Il burro di Amburgo inquina?
Al settimo Vertice dei Presidenti dell’Assemblea Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo, svoltasi a inizio dicembre 2021, il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha tenuto un discorso titolato “Necessarie misure immediate ed efficaci per mitigare il cambiamento climatico, adeguando le risorse finanziarie per questa sfida colossale”. Se provassimo a ridurre i trasporti di merci, eliminando quelli non necessari, oltre al beneficio climatico ridurremmo la spesa valorizzando i prodotti a chilometro zero
Gianni Soleni
Federmanager Venezia
Entro nel negozio vicino a casa per comprare un panetto di burro. Trovo la confezione, cerco di leggere se viene evidenziata la provenienza del latte… e scopro di più.
Leggo che quel panetto di burro (non solo il latte di origine, ma tutto il burro) viene prodotto ad Hamburg “città libera ed anseatica” posta sul delta dell’Elba, fronte mare (mare del Nord però…).
Pago e torno verso casa, lungo lo strada comincio a pensare a quanta strada ha fatto quel burro per arrivare fino a Mogliano Veneto e al negozio dove l’ho trovato: verifico con “google maps”, sono circa 1.350 km. Bene, dico tra me e me, la potenza della concorrenza non ha limiti, le distanze si annullano e non contano niente di fronte al prezzo del prodotto, evidentemente la città libera e anseatica lo produce a prezzi concorrenziali rispetto ai nostri contadini distanti più o meno 50 km da casa mia. Nelle ultime (molte) decine di anni siamo stati abituati a questo tipo di ragionamento. E chiudo il discorso.
Discorso chiuso? Per niente. Più ci penso e più capisco che qualcosa non funziona. Almeno per me. Capirei se si trattasse di un bene che può essere prodotto solo ad Amburgo, o che abbia caratteristiche tecniche/artistiche o di altra natura che non possono essere realizzate nelle nostre zone. Il baccalà, per forza viene prodotto in Norvegia (più o meno), chi lo vuole paga il costo del baccalà e quello del viaggio. Il prosecco (occhio, prosecco e non prosek) viene prodotto solo nelle colline attorno a Conegliano e Valdobbiadene. I (veri) vetri di Murano vengono fabbricati solo a Murano … e così via. Ma… Il burro? forse che il burro come quello di Amburgo è impossibile da produrre (per non far nomi) a Soligo, a Busche o in tante altre decine di località del Triveneto?
E nasce spontanea subito una seconda domanda: "qual è il costo, in termini di inquinamento atmosferico ed ambientale prodotto, che “collettivamente” andiamo a pagare per avere quel panetto di burro? Si tratta di un burro con qualità divinatorie e inimitabili?
Un T.I.R. che scorrazza per 1.350 km da Amburgo a Venezia e dintorni, quanto in quina? Generalizzando il discorso, quanti T.I.R. girano per l’Europa in largo e in lungo, avanti e indietro per spostare merci di valore proprio ed aggiunto molto relativo, che vengono comunque prodotte in tutti i luoghi e in tutti i Paesi?
Forse dovremmo rivedere il concetto che dà peso = zero al costo delle merci trasportate; meglio, ne valuta solo il costo economico in senso stretto. Proviamo invece ad aggiungerci ad esempio anche il costo di inquinamento. Probabilmente il totale dei costi viene a cambiare (come dice sempre l’amico Alberto Pilotto, è la somma che fa il totale, ma nella somma dobbiamo metterci dentro tutti gli addendi, anche quelli “nascosti” ed indiretti e non solo quelli che ci fanno comodo e che “appaiono” a noi, uomini di vedute corte e bisognosi di occhiali “realisti”).
Quanto ci costa – poi – dover (tentare di) ripulire l’aria che è stata inquinata – prima – da quel T.I.R.? Dobbiamo chiederlo a Greta, o ai giovani che brontolano ma (per fortuna) ancora non si ribellano?
E allora, abbiamo il coraggio di prendere il toro per le corna e sommiamo, per i prodotti come il panetto di burro, al costo di produzione e di guadagno anche il costo di inquinamento! Forse con questa aggiunta i pesi e le valutazioni sarebbero diverse, e magari ragionando con logiche e parametri un po’ modificati si riuscirebbe anche a calare (almeno di un po’) il livello di inquinamento prodotto.
Non è più il tempo di dire “vado in aereo a bere il caffè a Roma o a Parigi e torno” perché tanto la compagnia low-cost mi fa pagare solo 9,99 euro di viaggio. Vero, tu paghi 9,99 euro, ma il resto (nel caso del caffè a Roma l’inquinamento provocato dai motori del colossale volatile) lo paga l'intera collettività umana, che poi è costretta a fallimentari COP26. E allora un invito: il caffè vai a gustarlo in centro della tua città, magari (invece di voler arrivare con la tua auto a parcheggiare il più possibile vicino alla scaletta dell’aereo in aeroporto) fatti anche tre o quattro chilometri a piedi a tutto vantaggio della tua salute (e di quella degli altri)! Greta (e non solo lei) te ne sarà grata…
Al settimo Vertice dei Presidenti dell’Assemblea Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo, svoltasi a inizio dicembre 2021, il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha tenuto un discorso titolato “Necessarie misure immediate ed efficaci per mitigare il cambiamento climatico, adeguando le risorse finanziarie per questa sfida colossale”. Se provassimo a mettere dentro alle misure anche un cambiamento di strategie e di organizzazione di mercato e la riduzione dei trasporti di merci su strada, eliminando quelli non necessari, come portare il burro su e giù per i Paesi dell’Unione Europea? Forse qualche (per quanto limitato) beneficio climatico lo avremmo, subito, con poca spesa e a chilometri zero.
28 febbraio 2022