80 anni… ben portati!
Nel 1995, in occasione dell’anniversario dei 50 anni, il caro Lorenzo Buzzacchi – presentando una piccola ‘storia’ della nostra associazione (quando ancora si chiamava ASDAI, pensate!) aveva scritto questo breve spunto. A rileggerlo oggi, commozione a parte, suona nostalgico e profetico insieme.
Abbiamo deciso di riproporlo integralmente.
Nel preparare questa raccolta abbiamo avuto sempre presenti i prossimi 50 anni.
Troppo facile sarebbe stato abbandonarsi al solo Amarcord di una Verona senza ponti, di stabilimenti distrutti, di Dirigenti anche timorosi di essere scambiati per collaborazionisti, di molti caduti in fronti opposti o lontani, di altri chiamati ancora a dirigere e coordinare uomini che ti chiedono non solo salario ma mezzi per lavorare meglio e con meno fatica.
Troppo difficile sembra ora immaginare, nella distruzione delle ideologie e nel moltiplicarsi degli scenari presentatici dalle scuole di management, quale sarà il ruolo che ci aspetterà nel 2046.
Guardando il passato si vede un sentiero che diventa strada, autostrada, che ritorna strada che potrà ridiventare sentiero, ma sul quale un uomo cammina pensando a come trasformare il sentiero in strada e autostrada e così via.
Sono 1106 i nomi [degli iscritti - n.d.r.] con cui si concludono queste pagine. A tutti come è nostro costume auguriamo: “Buon Lavoro!”.
E chissà che il “2046 Centenario Fondazione ASDAI” non possa dare le stesse soddisfazioni che noi abbiamo avuto in questi primi 50 anni.
Le origini
Il “Gruppo dirigenti prestatori d’opera” inserito nell’Associazione Industriali e presieduto dal dr. Umberto Peretti si trasforma a fine 1945 nella ’Associazione Sindacale dirigenti di Aziende industriali’ (acronimo: A.S.D.A.I.) di Verona aderente alla neonata F.N.D.A.I. (Federazione Nazionale Dirigenti Aziende Industriali).
il primo iscritto è Zeffiro Bocci, che ricordava, allora:
“Il Primo contatto lo ebbi nel 1943”.
Ripensando a quel tempo, vedo tutto in dimensioni assai ridotte rispetto all’odierna realtà. D’altra parte, si era ancora, tutto sommato, agli albori del nostro “sindacalismo”, un sindacalismo – almeno nei primi decenni – un po’, come dire?, “sui generis” dove era evidente la “formazione” del dirigente molto attaccato al cordone ombelicale dell’azienda cui prestava servizio e nella quale era un po’ l’ombra del padrone.
Tuttavia, è giusto ricordare che anche allora il Sindacato disimpegnava egregiamente quella che era la sua funzione principale di cinghia di trasmissione tra la Centrale sindacale (Federazione Nazionale) ed il corpo degli aderenti all’associazione periferica di categoria.
In ogni caso, il Contratto Nazionale di Lavoro costituiva il caposaldo intorno a cui ruotava l’attività globale del Sindacato. Nel quadro della situazione generale del mondo contemporaneo, le cose non sono state così semplici all’inizio per il Sindacato, anche perché la mentalità “padronale” era piuttosto tardiva a lievitare – salvo le solite eccezioni – nel solco del progresso generale in atto nella società civile.
C’era allora, come oggi, l’impegno professionale ed il senso deontologico della professione. Ciò che mancava allora, è venuto dopo per effetto dell’evoluzione dei tempi e la crescita economica e sociale del Paese”.
In quegli anni davvero pioneristici, la presidenza di Umberto Peretti uomo delle istituzioni (Autostrada BS-PD e Azienda Generale Servizi Municipalizzati) servì a consolidare il rapporto con la società civile.
Il successore fu Corrado Piacentini, personaggio di grande carisma e visibilità: Dagli appunti del 1995:
“Dotato di una spiccata personalità aveva una cospicua capacità e preparazione professionale nonché organizzativa, che ha fatto crescere la Sua Creatura, la Cantina Sociale di Soave.
