Sviluppo associativo rispondendo alle reali aspettative della categoria
Federmanager Bologna Ravenna apre alle proposte di rinnovamento e si impegna a promuovere iniziative concrete per valorizzare il ruolo della dirigenza e contare di più.
Andrea Molza
Presidente Federmanager Bologna – Ravenna
Ritengo che quando le cose vengono portate avanti perché ci si crede, spesso si può scoprire che esse sono anche giuste. Questo Editoriale, meditato nella canicola di una Bologna impazzita - tra caldi torridi ed improvvise grandinate - mi porta a riflettere con voi sui risultati raggiunti in questo scorcio di mandato, allineandoli con la nuova strategia della nostra federazione nazionale. La strategia che Stefano Cuzzilla sta perseguendo ci vede attori in tavoli della politica e delle Istituzioni, le quali sempre più ci conoscono e ci apprezzano. Queste presenze di nostri rappresentanti sempre più frequenti ai “tavoli che contano” devono fungere da esempio. Il nostro obiettivo è quello di diventare interpreti di un mercato globale in veloce cambiamento, facendo in modo che non si lasci indietro nessuno, per quanto più è possibile: giovani, persone già in attività e soprattutto pensionati. Per rendere questo possibile bisogna però essere forti non solo in idee e competenze ma anche in numeri; è chiaro infatti che, se invece di 70.000 dirigenti iscritti fossimo 300.000 - o più di un milione come altri Sindacati-, la nostra voce e le nostre istanze avrebbero tutto un altro peso: da qui discende la richiesta del nostro Presidente, tra le altre, di modificare i criteri di valutazione a cui collegare eventuali incentivi alle diverse sedi territoriali. Posso dire che questi criteri di valutazione, che a breve andrò ad elencare, non ci trovano impreparati, in quanto in questa strategia abbiamo sempre creduto: più guidati dalla voglia di diventare un riferimento di idee e di competenze utili alla crescita della managerialità in senso lato che non della politica, se vogliamo, ma va da sé che sono lati della stessa medaglia.
Il primo criterio su cui si chiede alle Territoriali di lavorare è lo sviluppo associativo, con priorità per dirigenti in servizio a cui far seguire pensionati e quadri. Segue come secondo criterio il concetto di HUB con cui sviluppare sinergie. L’HUB, per ora 4 - di cui Bologna - Ravenna ne rappresenta uno (gli altri sono Milano, Torino e Roma) - non è altro che un centro di competenza con cui le Territoriali meno strutturate possono dialogare e avere supporto. Questa novità ha creato un certo allarme tra le Territoriali regionali: si andava infatti delineando in parallelo con l’aggregazione dei soci di Ferrara, e alcuni la leggevano come una deriva egemonica finalizzata ad una riduzione della presenza sui territori. Colgo l’occasione per dire che non è nei pensieri di nessuno – né a Roma né qui - ridurre il peso e la presenza locale, primaria fonte di proselitismo territoriale; anzi, proprio al fine di aiutare nel modo più adatto i territori ad operare con un livello di competenza ed efficacia equiparabile, siamo entrati - a seconda dei casi - in logica aggregativa mantenendo e anzi rafforzando i precedenti presidi con vicepresidenti vicari oppure operando in condivisione di risorse e strategie di proselitismo (come accade da metà 2018 con Modena, dove abbiamo una risorsa condivisa per la realizzazione di un CRM e per lo sviluppo associativo). Il futuro - se vogliamo che un manager, cambiando sede territoriale, non veda differenze nel servizio - ci porta ad uscire dal “volontariato di servizio” e ad entrare nel mondo dei “professionisti al servizio”, differenza che noi manager dovremmo capire bene. Già da tempo la nostra scelta è stata quella di far crescere risorse dipendenti e fidelizzate ed il Presidente sempre più deve avere ruoli di garanzia e rappresentanza, rendendo pertanto anche il ricambio più facile. Altro obiettivo nuovo è quello di essere attivi nel promuovere progetti di volontariato (VISES), di parità di Genere (Gruppo Minerva), e del Gruppo Giovani e Pensionati, contribuendo attivamente ai progetti promossi dal Nazionale o dai territori. A ciò si aggiungerà l’impegno a promuovere il Progetto di Certificazione delle competenze, la Formazione e le politiche attive. Queste attività si vanno ad aggiungere ai vecchi criteri che riguardavano la gestione pratiche Fasi e Assidai. Come dicevo all’inizio, la nostra struttura è già operativa su tutti questi aspetti, grazie alla consapevolezza che il numero fa la differenza e che per ottenere il numero bisogna lavorare con coerenza su un servizio di qualità, che risponda esattamente alle istanze di dirigenti e quadri: consapevolezza che ci ha portato già a inizio mandato a mappare, per ogni tipologia di socio, le aspettative in termini di servizi e di loro soddisfazione. Diamo il benvenuto pertanto a questi nuovi criteri di valutazione sui quali daremo il nostro contributo fattivo.
01 settembre 2019