Università del Triveneto, ranking 2025/26

Anche le Università si fanno concorrenza

Photos of graduates of high school. Group photo

Gianni Soleni  

Federmanager Venezia
Per la 25ma volta anche quest’anno nel mese di luglio il CENSIS (www.censis.it) ha assegnato un suo voto di “qualità” agli atenei universitari italiani. L’obiettivo, non vincolante per alcuno né da prendersi come verità assoluta, è di aiutare i giovani e le loro famiglie ad individuare con consapevolezza il loro percorso di formazione universitaria. L’analisi è molto articolata e suddivide la classifica che ne consegue in categorie basate sulle dimensioni e sul numero di studenti iscritti al singolo ateneo. Gli elementi principali di valutazione riguardano le strutture disponibili, i servizi erogati, borse di studio ed altri interventi in favore degli studenti, il livello di internazionalizzazione, la capacità di comunicazione, i servizi digitali e l’occupabilità. In totale sono disponibili 70 graduatorie, che sintetizzano 962 variabili considerate.

In termini generali l’Università sta vivendo una nuova età dell’oro: gli immatricolati hanno continuato a crescere anche quest’anno (ben il 5,3% in più rispetto all’anno precedente) toccando vette che non si vedevano da quasi vent’anni, ovvero da quando è stata introdotta la riforma che ha mandato in soffitta le lauree vecchio ordinamento e ha dato l’illusione del titolo accademico “a portata di mano” con il nuovo sistema 3+2.

Secondo l’ultima rilevazione del Censis, le aree di studio più attrattive per i neodiplomati sono i percorsi scientifici e sanitari. Ciononostante a dominare la scena è l’area giuridica, economica e sociale, che raccoglie il 35,4% delle immatricolazioni complessive, spinta in particolare dai corsi di laurea in economia che da soli contano il 43,1% delle nuove iscrizioni. Al secondo posto troviamo le discipline STEM, scelte dal 28,6% delle matricole, con l’ingegneria industriale e dell’informazione che copre il 42,6% di questo ambito. Terzo gradino del podio per l’area sanitaria e agro-veterinaria al 18,4%, dove prevale nettamente l’ambito medico-sanitario e farmaceutico (66,7%).
Pubblichiamo di seguito i risultati della ricerca, concentrando l’attenzione sugli Atenei del Triveneto.
  • Mega Atenei Statali (numero di iscritti superiore a 40mila): PADOVA con punti 90,3 consolida la sua posizione al primo posto della graduatoria, superando Bologna, Pisa e la Sapienza di Roma (rispettivamente seconda, terza e quarta).
  • Grandi Atenei Statali (numero di iscritti tra 20 e 40mila): VERONA (punti 83,0) scala una posizione in su e si colloca al decimo posto.
  • Medi Atenei Statali (dai 10 ai 20mila iscritti): TRENTO (93,7 punti) mantiene la prima posizione davanti ad UDINE (92,2 punti) a sua volta stabile al secondo posto (condiviso con l’Università politecnica delle Marche). Sale e si inserisce al quinto posto TRIESTE (88,7 punti), mentre rimane stabile al sesto posto Cà Foscari VENEZIA (punti 88,0).
  • Politecnici: lo IUAV di VENEZIA (86,7 punti) sale di un posto e si colloca in terza posizione superando Bari.
  • Piccoli Atenei non Statali (fino a 5mila iscritti): la Libera Università di BOLZANO (95,2 punti) rafforza con sicurezza la prima posizione al vertice nazionale di questa categoria.
Estendendo lo sguardo all’ambito internazionale, analizziamo in particolare la classifica aggiornata prodotta dall’inglese THE-Times Higher Education (www.timeshighereducation.com) che confronta nella sua WUR-World University Ranking oltre 2mila università presenti in 105 Paesi.
Gianni Soleni