Il personaggio Corrado Piacentini è stato descritto come meglio non si potrebbe, da Mario Soldati che gli ha dedicato alcune pagine nel libro “Vino al Vino” (Mondadori 1969): “Piacentini suscita una immediata, istintiva simpatia. Piacciono i suoi modi bruschi e cordiali, il suo discorso chiaro, rapido, sempre diritti a uno scopo, sempre costruiti secondo un senso molto preciso”.
Con la sua guida il Sindacato aumentò considerevolmente il numero degli associati e divenne uno dei più numerosi e importanti del Veneto. Anche in campo nazionale si guardava al sindacato di Verona soprattutto per il prestigio che emanava dalla figura del suo presidente. Il periodo della presidenza Piacentini costituì per il Sindacato provinciale di Verona uno dei momenti più alti per la sua affermazione”.
Sotto la guida (per oltre un decennio) del successore Tomaso Ambroso non vennero attuate iniziative di grande respiro, anche per le preoccupazioni che aveva il presidente in ordine ai costi del sindacato. Ci fu così, usando un’espressione cara ai politici, un periodo di riflessione. Il primo assillo del nuovo presidente era quello di far quadrare il Bilancio, tanto che fu definito, giustamente, il presidente “Sparagnin” (e… non è che per questo Ambroso se ne dispiacesse più di tanto.
Il dott.Ambroso adoperò peraltro tutta la sua abilità e avvedutezza per dare al Sindacato una Segreteria degna di questo nome. A lui va infatti riconosciuto il merito, non certo di poco conto, di aver affidato la direzione degli uffici al mitico, storico segretario Nello De Grandis. In ciò fedele al motto “I presidenti passano i funzionari restano”.
Alla presidenza Ambroso il merito di aver creato lo zoccolo duro finanziario che ha permesso, successivamente, l’acquisto della sede.
Il consolidamento e lo sviluppo
Il vero e proprio salto di qualità, per quella che sarebbe divenuta Federmanager Verona, inizia con la presidenza di Vittorio Cappellina. Riportiamo a questo proposito alcuni divertenti stralci di quanto scrisse il collega di Glaxo, Silvio Antolini:
“VITTORIO CAPPELLINA ovvero: Vedi alla voce Mediazione. Come Scalfaro, crede nella Madonna; come la Pivetti crede negli Angeli; ma soprattutto come A. Moro e A. Einstein crede nelle curvature dello spazio, vale a dire convergenza delle rette parallele.
Disponibile, attento, misurato, razionale, tenace, lento all’ira sono tutti aggettivi appropriati per tentare di definire il suo carattere.
Direttore del Personale della Glaxo, presidente nazionale AIDP, presidente C.I.D.A. Verona Cosa avrebbe potuto fare per l’ASDAI questo “moderato progressista”?
Con l’impegno quotidiano ha aumentato il numero degli iscritti (da 700 a 1100), ha poi messo insieme, unico in Italia, in una stessa sede comoda e di maggior prestigio l’Associazione Sindacale Dirigenti Industriali con i Dirigenti Commerciali – oggi Manageritalia – e con quelli del Credito (facendone la sede dell’unica CIDA provinciale esistente a livello nazionale): Ha dato un ruolo nuovo all’associazione rendendola ulteriormente partecipe alla vita politica e sociale della comunità veronese. A lui è intitolata la sala riunioni della nostra sede di via Berni.
Dopo di lui, l’affermazione dell’Associazione veronese si è consolidata con Giangaetano Bissaro, l’unico presidente a… tornare sul luogo del delitto (dopo due mandati continuativi, in una situazione successiva di ‘interregno’, avrebbe accettato di svolgere un terzo mandato ‘di necessità).
