Ricorsi, alleanze, petizione e...
Dalle parole ai fatti
L’ingiusto e illegittimo provvedimento del
governo, che ha decurtato in maniera considerevole la rivalutazione di tutte le pensioni con importi lordi oltre quattro volte
il trattamento minimo, ha comportato una
ribellione della nostra categoria, ma anche
da parte di circa 3 milioni e mezzo di pensionati che sono il ceto medio italiano.
Un salasso vero e proprio, non solo perché
l’inflazione è arrivata quasi a doppia cifra,
ma anche per la modalità di calcolo deliberato, sull’intero importo lordo pensionistico e non sul più conveniente calcolo per
fasce d’importo.
Un primo provvedimento, preso a contrasto di questa incresciosa decurtazione, è
stato quello del ricorso giudiziario.
CIDA,
nostra federazione di categoria dei dirigenti
pubblici e privati, ha dato il via a 7 ricorsi
pilota. Anche altre associazioni sindacali
hanno seguito questa strada, inoltre un certo numero di pensionati hanno scelto di fare
dei ricorsi personali appoggiandosi a studi
legali di loro conoscenza.
Questa modalità ha lunghi termini di risposta, dovuti alla lunghezza dei tempi
per avere un responso, legato ai tempi dei
giudizi ordinari, poi se uno di questi ricorsi avrà esito positivo, la prosecuzione verrà demandata alla Corte Costituzionale,
che dovrà pronunciarsi sui presupposti di
incostituzionalità.
La tempistica della Corte
Costituzionale per nostra esperienza è superiore a 15/18 mesi.
Le attività di contrasto all’iniquo intervento governativo sono perciò proseguite, da
parte di CIDA, mediante incontri istituzionali, interpellanze parlamentari, alla ricerca di punti di condivisione, programmando
anche incontri pubblici specifici con lo
scopo di chiarire l’incresciosa situazione in
cui la nostra categoria si trova.
Collegato
a ciò sono stati pubblicati vari articoli sui
maggiori quotidiani anche con interventi
del Prof. Armando Brambilla.
La ricerca di alleanze con altre categorie, anch’esse colpite da queste iniquità, ha dato ottimi risultati, tanto da lanciare una petizione denominata “Salviamo il ceto medio” da inviare alla Presidenza del consiglio dei ministri Giorgia Meloni, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone e al Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.
La petizione si pone i 7 seguenti obiettivi:
- Sostenere il potere d’acquisto delle pensioni
- Dare trasparenza e consentire la reale sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico
- Dare maggiori opportunità di crescita retributiva
- Valorizzare i contributi versati dai lavoratori
- Una maggiore equità fiscale
- Aumentare le risorse disponibili a famiglie e imprese
- Rafforzare il welfare pubblico a sostegno di chi ha effettivamente bisogno.
La mobilitazione nazionale “Open Day”, posta in essere da CIDA il 28 febbraio con l’apertura al pubblico di 100 sedi territoriali di tutte le Federazioni, ha ottenuto un successo di partecipazione, ma anche mediatico tramite 2 servizi televisivi, 21 articoli sulla carta stampata, 50 take di agenzia e100 articoli sul web.
Superate, con grosso impegno, le 50.000 firme, limite minimo solo oltre il quale le richieste avanzate sono prese almeno in considerazione, CIDA può proseguire con le richieste ufficiali di incontro, con le tre cariche istituzionali sopra menzionate, alle quali presentare e approfondire gli argomenti contenuti nella petizione.
CIDA proseguirà inoltre con incontri istituzionali, interpellanze parlamentari, partecipazioni a tavoli di confronto e quant’altro possa tenere alta l’attenzione mediatica su queste problematiche, tutto ciò anche in vista della preparazione del DEF, contenente le linee guida della legge di bilancio 2025, che avverrà nella prima quindicina di aprile 2024.
Altre azioni in fase di definizione sono in programma, anche su proposta del Comitato Nazionale Pensionati, che a breve vi verranno comunicate.
18 aprile 2024