Gianni Soleni Federmanager Venezia

La sua graduatoria si basa su 13 indicatori di performance accuratamente calibrati riguardo le prestazioni in quattro aree (insegnamento, ricerca, trasferimento di conoscenze, prospettive internazionali). I risultati 2025 per le Università italiane del Triveneto confermano un sostanziale mantenimento delle posizioni di tutti gli atenei rispetto allo scorso anno, senza mancare di evidenziare che Alma Mater di BOLOGNA (prima italiana) sale dalla 155ma alla 146ma posizione e la Scuola Normale Superiore di PISA (seconda italiana) sale dalla 168ma alla 154ma posizione. Come detto sopra, per quanto riguarda il Triveneto, tutti gli istituti considerati (PADOVA nel gruppo 201-250, TRENTO e BOLZANO nel gruppo 351-400, VERONA nel gruppo 401-500, TRIESTE e Cà Foscari VENEZIA nel gruppo 501-600, UDINE nel gruppo 601-800) rimangono stabili nella graduatoria mondiale.


Quest’anno diamo spazio anche ad una seconda classifica mondiale rilasciata proprio a ferragosto da ARWU (Shanghai Ranking - Academic Ranking of World Universities) che in realtà è presente dal 2003 e prende attualmente in considerazione circa mille istituti universitari. Secondo questo studio cinese (che con i tempi che corrono va assolutamente preso in esame), PADOVA si trova davanti a Bologna e Pisa e risulta essere la terza italiana, dopo La Sapienza di Roma e l’Univ. di Milano, migliorando la sua posizione rispetto allo scorso anno e salendo dal gruppo 201-300 al gruppo 151-200.
Così gli altri istituti Triveneti: TRENTO si colloca nel gruppo 301-400, VERONA si colloca nel gruppo 401-500, TRIESTE nel gruppo 601-700, UDINE e BOLZANO nel gruppo 901-1000: non compare nella classifica Cà Foscari-VENEZIA.

Dobbiamo prendere queste classifiche come dogmi? Certamente no, ognuno si può fare la propria idea e convinzione. Noi vogliamo, come detto, fornire alcuni elementi di valutazione ad integrazione di tanti altri che aiutino i giovani e le loro famiglie a individuare il percorso di formazione più adeguato.


Entrano in gioco le università telematiche

A conclusione una notazione sulla quale pensiamo ci sia MOLTO da riflettere: quasi un sesto degli iscritti a corsi universitari (pari a quasi 300mila studenti, con un trend di crescita del 20-30 per cento l’anno e con rette che vanno tra i 3 e i 10mila euro), quest’anno ha aderito all’offerta di corsi telematici ed on-line ramificati su 11 atenei (mentre 61 sono quelli statali e 20 quelli privati).

Corsi adeguati ed ormai “maturi” o furbesche scorciatoie per raggiungere comunque un titolo di studio vendibile (il cosiddetto “pezzo di carta”), soprattutto in ambito pubblico? Le università telematiche sono un “laureificio” fuori controllo, un “discount delle lauree” o un’opportunità per allargare concretamente la platea dei dottori italiani? Per alcuni sono la nuova frontiera, il futuro dell’istruzione accademica. Per altri sono una gigantesca fabbrica di lauree facili. Capire dove stia la verità non è facile. E certamente dipende dai casi.

L’ultimo, in ordine di tempo, a chiedere una stretta alla ministra dell’Università Anna Maria Bernini è stato il presidente di Confindustria Emanuele Orsini. Il leader degli industriali mette in discussione la qualità dell’insegnamento e la sproporzione tra numero di studenti e docenti. Senza sconti. “Farò una grande lotta affinché vengano limitate e regolate. Laddove c’è un rapporto di un docente ogni 385 studenti formati da un video, non si tiene in considerazione l’aspetto umano”. Nelle università tradizionali, il rapporto medio è di 1 a 35, al massimo 1 a 40. A far da sponda a Confindustria ci ha pensato la Cgil, dando vita a un’alleanza inedita tra imprenditori e rappresentanti dei lavoratori contro gli atenei online.