Andiamo in Romania

Estate 2024

Antonio Calgaro

Antonio Calgaro Federmanager Vicenza

di Antonio Calgaro  

Federmanager Vicenza

Sabato 31 Agosto: Partenza. Tappa noiosa di trasferimento; Cogollo, Gorizia, Lubiana, Maribor. In Slovenia abbiamo lasciato l’autostrada per percorrere strade secondarie, più divertenti da percorrere con le moto.

Maribor è una bella città slovena, sul fiume Drava. Siamo usciti nel tardo pomeriggio per visitare il centro storico e la via che costeggia il fiume. Siamo rimasti stupiti specialmente alla sera, quando ci siamo fermati per cenare: veramente piena di vita e quasi tutti i gradevoli ristorantini occupati. Abbiamo così trascorso una piacevole serata.
Il giorno seguente entriamo in Ungheria e costeggiamo il lago Balaton; superiamo Budapest (ci fermeremo qui al ritorno) e pernottiamo a Gyongyos.

Lunedì ci dirigiamo finalmente verso la Romania; scegliamo un itinerario secondario che ci porta a superare il confine nei pressi di Valea Lui Mihai per poi percorrere strade secondarie attraverso la campagna rumena. È come un tuffo nel passato; il modo di vestire, casette diroccate, carretti trainati da cavalli. Una realtà che stride fortemente con la vita che abbiamo poi visto nelle varie città della Romania, dove le condizioni di vita non sono apparentemente così distanti dalle nostre. Anche in questa zona purtroppo il cambiamento climatico si è fatto sentire: punte di temperatura di 36°C e le coltivazioni completamente seccate… come nel nostro sud. Poi in Transilvania, zona montuosa, ritroviamo il verde e temperature più ragionevoli. Alla sera arriviamo a Cluj Napoca, città della Transilvania con circa 320mila abitanti.

Al martedì ci portiamo a Turda, per visitare le antiche miniere di salgemma. Ora in disuso, con gli scavi dall’inizio dell’800, si è formata una enorme caverna, dove si scende per qualche centinaio di metri con un ascensore. Sulle pareti si possono ammirare i disegni creati dalle stratificazioni geologiche; sono conservati anche i vecchi macchinari. Visitiamo poi Alba Julia, capitale storica della Transilvania, sorta sullo stesso luogo ove era insediato il Castro Romano. Pernottiamo a Deva.
Il giorno seguente passiamo per Hunedoara e visitiamo il Castello Corvino, il più importante monumento di architettura civile gotica della Transilvania. Iniziato nel secolo 16mo, fu completato dal re di Ungheria Mattia Corvino, da cui prese il nome.

Poi ci avviamo a percorre la Transalpina; strano nome per una strada che attraversa i Carpazi meridionali. Finalmente un bel pò di curve da fare in moto, fino al passo Urdele a 2.145 m., il più alto della Romania. In serata arriviamo a Sibiu.

Giovedì visitiamo Biertan, un piccolo villaggio rurale fondato nel secolo 12mo da coloni Sassoni. Nel punto più alto si trova la chiesa luterana, fortificata e in stile gotico. Cosa curiosa, una torre era riservata come prigione per i coniugi che intendevano separarsi; la coppia veniva tenuta prigioniera nella stessa cella, a pane e acqua, fino a ritrovare l’accordo! Alla sera arriviamo a Brasov, il centro più importante della Transilvania che, come zona metropolitana, arriva a 350mila abitanti. Ottimo punto di partenza per le principali escursioni nella zona, resteremo come base nello stesso albergo fino al lunedì successivo.

Nel pomeriggio ci rechiamo al Castello di Bran, sulla sommità di una collina dell’omonima città. Costruito nel secolo 13mo, dopo varie vicissitudini è diventato all’inizio del 1900 residenza estiva dei sovrani romeni. Ancora completamente arredato; di particolare interesse per me la collezione di arte decorativa: ceramiche italiane, porcellane tedesche, vasi cinesi, oggetti di uso quotidiano in rame e peltro etc.

