Monte Civetta
Dall’altare alla polvere: la Nemesi
Alberto Pilotto
Federmanager Vicenza
La tradizionale e lunga (due mesi) villeggiatura estiva nella casa di famiglia in un paesino delle Dolomiti Agordine mi ha trasmesso, come solito, una grande quantità di bellezza e di serenità. Svegliarmi la mattina e vedere dalle finestre della camera le cime di fronte illuminate dal primo sole mi hanno fatto da antidoto ai numerosi e gravi eventi che quotidianamente stampa e TV riportavano.
L’occasione di ritornare su questa montagna è sorta dalla necessità di accompagnare per la sua prima volta,un giovane e volenteroso, ma poco esperto, amico. Siamo saliti dal versante est, zoldano, e abbiamo raggiunto prima il Rifugio Sonino al Coldai e successivamente il Rifugio Tissi, al centro della lunga catena della Civetta, soprannominata “Parete delle pareti” e “Canne d’organo” per la sua lunghezza, circa 5 km, l’altezza 1100 m e il susseguirsi di cime minori, con forme diverse, di torri e di pinnacoli. Il famoso giornalista e scrittore bellunese Dino Buzzatti, anche appassionato alpinista, aveva usato il termine”. La muraglia di roccia più bella delle Alpi”. Mi sono seduto sul prato sottostante il rifugio e sono rimaso ad ammirare, favorito da un bel sole e dal cielo sereno, la parete; in breve il mio pensiero ha cominciato a vagare e perdersi (“È dolce naufragar in questo mare” di Leopardi) nella vastità delle cime.Ho ricordato quando, alcuni lustri fa, ero salito lassù per la via ferrata degli Alleghesi. Ho immaginato che le varie cime fossero le 27 Nazioni che costituiscono l’EU, diverse per altezza e forma ma unite l’una con l’altra a formare la catena con la cima Civetta (m 3220), forse paragonabile alla Germania. Un richiamo del giovane compagno di escursione mi svegliò da questo sogno e mi riportò alla realtà; e, allora rientrato a casa, ricominciai a pensare allo stato in cui noi, cittadini italiani, ci ritroviamo per colpa di governanti europei (politicanti o burocrati dilettanti allo sbaraglio, tertium non datur) che da anni hanno intrapreso un programma di iniziative di vario tipo in gran parte irrealizzate e irrealizzabili.
Alberto Pilotto Federmanager Vicenza
Questo mio modesto giudizio, da semplice osservatore della politica, ma con 40 anni di esperienze lavorative industriali e frequentazioni con aziende in Cina, India, Europa e USA, è stato recentemente avallato dal grande ex Mario Draghi (ex Governatore Banca d’Italia, ex Presidente di Banca Centrale Europea, ex Presidente del Consiglio) e recente (un anno fa) autore del Rapporto sul futuro delle competitività europea. Infatti, nel corso della recente conferenza organizzata da Ursula von der Leyen per celebrare il primo anno del detto rapporto, Draghi ha usato espressioni molto drastiche relativamente ad alcuni temi fondamentali: la dipendenza dai materiali critici cinesi… i concorrenti negli USA e in Cina sono molto meno vincolati… i prezzi del gas naturale nell’UE sono quasi quattro volte quelli degli USA… l’obiettivo del 2035 per le emissioni zero potrebbe essere irrealizzabile… rischi di consegnare quote di mercato alla Cina… i target si basano su presupposti che non sono più validi. In aggiunta, la competitività europea avrebbe bisogno di 1.200 miliardi di investimenti l’anno (erano previsti “solo” 800 nel rapporto di un anno fa!).
Alla fine, …sono necessarie riforme più profonde: delle competenze, del processo decisionale e del finanziamento… il progresso potrebbe dipendere da coalizioni di volenterosi (N.d.A. un altro Macron?).
Desidero concludere con una frase tratta dal “Re Lear” di W. Shakespeare (drammaturgo e poeta inglese,1564-1616): “È un malanno dei tempi che i pazzi debbano guidare i ciechi”. Prosit!
07 ottobre 2025
Localizza
Stampa
WhatsApp