Un piccolo paradiso ad un passo dall’Austria: il rifugio Cesare Calciati al Tribulaun, una magnifica sorpresa
Di Luisa Rizzi
Federmanager Trento
La sveglia suona presto al mattino quando si parte per la montagna.
Questo giro è in programma da mesi, avevamo visto in TV questo posto mai sentito nominare prima, che ci aveva colpito per la sua bellezza incontaminata e attendevamo il giorno giusto per poterlo raggiungere.
Le previsioni meteo erano buone quindi era giunto il momento: sveglia alle 5:00, zaini e scarponi pronti caricati in macchina e via. Il traffico è poco, si viaggia tranquilli e ancora un po’ assonnati, controllando, di tanto in tanto, il navigatore.
Dopo un viaggio di quasi due ore usciamo dall’autostrada a Vipiteno, procediamo per Colle Isarco e poi, finalmente, imbocchiamo la Val di Fleres: un gioiello di prati verdissimi disseminati di masi tipici dell’Alto Adige, una vera meraviglia. La valle si allunga per circa 16 km in direzione Alpi dello Stubai, circondata da cime alte tra i due e i tremila metri, siamo ad un passo dall’Austria, il paesaggio è caratterizzato dal massiccio del Tribulaun e dalla bellissima Parete Bianca.
Ci fermiamo per un caffè, poi raggiungiamo St. Anton e il parcheggio, dove lasciamo la nostra macchina (loc. Sasso).
Zaini in spalla e si parte, ci attendono circa 1000 metri di dislivello positivo e quasi tre ore di cammino.
Attraversiamo un piccolo ponte di legno e imbocchiamo il sentiero che ci porterà a destinazione.
Percorriamo una serie di serpentine nel bosco, la salita è piacevole e le piante ci garantiscono una bella frescura. Il panorama pian piano si apre, sbuchiamo nei prati e la salita si fa un po’ più faticosa e il sentiero, che si snoda accanto ai paravalanghe, si fa più stretto. Ci accompagna la vista di una bella cascata e delle montagne che ci circondano.
Continuiamo a salire, poche le persone incrociate, il rumore dell’acqua si fa sempre più vicino: arriviamo a una suggestiva cascata, che attraversiamo con l’aiuto di alcune funi; più avanti troviamo una bella panchina: è arrivato il momento di una piccola pausa prima degli ultimi 300 metri di dislivello, i più impegnativi.
Il panorama è meraviglioso, la giornata è spettacolare e ci consente di ammirare tutte le cime che ci circondano tra cui il massiccio del Tribulaun ai piedi del quale sorge il rifugio, la nostra meta.
Si parte, l’ultima parte del sentiero si snoda tra sassi e ruscelli e dopo l’ultimo strappo ci troviamo al cospetto del Tribulaun salutati dal fischio di una marmotta, ancora un ultimo sforzo e finalmente il rifugio compare davanti ai nostri occhi e lì accanto il laghetto con le sue acque cristalline.
Il posto è spettacolare, siamo tutti emozionati, le nostre aspettative non sono andate deluse, il pranzo e la gentile accoglienza delle gestrici del rifugio completano questa bellissima esperienza, che di diritto entra al primo posto della nostra personale classifica di luoghi del cuore.
10 dicembre 2025
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