Sabato abbiamo in programma un bel giro (motociclisticamente parlando, e non solo) sui monti Fagaras,lungo la strada Transfagarasan. Strada molto bella e nota, quel giorno stranamente poco trafficata. Facciamo così un inaspettato incontro con alcuni orsi, proprio a bordo strada. Impossibile non fermarsi e fare qualche foto; solo dopo (quando viaggio in moto spengo il cellulare) scopro un warning delle autorità locali che avvertono del pericolo e consigliano di non fermarsi, di non fare foto ecc. ecc. (n.d.r. proprio nel mese di luglio 2025 un turista italiano è stato sbranato da un orso lungo questa strada panoramica dei Carpazi romeni). Ormai è fatta! Arriviamo sul passo a 2.050 m. e scopriamo il perché dello scarso traffico: non si può scendere dall’altra parte perché la strada è chiusa per una gara ciclistica; evidentemente non avevamo capito i vari cartelli (in romeno) che avvertivano dell’evento. Torniamo mestamente indietro e ne approfittiamo per visitare la fortezza Cetatea a Fagaras; iniziata nel 14mo secolo, la cittadella fu continuamente ampliata e rafforzata, soprattutto durante il periodo Asburgico.

Domenica è prevista una giornata di riposo; chi viaggia in coppia con la moglie decide di approfittarne per visitare Brazov; alcuni di noi, con la nostra guida Thomas, decidono di rifare la Transfagarasan con il percorso inverso. Partiamo di buon mattino e passando da Bran pressoché deserta, ci fermiamo un attimo per altre foto del castello. Passiamo da Curtea de Arges ed entriamo nel complesso della Manastirea, strana composizione tra il bizantino ed il moresco; da visitare la bella chiesa episcopale. Più avanti nel fondovalle, prima di una diga, in alto sulla montagna si vedono le rovine della fortezza di Poenari, il vero castello di Vlad Tepes Dracula. È raggiungibile solo con una lunga e faticosa camminata; lasciamo perdere e ci accontentiamo delle foto. Proseguiamo, e attraversando dei piacevoli panorami arriviamo al breve tunnel che porta al passo. Adesso il traffico intenso blocca in pratica la strada ed anche con le moto abbiamo difficoltà a superare la colonna di auto ferme. Se viaggiate in auto non fate questa strada nei fine settimana, mettereste a dura prova la vostra pazienza. Superato il passo, ripercorriamo in discesa la piacevole (motociclisticamente parlando) strada che ieri avevamo percorso in senso inverso. 

Lunedì 9 Settembre, lasciamo Brazov e, viaggiando verso Iasi, passiamo la giornata a visitare alcune “chiese fortificate” realizzate dai coloni Sassoni attorno al 13mo secolo con la scopo di rifugiarvisi in caso di attacco e assedio da parte dei Turchi. Si tratta di villaggi costruiti attorno alla chiesa e protetti da grosse ed alte mura; di particolare interesse quelli di Harman e Prejmer. Alla sera arriviamo a Iasi, antica capitale della Moldavia. Pernottiamo in un albergo di fronte al Palazzo della Cultura ed all’attiguo parco: veramente bello e di sera, sapientemente illuminato, ancora più affascinante.

La prima tappa di martedì è il Manastirea di Neamt; si tratta del più antico (secolo 15mo) e più importante monastero della Moldavia, ora perfettamente restaurato. Nel pomeriggio andiamo a visitare il Lacu Rosu, un lago formatosi nel 1837 dallo sbarramento naturale per una frana del monte Ghilcos. La particolarità di questo lago è che dall’acqua emergono ancora i tronchi pietrificati dei pini. Pernottiamo a Piatra Neamt.

