Il rilancio del turismo passa dall'etica della responsabilità
Occorre garantire sicurezza e accoglienza agli ospiti
Daniele Damele
La pandemia da Covid 19 e poi il conflitto russo ucraino hanno caratterizzato negativamente, la prima gli ultimi due anni e il secondo gli ultimi mesi il turismo. Il rischio di un conflitto che non si concluda presto provocherà reazioni certamente non positive nel comparto turistico. Se il rischio di contrarre il Covid ha provocato per due anni la riduzione delle ferie e dei viaggi, il conflitto bellico provoca l’ovvia assenza di russi e ovviamente ucraini nelle nostre spiagge e nei nostri monti.
Ora in Italia il Covid, finalmente, parrebbe aver concesso una certa tregua. Il virus sembra aver diminuito la sua forza, Omicron non risulterebbe così letale come le varianti che lo hanno preceduto. Qualcuno si spinge a dire che è diventata un’influenza al pari di quelle tradizionali per cui le cure vanno attuate, presto e bene, ma senza più particolari rischi. Dall’altra parte c’è anche chi sostiene, a ragione, che di Covid si muore ancora e che i “fragili” vanno tutelati e ciò è sacrosanto. Il comparto del turismo è, come accennato, quello che ha sofferto di più negli ultimi tempi. Come venirne fuori? Con l’etica della responsabilità. Ovvero? Da parte degli operatori turistici occorre garantire ogni sistema di sicurezza possibile, l’igiene e la pulizia generale devono farla da padrone ovunque per garantire sicurezza agli ospiti.
Ma non basta, l’etica della responsabilità significa anche favorire il superamento delle distanze che per due anni ci sono state giustamente richieste. Mi spiego: stringersi la mano quando ci si incontra, quando si accoglie l’ospite deve tornare a essere possibile con il disinfettante per le mani a disposizione. E poi occorre sorridere. Finalmente anche gli operatori turistici potranno togliersi le mascherine, un’occasione mirabolante per tornare a sorridere a turisti e clienti. Tempo fa ebbi modo di tenere dei corsi che andavano sotto il nome di “turismo e fair play”.
Ebbero un discreto successo. Consegnai a chi seguì quei corsi dei biglietti con il disegno dello “smile” suggerendo di collocarli dove i propri collaboratori avevano occasione di sostare o passare frequentemente. Lo scopo era quello di ricordare a tutti di sorridere. Farlo non costa nulla e lo si può fare anche dopo una nottata trascorsa magari non proprio bene, anzi aiuta a stare meglio. È, inoltre, possibile imparare a sorridere (anche per i “musoni”), basta allenarsi a farlo. Aiuta se stessi prima ancora che far bene agli altri. Sempre in quei corsi si giunse a elaborare assieme ad alcuni gestori di hotel e ristoranti un foglietto da sistemare alla reception o al bancone: “il tuo stipendio lo paga il tuo cliente… sorridigli!”.
La formazione professionale degli operatori turistici, tutti, è fondamentale per la ripresa del comparto, un comparto che, purtroppo, non ha avuto le attenzioni statali che avrebbe meritato durante un periodo pandemico e che si gioverebbe di aiuti finalizzati quantomeno alla formazione dei propri addetti. Un altro aiuto concreto potrebbe essere quello della garanzia di poter ottenere fidi, crediti, aiuti economici dal sistema bancario e finanziario anche qui con il possibile e fors’anche dovuto coinvolgimento dello Stato. Eh già… perché se Regioni e Camere di commercio sono intervenute positivamente non altrettanto si può affermare dello Stato con imprese che stanno ancora attendendo i ristori promessi dal governo Conte2 e, se arrivati, si sono rivelati del tutto insufficienti.
Tutto questo è etica della responsabilità, è desiderio di rilanciare il turismo che nel Nordest italiano trova un angolo di terra meraviglioso a livello mondiale con un mare stupendo e delle montagne del tutto affascinanti con città d’arte uniche, colline romantiche e un’enogastronomia invidiata da tutti: i vini bianchi del Triveneto sono, infatti, indubbiamente i migliori al mondo che, abbinati al formaggio montasio e al prosciutto di San Daniele, diventano sublimi. Era il novembre 2008, sulle pagine di Dirigenti NordEst pubblicavamo un interessantissimo articolo (“L’esperienza di un Dirigente italiano nella perfida Albione”) che documentava dettagliatamente le modalità di essere dei Manager e del mondo del lavoro nel Regno Unito.
L’autore era un collega allora iscritto a Federmanager Venezia, si chiamava Ugo Sogaro, manager per l’area inglese di una azienda italiana hi-tech. Dopo “soli” 14 anni, siamo riusciti a ricontattare l’amico Ugo, felice pensionato ormai radicato in UK, e a convincerlo a scrivere un nuovo documento altrettanto interessante che illustra il punto di vista “inglese” su un argomento che, pur non essendo di “emergenza” e che si tende a sottostimare e sottovalutare, rischia di diventarlo nel prossimo futuro, ovvero la BREXIT inglese. Ringraziamo vivamente Ugo Sogaro per la sua disponibilità, dichiarandoci fin d’ora disponibili a pubblicare eventuali altri “report” che pensasse di farci pervenire dalla perfida Albione.