Manovra finanziaria 2025
Annunci di tagli sulle pensioni e riduzioni sul cuneo fiscale
Di Antonio Pesante
Federmanager FVG e componente del Comitato Nazionale Pensionati
Il governo, al rientro dalle ferie, si è subito dedicato alla costruzione della manovra 2025 che deve presentare prima al Consiglio dei Ministri entro il 10 settembre e poi entro il 20 settembre all’Europa.
Il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti ha dato tempo, pochi giorni, ai vari ministri di presentare i vari piani di richieste e di riduzione di spesa per poter ottemperare agli impegni presi lo scorso anno (da reiterare perché difficilmente annullabili) e agli impegni del piano di rientro del debito, concordato con l’Europa.
L’effetto della manovra potrà valere 35/40 miliardi di euro, ma potrà essere calmierata dal risultato dell’extra gettito derivato dalle maggiori entrate fiscali rispetto al preventivato.
Già da lunedì 2 settembre i media hanno iniziato a pubblicare dichiarazioni o interviste dei componenti del Consiglio dei Ministri o dei vari esponenti dei partiti al governo.
Ha iniziato Antonio Tajani di Forza Italia chiedendo l’aumento delle pensioni minime a 1.000 euro mensili, continuando così il progressivo aumento iniziato lo scorso anno, con l’intento di arrivare a compimento entro fine legislatura.
Maurizio Leo di Fratelli d’Italia ha chiesto di confermare le aliquote IRPEF decretate lo scorso anno basate su tre scaglioni proponendo, se ci sarà spazio derivato da maggiori entrate, una diminuzione di un punto sulla seconda aliquota IRPEF (quella tra 28 e 50 mila euro), a vantaggio del ceto medio. Speriamo però che non vengano toccate le detrazioni e le deduzioni, altrimenti tale provvedimento si azzererà.
Claudio Durigon della Lega, in più interviste, ha dichiarato che se si vuole aumentare la pensione ai percettori di pensione minime, che potrebbe costare circa 1 miliardo, si dovrà intervenire con il taglio della perequazione 2025 per le pensioni sopra il 4 volte il minimo INPS (come avvenuto nel 2023 e 2024).
Anche l’OCSE è intervenuta, varie volte ultimamente, mettendo in guardia l’Italia sul maggiore costo della previdenza, che oggi risulta essere il 16,5% del PIL, rispetto al costo medio europeo che è del 14,2%. Questa percentuale se non diminuita a breve può comportare una procedura d’infrazione da parte dell’Europa.
Per ultimo, penso che molti di noi abbiano assistito alla sua recente intervista, la Premier Giorgia Meloni su Canale4 di Mediaset ha dichiarato che sarà buona cosa aumentare le pensioni minime, che le spese che si fanno su un comparto devono essere recuperate nel comparto stesso, per cui il governo dovrà doverosamente ridurre la percentuale di aumento della perequazione sulle pensioni oltre quattro volte il minimo.
A tutto ciò Federmanager e CIDA hanno reagito con articoli a difesa della categoria dirigenziale e a salvaguardia del ceto medio, con attività di lobbying su parlamentari di varie linee politiche e articoli specifici in materia previdenziale da parte del prof. Brambilla.
È stata inoltre presentata da CIDA una interpellanza al governo riportando le nostre considerazioni (quelle di tutto il ceto medio) e le nostre proposte per una finanziaria più incisiva e equa.
La mia impressione è che purtroppo, dopo queste pubbliche dichiarazioni, non potranno o non vorranno non tenerne conto, per cui potremmo subire un altro taglio, sperando lieve, sulla percentuale della perequazione relativa al 2025, meno male che questo anno chiuderà con una percentuale dell’inflazione bassa, si stima il 1,6%.
In questi giorni abbiamo ricevuto finalmente due buone notizie, la prima il 9 settembre nella quale ci hanno informato che il giudice della Corte dei Conti della Toscana, Khelena Nikifarava, ha accettato il ricorso presentato, sul taglio della perequazione 2023/2024, dal dirigente scolastico Marco Panti, rinviandolo alla Corte Costituzionale.
Il secondo l’11 settembre nel quale il giudice della Corte dei Conti della Campania, Michele Minichini, ha accettato il ricorso presentato, sul taglio della perequazione 2023/2024, dalla dirigente scolastica Nicola Annunziata, rinviando anche questo alla Corte Costituzionale.
Questi primi positivi risultati ci danno una grossa chance nell’accettazione dei nostri ultimi due ricorsi che saranno auditi a ottobre e a novembre 2024.
CIDA si è attivata tempestivamente il 12 settembre ed ha emesso un comunicato in merito che abbiamo pubblicato nella sezione CIDA di questo rivista.
Vedremo e vivremo con determinazione i nuovi sviluppi.
27 settembre 2024