Mercoledì proseguiamo con la visita ai monasteri; in prima mattinata arriviamo al Manastirea Voronet, di cui è rimasta la sola chiesa, fatta costruire da Stefano il Grande nel 1488. Lo stile è una sintesi tra il bizantino ed il gotico; stupendi affreschi sono dipinti all’interno ed all’esterno, dove “l’azzurro di Voronet” è protagonista assoluto. Le scene raffigurano scene del vecchio e nuovo Testamento con un sistema che potremmo azzardare a definire “antenato delle nostre strisce a fumetti”. L’importanza artistica di questa chiesa è certificata dall’appartenenza al patrimonio dell’Unesco. Il successivo è il Manastirea Moldovita. Circondato da un muro di cinta, è oggi affidato ad una comunità monastica femminile. Curatissimo il giardino e la parte monastica. La chiesa ricalca quanto visto a Voronet, con pareti affrescate sia all’esterno che all’interno.

Arriviamo quindi a Sucevita, da cui ripartiamo giovedì 12 settembre per visitare il Manastirea Barsana. È molto vasto e di recente realizzazione (2001). Le costruzioni sono tutte in legno, per rappresentare un’antica tradizione romena, sviluppatasi soprattutto in questa regione dei Maramures, dove case e chiese venivano appunto costruite in legno. Campanili acutissimi, costruzioni a mio parere che sovrappongono lo stile dei chalet svizzeri alle pagode giapponesi. Senz’altro da visitare. Arriviamo in serata a Sighetu Marmatiei, al confine con l’Ucraina.

Venerdì cominciamo ad intraprendere il viaggio di ritorno. Ci fermiamo a Sapanta per una visita particolare al cimitero “allegro”. Nel secolo scorso uno scultore di nome Patras iniziò a realizzare per le tombe dei defunti delle croci in legno in blu, simbolo di speranza e libertà. Alla base della croce poi delle brevi poesiole descriventi, in maniera talvolta ironica, la vita del defunto. Troviamo così descritti il falegname, il dottore, l’agricoltore, la casalinga, la tessitrice, il musicista, l’ubriacone… Tutte queste croci colorate alla fine creano un’atmosfera serena, quasi una sfida alla morte.

Da Satu Mare ci portiamo per strade secondarie al confine con l’Ungheria; a mezzogiorno il termomemetro segna 32°C ma da casa ci avevano avvertiti di una grossa e fredda perturbazione appena passata dal nord Italia e che purtroppo ci veniva incontro. Infatti nel tardo pomeriggio arriviamo a Budapest e la temperatura è di appena 12°C! Non ci perdiamo d’animo, ci cambiamo in fretta perché abbiamo prenotato una guida per una visita della città. La guida organizza il giro sfruttando al massimo i mezzi pubblici per spostarci velocemente tra i punti più interessanti della città; particolarmente interessante la parte alta. Ero già stato un paio di volte a Budapest, ma è sempre un piacere visitarla; vale da sola un viaggio.

Sabato mattina decidiamo di partire molto presto; ci dividono 800 km da casa e con la pioggia ed il freddo (10°C!) bisogna prevedere qualche sosta in più (non è come viaggiare in auto col clima…). Come si suol dire “piove sul bagnato”, così in Slovenia a pochi chilometri dal confine con l’Italia, la moto di un amico accusa dei problemi alla pinza dei freni anteriori che portano a dei pericolosi scuotimenti allo sterzo. I pistoncini probabilmente a causa della pioggia si sono bloccati e non riusciamo a sistemarli. Decidiamo di chiamare il carro attrezzi e dopo più di un’ora sotto all’acqua ai margini dell’autostrada, arriva il mezzo di soccorso che porta la moto alla prima officina. Poi verrà recuperata dall’assicurazione e portata in Italia, fortunatamente e stranamente senza costi aggiuntivi. L’amico sale come passeggero su un’altra moto e così a tarda sera arriviamo a casa. Tutto bene quello che finisce bene. Il contachilometri segna 5mila km percorsi.

Quello che resta, alla fine, è il ricordo di un bel viaggio…