo stesso Fermi, molto c’è da raccontare sulle conquiste dei ricercatori italiani dopo la fine della guerra, anni durante i quali la fisica italiana ha dato contributi notevolissimi in campi diversi: dalla fisica nucleare all’astronomia; dalla ricerca sulle particelle elementari, premiata nel 1984 con l’assegnazione del Nobel a Carlo Rubbia per la scoperta dei bosoni W e Z, all’astrofisica; dalla fisica della materia agli studi sulla biologia molecolare fino ai prestigiosi risultati sulla ricerca sul cancro.
Ma la storia non finisce certo con il 1900. Dall’inizio del nuovo secolo l’Italia si è conquistata ancora una volta posti di primo piano in ambiti più diversi, tutti di importanza fondamentale sia per la ricerca fondamentale sia per le ricadute in campo tecnologico e applicativo. Alcune di queste tappe sono argomento del libro Eroi della scienza, nel quale vengono narrate le storie di ricercatori e scienziati che hanno dato lustro al nostro Paese. Così si passa dall’astronauta Paolo Nespoli, appena rientrato dopo sei mesi di permanenza nella ISS, alle avventure in Antartide di Chiara Montanari; dalla missione Rosetta alle onde gravitazionali; da Roberto Cingolani con la sua ricerca sulle nanotecnologie, agli eroi dell’oncologia molecolare; dagli studi di Lucia Votano sul neutrino fino ai brillanti risultati conseguiti al Cern dal folto gruppo di scienziati italiani; e in ultimo, ma non per importanza, ai giovani ricercatori, studenti curiosi e brillanti, pieni di entusiasmo che saranno i futuri eroi della scienza.
L'incontro si terrà in ALDAI sala Viscontea Sergio Zeme - via Larga 31 - Milano martedì 17 aprile 2018 alle ore 15,00
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01 marzo 2018