Italia: strano, felice e Bel Paese

Questa breve esposizione dell’amico Stelè, scritta all’inizio di luglio quando ancora l’estate (e la situazione economica) era in fase quanto meno apparentemente ascendente, sintetizza in modo pragmatico e diretto la situazione nazionale di questa strana Italia che ogni tanto sembra avviata al decollo ma poi arranca e fatica a proseguire. E vengono illustrate sinteticamente alcune delle cause principali, che non si riescono (non si vogliono?) contrastare se non annullare.

Ljubomir (Mirco) Stelè Federmanager Venezia

Cari colleghi lettori, l’amico Gianni Soleni mi ha sollecitato per contribuire a ravvivare il dibattito sulla nostra rivista Dirigenti NordEst su un tema che in realtà può interessare tutti noi ed essere oggetto di ampia discussione. 

La data di stesura dell’articolo parla da sola, dice che è arrivata finalmente l’attesa “Estate 2023”, dopo il travagliato e prolungato periodo del “Covid-19” e dei successivi inverno e primavera. 
Con il cambiamento delle stagioni e con il caldo alle porte, cambia anche l’umore delle persone e inizia a diffondersi un discreto ottimismo. 

E proprio questo tema desidero sviscerare, per affrontare e analizzare veramente questa stagione che potrebbe nascondere molte insidie. 
Come avrete notato tutti i media (stampa, giornali, radio, televisione, social sui telefonini etc) tra le varie notizie infilano sfilze di informazioni relative alle vacanze nel nostro Paese od all’Estero, con bellissimi reportage trasmessi da spiagge, laghi e montagne, dettagliate notizie su sconti, su vantaggi, etc. 
L’offerta presentata è molto variegata e trovare la giusta scelta provoca perfino imbarazzo. 

L’ottimismo trapela da tutte le parti e in modo un po’ (molto?) subdolo spinge al consumo, ad affrontare spese per quanto serve (o si pensa potrebbe servire) al viaggiatore, ovviamente tempo permettendo. 

La pubblicità diffonde continuamente notizie per spingere al consumo di prodotti di ogni tipo per la persona quali abbigliamento, mobilità, automobili “hybrid”, elettriche e quant’altro è possibile promuovere tramite sistemi di comunicazione. 

In questo quadro, forse persino eccessivamente idilliaco, le cattive notizie vengono messe ai margini, meglio non evidenziarle troppo per non rovinare il clima di ottimismo imperante. 

L’altra faccia della verità però purtroppo è la guerra ai margini della nostra Europa, sono continui disastri meteorologici, incidenti stradali, omicidi, fallimenti di aziende, scioperi, rivolte, proteste sindacali, salario minimo, inflazione, mutui variabili in crescita vorticosa, tasso d’interesse, e così via. In questo strano (artificioso) contesto “ottimistico”, dobbiamo invece rivolgere lo sguardo e l’attenzione al cittadino italiano che deve, al di là delle narrazioni, fare i conti con le proprie reali possibilità economiche.

I lavoratori dipendenti soffrono oramai da troppi anni di stipendi che non vengono rivalutati pur in presenza dell’inflazione tacita e non decretata in modo ufficiale, stesso (anzi di più) dicasi per i pensionati. In Italia gli stipendi e le pensioni stanno ben al di sotto della media europea.
Nell’ultimo periodo (anno 2022/23) l’inflazione invece si è fatta sentire arrivando al 12% REALE ma con dato UFFICIALE ridotto al 7,30%.

Un rimedio pensato per i lavoratori attivi è lo sgravio della contribuzione: per i pensionati, invece, la soluzione è un adeguamento a scalare secondo percentuali decrescenti che per livelli medio-alti è veramente trascurabile, diciamo pure VERGOGNOSO

La minor contribuzione porterà alla ovvia ed evidente conseguenza di una minor disponibilità per le future pensioni, MA DI QUESTO PER ORA NESSUNO NE PARLA. 

Da questi pochi cenni appare chiaro che il cittadino medio non dispone di redditi medio/alti e deve invece far quadrare i conti con il principio imperante di guadagnare, risparmiare per il futuro e spendere tanto da non rischiare di andare in passivo. 

Lo Stato invece sembra non utilizzare questa semplice precauzione e il deficit cresce continuamente. Il quadro dipinto poteva sembrare inizialmente roseo, in realtà non è poi tanto positivo. 

Come si può agire per rovesciare la situazione in base al principio “lavora e prospera”? 

Il Paese Italia deve orientare la politica quotidiana alla ricerca di tutte le possibilità di creare lavoro, soprattutto LAVORO A TEMPO INDETERMINATO, creando nuove aziende e nuove attività che possano creare un margine aggiunto e quindi creare reddito sia per i datori di lavoro che per i lavoratori dipendenti. 

Servono INNOVAZIONE E FORMAZIONE a tutti i livelli per cercare di essere i migliori e quindi per battere la concorrenza interna ed estera. 
Per realizzare questo obiettivo bisogna essere agili, senza infiniti lacci amministrativi e una burocrazia inutile che rallenta qualsiasi iniziativa. La lentezza italiana porta alla conseguenza che altri concorrenti nei Paesi vicini dotati di una burocrazia più snella arrivano per primi e conquistano il mercato. 

All’inizio ho evidenziato quanta spinta arriva dagli organi di informazione verso il consumo dei beni effimeri e del tempo libero (leggasi turismo). 

Anche il settore turistico dopo alcuni anni difficili ha necessità di riprendersi, non dobbiamo dimenticare però che di solo turismo non si vive in quanto la realtà è influenzata da molti altri fattori negativi come pandemie, meteo, guerre, instabilità politica, trasporti, etc… come i fatti accaduti di recente testimoniano. 

Ho evidenziato aspetti che possono fare riflettere.

A mio parere lo Stato deve farsi promotore di iniziative ed investimenti che possano far crescere il mondo produttivo e di conseguenza CREARE PROFITTO, benessere e utile per le “casse Statali”, evitando investimenti effimeri solo per la bellezza fine a se stessa. 

La voce citata (“casse Statali”) significa, per essere chiari ed espliciti, che il SISTEMA FISCALE DEVE ESSERE EQUO e che TUTTI (aziende, liberi professionisti e cittadini dipendenti o pensionati) devono contribuire nella giusta misura, facendo così calare il carico individuale. Se guardiamo le statistiche pubblicate, scopriamo che in realtà il carico fiscale grava attualmente (ed oggi più di sempre) su una piccola percentuale dei contribuenti, pertanto chi paga paga salato anche per chi NON paga. 

NEL 2022 (DATI MEF) IL 14% DEI CONTRIBUENTI HA PAGATO IL 62% DI TUTTO L’IRPEF! E CHI NON LO HA PAGATO SI GODE ED USUFRUISCE DI TUTTE LE FACILITAZIONI PER I NON ABBIENTI, DELLE QUALI NON GODE CHI L’IRPEF LO PAGA FINO ALL’ULTIMO CENTESIMO!! 

Una bella e storica stortura di questo felice Bel Paese, che non ha mai visto soluzione NÉ VOLONTÀ di soluzione.

Da questo mio breve sfogo auspico (eccessivo ottimismo?) possa scaturire una sensibilità alla tematica indicata, atta e spingere le Istituzioni di Governo verso azioni positive e concrete tali da aumentare il reddito di tutti.

Aggiungo infine che lo Stato non può agire all’infinito con aiuti, regalini e integrazioni sociali senza la contropartita di margini aggiunti, anche se questi aiuti vengono erogati nel vero senso di una pace sociale sempre auspicabile.