Filo Diretto Dirigenti Settembre 2021

Il cambio di paradigma generato dalla pandemia Covid ha creato nuovi contesti che rendono le competenze dei manager determinanti per ripartire innovando i modelli di business.

Andrea Molza     

Presidente Federmanager Bologna  Ferrara – Ravenna
Mi sono sempre chiesto se scrivere a fine luglio un editoriale che uscirà a settembre sia una cosa saggia.

Si scrive qualcosa con la testa appesantita dalle attività che si accavallano e che inevitabilmente portano a vedere il bicchiere mezzo vuoto, mentre al rientro vi è modo di vedere la positività di ciò che accade.

Quest’anno mi sono detto che non corro questo rischio perché il prolungarsi di questa situazione di incertezza, legata a una pandemia ad “evoluzione lunga”, mi porta a focalizzarmi, se mi posso permettere una metafora, non su quanto sia pieno il bicchiere, quanto piuttosto sul vedere  il bicchiere. Sia quel che sia, è chiaro che si cambierà, già ora sta cambiando il modo di vedere la nostra vita nei suoi vari aspetti.

La Pandemia, in fondo, è una tra le varianti più controllabili del nostro vivere: dopo un primo periodo di sparigliamento, L’Esercito serra i ranghi, prova a difendersi e alla fine chi ha più risorse vince e si ricompone. Restando all’interno della metafora, a un avversario più o meno conosciuto nella sua potenza di fuoco, si aggiungono sempre più spesso variabili ancora più imprevedibili e pericolose: penso ai cambiamenti climatici catastrofici e imprevedibili, veri e propri attacchi alla retroguardia, che fiaccano le difese.

Molti nodi stanno emergendo contemporaneamente in modo dirompente, ma ancora chi governa non li affronta in modo globale.

Eventi atmosferici estremi, che distruggono ecosistemi che sono fondamentali per la sopravvivenza di che vive appoggiandosi a loro, portano conseguenti ondate migratorie e difficili integrazioni che da esse derivano.

Un’economia, che il professor Carlo Boschetti descrive in un suo recente libro dal titolo “Il senso della vita e i criceti”, che è diventata una ruota dove le persone, come criceti, corrono senza sosta senza sapere il perché, o meglio avendolo dimenticato per assuefazione.

Un sistema di relazioni che l’agenda 20-30 cerca di reindirizzare sulla scia di obiettivi di sostenibilità ambientale ci porta a vedere non più un bicchiere, metafora individuale, ma un recipiente molto più grande: la visione di un paese e dell’umanità nel suo complesso.

In un passato ormai lontano avevo imparato che si è un gruppo ci si tara sul più lento per muoversi. Oggi il gruppo è l’umanità in senso lato e le regole di movimento non possono prescindere da questa consapevolezza. La ricchezza, sempre più in mano a pochi, porterà inevitabilmente alla fine di un modello economico basato sulla ricchezza. Questo per il disallineamento di valore tra la sopravvivenza (più forte) e la ricchezza stessa.

Quando una persona è disperata e ha fame non ha paura di combattere e rischiare, non ha alternativa. Chi è ricco un’alternativa ce l’ha: cominciare a investire la propria ricchezza in progetti virtuosi che diffondano benessere, progetti apprezzati dagli stakeholder che continueranno a rendere in maniera virtuosa. Da qui la nascita  di specifiche competenze in grado di valutare le operazioni più congeniali per quell’obiettivo.
Ritornando nei binari del mi ruolo, questa premessa mi serve per continuare a battere sul terreno più manageriale e imprenditoriale e cioè sulle competenze che il manager dovrà possedere o sviluppare per essere attore primario di questo cambio di paradigma. Manager che puntino a creare aziende “sane”, dove sia bello lavorare, e in cui, indipendentemente dal prodotto/servizio offerto, siano centrali l’attenzione alla sostenibilità e al valore del prodotto/servizio in un contesto globale.

Vendere il gelato agli eschimesi non dovrà più essere premiante; vendere ciò che serve agli eschimesi per vivere meglio, fosse anche sotto forma di gelato, sarà premiante. Il futuro che penso ci troveremo ad affrontare, con o senza pandemie, è un nuovo modo di leggere il nostro agire nel mondo con la consapevolezza che tutte le nostre azioni hanno ritorni esponenzialmente più importanti rispetto al passato.

Queste considerazioni mi pare oggi siano condivise da molti Manager, che per missione e professione agiscono anche per i colleghi e le loro famiglie. Questo mi rincuora.

Federmanager come comunità si impegna a condividerei problemi e lavorare per trovare soluzioni. È per questo che dico e spero che la nostra comunità continui a crescere, raggruppando sempre più Manager etici e generosi, attenti a una crescita serena delle imprese e delle persone di cui hanno responsabilità e convinti che il lavoro sia un mezzo per evitare conflitti e per contribuire allo sviluppo sostenibile del mondo.