Filo Diretto Dirigenti Marzo 2021

Editoriale di Marzo 2021 del Presidente Federmanager di Bologna, Ferrara e Ravenna. In Copertina “Il Sepolcro di Dante, Ravenna” La foto mostra l'interno dell'attuale Tempietto in cui è posto il Sepolcro di Dante. Dentro il tempietto arde perenne la lampada donata nel 1908 dalla Società Dantesca di Firenze, insieme all'ampolla offerta dalle Città Irredente.

Foto di Pier Giuseppe Montevecchi

Andrea Molza     

Presidente Federmanager Bologna  Ferrara – Ravenna
Cari amici e colleghi, 
rileggendo, come di consueto, l’editoriale precedente per evitare di riproporre pensieri e temi già trattati, mi è cresciuto dentro un certo disappunto sulla perdurante difficoltà, da parte di chi ci governa (il nuovo Esecutivo si è appena insediato), di mettere a terra una strategia chiara sull’emergenza sanitaria e economica. Non voglio alimentare un dibattito che a mio modo di vedere poco ha a che fare con la politica, dove ognuno critica senza dare una soluzione, ma voglio riflettere proprio sul concetto di soluzione, in momenti di particolare gravità come questo, dove abbiamo uno scenario praticamente immutato da un anno.

Siamo ormai assuefatti a un agire senza piani, senza pretendere cabine di regia interdisciplinari
e di provata esperienza. Avremmo invece bisogno di costruire scenari e su quelli, pianificare azioni e strategie in modo deciso e coordinato, per avere tutti regole chiare di comportamento, per il lavoro, lo studio, il tempo libero, la famiglia.

Fino ad oggi non mi è parso di vedere questo: ho visto invece blocchi a bar, ristoranti, strutture varie, con orari non razionali e senza una logica e sporadiche aperture, durante le quali i luoghi pubblici, le strade, le piazze e i locali sono stati letteralmente sommersi da fiumane di gente alla ricerca di una boccata di “socialità”, situazioni che logicamente hanno portato alla più ampia diffusione del virus.

Professionalmente, il lavoro che svolgo mi ha portato e mi porta ogni giorno a verificare tratti di
disagio psicologico crescente in molte delle persone che incontro. Su questo accadimento è difficile fare un’analisi, solo un occhio esperto, magari sensibile alle relazioni umane, lo coglie con chiarezza.

Questo disagio lo riscontro nel progressivo svilimento delle interazioni da remoto, a cui si tenta di reagire in modo maldestro, aumentando la frequenza di incontro e la varietà degli argomenti trattati,
senza tener conto del fatto che tutti indistintamente non fanno altro che rimarcare la mancanza della
soluzione al problema sociale. Sì, perché il vivere così a lungo in una situazione di “costrizione” diventa un problema sociale.
Andrea Molza

Andrea Molza

Qualcuno di voi potrebbe ribattere che scopro “l’acqua calda”, che criticare senza soluzioni da proporre non serve a niente. Vi rispondo che non sono d’accordo e che – abituato sin da piccolo a trasformare il problema in soluzione - sono convinto che in noi stia la soluzione anche in questo caso: consapevoli che essendo noi con la nostra carenza di anticorpi al virus il problema, dobbiamo essere sempre noi la soluzione, sforzandoci di mettere in atto comportamenti e azioni secondo un approccio nuovo e ben pianificato.

Provo a fare un esempio che conosco bene. Per Federmanager Bologna – Ferrara – Ravenna, la
pandemia ha significato una trasformazione: lavoro da remoto, rimodulazione dell’organizzazione, chiarezza di ruoli e responsabilità, concentrazione sulle attività. Questo però non è stato e non sarà
sufficiente per essere adeguati alla nuova normalità. I momenti che ieri potevamo chiamare di confronto, oggi rischiano di essere occasioni di scontro, poiché la mancanza della presenza fisica e della conseguente immediatezza (data proprio da un confronto dal vivo) crea dinamiche che non possono essere gestite al “momento propizio”, il momento in cui io sono libero e tu sei libero, nel quale possiamo ascoltarci. L’impossibilità di verificare “de visu” quale sia il momento propizio crea inevitabilmente dinamiche meno armoniche e gestibili. Questo lo si risolve in parte con regole di presenza in sede, ma – soprattutto - con la consapevolezza che la relazione “dal vivo” deve essere sempre presente, sia come propedeutica al confronto, sia durante l’incontro, come elemento di successo del confronto stesso.

Nelle relazioni non basterà più la nostra credibilità, ma anche la nostra “generosità” relazionale, fatta di maggior ascolto e sensibilità all’altro. Oggi essere Manager significa vivere il ruolo con un atteggiamento più da Team Leader che da direttivo, orientandosi maggiormente al confronto con gli altri su cosa oggi sono in grado di fare piuttosto che chiedere semplicemente “di fare”.

Bisogna essere consapevoli che se eravamo capaci di fare qualcosa prima della pandemia non è detto che lo saremo ancora dopo, e questo discorso vale per il lavoro, in famiglia, nel sociale e soprattutto nella politica.

Il suggerimento che oggi mi sento di dare è di ritrovare un equilibrio nella vita e nelle cose che facciamo, di non nascondere le nostre paure, ma esternarle e provare a superarle attraverso il confronto: mi piace poter pensare che Federmanager è pronta a guidarci e supportarci in questo processo.