Il burro di Amburgo e il protocollo di Kyoto
L'inquinamento atmosferico
Mi sono un poco vergognato dopo la lettura delle “Riflessioni e Opinioni” di Gianni
Soleni sul burro di Amburgo e i 60mila
morti l’anno in Italia. Confesso di non
averci mai pensato e non è certamente
bello per uno della mia età. Forse dipende dal fatto che non so e non vado a fare
la spesa, non leggo etichette di composizione e provenienza, ma queste le trovo a
volte bene evidenziate e dunque non mi
sfuggono. Ho aperto il frigo e ho rilevato
che le prugne secche vengono dalla California e i mirtilli dal Cile (ne hanno fatta di
strada!), però il burro è prodotto a Varese
e lo yogurt a Vipiteno così mi sono messo
un po’ la coscienza a posto.
Chi ha letto fino a qui potrebbe avere pensato a commenti ironici, non è così. Trovo
giusto e mi ritengo fortunato che ci siano
persone come Gianni Soleni che sono
attenti e sensibili ad aspetti (importantissimi) che purtroppo spesso mi sfuggono. Non immaginavo minimamente quei
60mila morti causati dall’inquinamento
atmosferico, un numero indubbiamente
spaventoso e me ne dispiaccio. Provo però a spostare un poco l’ago della bussola mentale focalizzando il “grande tema”
che fa da ombrello alle due note: l’inquinamento atmosferico, come evidenziato
dallo stesso Gianni.
Quel camion che va da Amburgo a Mogliano Veneto percorre 1.350 km. mentre
quello che porta la mozzarella da Salerno
ad Amburgo ne percorre 1.900 (Google
maps). Basti l’esempio per prendere atto,
come mi disse un vecchio maestro (nella
professione), che “metà del mondo vende e l’altra metà compra”. L’economia, lo
sviluppo, con qualche distinguo, nascono
dalla produzione e dallo scambio e la concorrenza, leale, la vedo come cosa buona.
“Libero mercato” non vuole dire mercato senza regole e la frode è un’altra cosa. Sono felice quando leggo che la Guardia di Finanza ha chiuso un magazzino
di merce contraffatta e pericolosa, meno
quando è accertato che un politico ha preso la mazzetta su una partita di mascherine anti-Covid arrivate da chissadove. I camion e gli aerei inquinano? Costruiamone
che inquinino meno; la mia piccola auto è
una diesel Euro 6, che mi risulta essere più
ecologica di una a benzina. Ma inquina
anche la foresta amazzonica che brucia,
allora bisogna convincere il presidente
Bolsonaro a mettersi in campana (e non
solo sulla foresta amazzonica). Le statistiche, le graduatorie, in sostanza i numeri
sono un poco come i costi industriali o i
bilanci; si spostano di qua e di là a seconda di ciò che serve e a chi serve. Penso al
numero dei dimostranti in una manifestazione secondo gli organizzatori e secondo
la Questura, ai dati sulla disoccupazione
comunicati dalle imprese, i sindacati e l’Istat. I dati siano il mezzo per prendere
decisioni, vere, migliorative, risolutive.
Soprattutto non siano dei bla bla bla e tutto sommato non è che Greta abbia detto
una sciocchezza. Il Protocollo di Kyoto
è stato firmato nel 1997 e la COP26 è
dell’anno scorso; sono 24 anni, guardiamo i risultati, gli obiettivi e tiriamone le
conclusioni. Comunque ben vengano la
trattoria con il pollaio e l’orto dietro e il mercatino con i produttori a km. Zero. Il sabato
ce n’è uno proprio sotto le finestre di casa
mia, ma mia moglie ha già notato qualche presenza da fuori zona…
12 aprile 2022