Giangaetano Bissaro è tuttora il dirigente veronese ad avere rivestito i maggiori incarichi a livello regionale e soprattutto nazionale: Tesoriere Nazionale, amministratore e sindaco di enti di categoria. Durante la sua presidenza, si costituisce un legame forte con le altre associazioni del Veneto: a lui soprattutto si deve la prima ‘fronda’ nazionale, con la presentazione di una lista di soli giovani per il Consiglio Nazionale, al Congresso di Napoli, come civile protesta per la ‘spartizione’ delle cariche tra i ‘big’ nazionali. Da quell’esperienza nascerà il coordinamento dei Giovani Dirigenti della futura Federmanager, che anche a Verona produrrà importanti risultati. A lui si deve la creazione, lo sviluppo e il coordinamento del nostro Magazine regionale, Dirigenti Nord-Est.
Gli anni recenti
Cooptato (come responsabile dei Giovani Dirigenti, poi vicepresidente provinciale) proprio da Bissaro, gli anni 2000 iniziano con i due mandati di Roberto Covallero. che già nel ’95, intitolando il proprio intervento “Manager del 2000: il punto di vista dei giovani dirigenti”, così (tra l’altro) scriveva: (profetico???).
“C’è qualcosa che non va nella nostra presenza nella società civile. Abbiamo tanto predicato perché le nostre aziende si aggiornassero. Le abbiamo trascinate a ristrutturarsi a suon di miliardi, con grandi sacrifici anche personali. Le abbiamo spinte a riconvertirsi, a migliorare la propria immagine, a trovare nuovi canali di comunicazione con clienti e committenti. Siamo riusciti, ai limiti dell’autolesionismo, a far superare alle nostre imprese una crisi pesantissima, sino a costruire giorno dopo giorno il leggendario modello veneto di leggerezza strutturale e dinamismo produttivo tali da costituire materia di studio ed ammirazione perfino all’estero.
Non siamo riusciti a capitalizzare collettivamente la nostra importanza individuale. Come immagine, siamo rimasti all’età della pietra nell’era della comunicazione digitale. Siamo costretti ad implorare di essere consultati – dai poteri pubblici, locali e nazionali – su piani tecnologici ed innovazioni di strutture, che costituirebbero in azienda il nostro pane quotidiano. Con i magistrati ed i giornalisti, siamo la categoria maggiore di contribuenti fiscali del Paese: ma contiamo ed appariamo ben di meno, sia degli uni che degli altri.
Tra i politici di recente eletti ci sono operai e banchieri, sportivi ed avvocati, presentatori, giudici, commercianti ed industriali: di dirigenti d’azienda, neppure l’ombra. Quello del “manager” rappresenta uno dei mestieri più ambiti dai giovani emergenti; poi restiamo divisi al nostro interno, scambiando per giusto individualismo il peggiore degli isolamenti. Il dirigente, soprattutto giovane, sta cristallizzandosi entro lo sciagurato, soffocante bozzolo casa-chiesa-azienda.
Non sono sicuro di come sarà il manager “del 2000”. Penso che saremo sempre meno; non credo, però, che siamo destinati ad estinzione. Aumenteranno i dirigenti “poco più che quadri”, ma anche i “quasi direttori generali”, con competenze diffuse e trasversali all’interno dell’azienda. Troveremo una classe imprenditoriale di seconda e terza generazione, meno paternalistica e più brutale – soprattutto nei nostri confronti! – che non i “ricostruttori” del dopoguerra: sarà con costoro che andremo a misurarci. Cambieremo spesso posto di lavoro, senza affezionarci né aspettarci niente da nessuno: pronti ad “annusare” le occasioni migliori anche per noi, oltre che per l’azienda. Dovremo dotarci, anche a nostre spese, degli strumenti continui di formazione ed addestramento, che ci consentiranno di restare all’altezza dei tempi che cambiano. Soprattutto dovremo uscire dalla nostro guscio.
Dovremo confrontarci con l’esterno, finalmente riuscire ad esprimere l’autorevolezza che la nostra élite è costretta a possedere. Dove i ceti tradizionali hanno dimostrato di aver fallito, tra le rovine fumanti dei potentati politico-economici, dei sindacati tradizionali, dello spregio della meritocrazia, della burocrazia paralizzante, è corretto e necessario che una nuova classe dirigente si affacci a reclamare il posto che le è proprio. Delle parole «classe dirigente» tutti si riempiono la bocca: si dimenticano che essa – per definizione – esiste già; dobbiamo essere pronti per riempire lo spazio che è giusto ci competa.
Ecco perché riteniamo indispensabile il ruolo delle associazioni dei dirigenti, più orgogliose, aggressive, partecipate ed influenti che in passato. Ecco perché – un po’ controcorrente – non ci spingiamo fino ad augurare alla nostra Associazione di Verona altri cinquant’anni ancora, ce ne basterebbero… dieci, belli tosti!”
Sotto la guida di Covallero si sviluppano le attività sindacali (sarà anche in Giunta Nazionale, due volte, come presidente della Commissione Sindacale e della Delegazione trattante per i Contratti Nazionali di categoria), regionali (sarà anche presidente di Federmanager Veneto), ed anche quelle di sviluppo associativo (con Mariella Ruberti consoliderà il Gruppo Giovani, avvierà le iniziative di Cultura&Sapori), arrivando infine all’importante scelta di acquisire l’attuale sede di Via Berni nel 2005.
Dopo il triennio (già accennato) di Bissaro, toccherà alla ‘prima volta’ di una dirigente donna, Helga Fazion, che consoliderà il gruppo Giovani e la Formazione (sarà, in seguito, Presidente di Federmanager Academy).
A lei seguirà Gianfranco Cicolin che, con il suo stile pragmatico e la presenza quotidiana, riorganizzerà la struttura associativa secondo dei principi di ottimizzazione che hanno reso la sede più efficiente e più performante, facilitando di fatto la fruizione dei servizi ad associati e associate, e migliorando sensibilmente le condizioni di lavoro delle addette.
Segue il periodo di presidenza, negli anni davvero difficili della pandemia, della nostra sempre indimenticata ed indimenticabile Monica Bertoldi che, malgrado le chiusure imposte dal Governo, con la sua vulcanica energia, oltre a dare ulteriore impulso e fiducia al Gruppo Giovani, ha aperto l’associazione a molteplici collaborazioni e gettato le basi per il Gruppo Femminile Minerva di Verona.
Infine, l’attuale presidenza di Giuliano Allegri, già al secondo mandato, si caratterizza per uno sviluppo importante dell’attività di consulenza, sia sindacale- svolta da lui stesso in virtù della sua lunga esperienza aziendale- che previdenziale, con l’innesto nello staff della consulente Brunelli. Il suo mandato finora è caratterizzato anche da una maggiore apertura e collaborazione con la Confindustria, dal contatto diretto con le aziende e dal dialogo sempre vivo con la Governance nazionale.
Ma questi, ormai, sono i giorni nostri, a Voi ben noti…
I presidenti
- Umberto Peretti 1946-1965
- Corrado Piacentini 1965-1976
- Tommaso Ambroso 1976-1988
- Vittorio Cappellina 1988-1994
- Giangaetano Bissaro 1994-2000
- Roberto Covallero 2000-2006
- Giangaetano Bissaro 2006-2009
- Helga Fazion 2009-2015
- Gianfranco Cicolin 2015-2018
- Monica Bertoldi 2018-2021
- Giuliano Allegri 2021-in carica
La segreteria
Come ricordato, con l’arrivo, a fine anni ’70, a tempo pieno, di Nello De Grandis, dirigente neopensionato, inizia un periodo di gestione manageriale della struttura che ha permesso il decisivo e costante viluppo dell’Associazione.
A coronamento di un trentennio di dedizione, al termine del Suo incarico (anno 2009) egli ha voluto fare omaggio all’Associazione di un posto auto, pertinenza dell’immobile a suo tempo acquisito, che ancora mancava.
Oggi la segreteria ha una struttura snella ed efficiente ben guidata dall’attuale direttrice Claudia Bidoli con la fattiva collaborazione di Gianna Guardini e Stefania Padovani.
09 dicembre 2025
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