Industria 4.0: istruzioni per l’uso

Il mestiere tramandato per secoli di generazione in generazione, va oggi reinventato ad ogni rivoluzione tecnologica. Abbiamo bisogno di tecnici forti delle proprie competenze, ma anche di manager che abbiano capacità di visione.

Sergio Terzi – sergio.terzi@polimi.it 

Professore Associato, Politecnico di Milano, Manufacturing Group. Co-direttore dell’Osservatorio Industria 4.0 e Direttore della Management Academy del MIP, Graduate School of Business del Politecnico di Milano.


La nuova rivoluzione industriale – trainata dalla drastica evoluzione delle tecnologie digitali – è ormai alle porte (e alla portata delle tasche) delle nostre imprese nazionali, dalle grandi alle piccole e medie. In particolare, l’evoluzione del paradigma di Internet – con le sue diverse declinazioni (IoT, Cloud, Big Data, ecc.) – sta comportando un mutamento radicale delle aspettative del mercato, abilitando nuove forme di business e ponendo nuove sfide alle imprese.

Lo scenario è intrinsecamente complesso e, anche se la tecnologia ci è divenuta sempre più familiare, nessuno può dire di avere a che fare con cose semplici e scontate. Soprattutto nessuno ha davvero in mano tutte le risposte e non si può non constatare come la rapida evoluzione della tecnologia informatica abbia colto numerose imprese – e anche molte persone – impreparate.

Secondo i dati dell’ultima ricerca (2015-2016) del nostro Osservatorio Smart Manufacturing - Industria 4.0, su un campione di 305 imprese industriali oltre una realtà su tre (38%) ha dichiarato di non sapere nulla dell’evoluzione digitale in atto nel manifatturiero, una azienda su due (47%) ha iniziato a documentarsi, mentre meno di una impresa su cinque (18%) ha dichiarato progetti concreti di digitalizzazione in ambito industriale. La ricerca, distribuita sull’intero territorio nazionale, tra grandi e piccole imprese manifatturiere, su tutti i settori dell’industria nazionale presenta uno scenario da pieno Digital Divide, soprattutto se si considera che il resto del mondo è da almeno cinque anni che parla e dibatte di una nuova industria digitalmente evoluta, sotto l’egida del brand globale germano-centrico di Industrie 4.0.

Lasciando alle spalle gli anni della crisi nera del manifatturiero, e considerando che la disponibilità di tecnologia digitale è distribuita ormai a livello globale, i motivi di tale vuoto non possono che stare nella vera risorsa critica delle aziende, il capitale umano. D’altronde la cosa non è nuova: il Digital Divide che spacca l’Italia in isole non connesse, si trova anche tra generazioni e livelli sociali, combinandosi nei fattori socio-demografici del nostro Paese. Siamo il Paese europeo con il minor numero di “millenials” (ragazzi e ragazze che hanno attraversato in pieno il cambiamento tecnologico e che sono stati investiti dalla rivoluzione digitale, diventandone i primi protagonisti ed essendone oggi i principali utilizzatori) e contemporanea mente siamo la nazione europea con una delle più basse percentuali di laureati (indicatore tipicamente utilizzato come variabile proxy del livello culturale, tecnologico e manageriale delle imprese).

Saper guardare la situazione attuale con realismo non vuol dire automaticamente accettare lo status quo. Una delle più grandi qualità del genere umano è quella di saper adattarsi ai cambiamenti e gli italiani hanno una massiccia dose di flessibilità nel proprio sangue. Perché il cambiamento avvenga, occorre però che sia deciso e consapevole. In questo contesto, non si può che applaudire di fronte alle proposte avanzate recentemente dal Governo con il Piano Nazionale Industria 4.0, che ha messo al centro la questione formazione ed educazione.

Le nuove tecnologie digitali applicate al manifatturiero richiedono certamente livelli formativi e culturali superiori, sull’adozione delle tecnologie in primis, ma anche sul conseguente utilizzo.

Il Paese ha bisogno di persone che sappiano chiamare le cose con il nome giusto, oltre che di professionalità che sappiano governare l’evoluzione in atto, sapendo discernere rapidamente le opportunità dalle false promesse.

Come attori del mondo della formazione universitaria e professionale siamo convinti che il rigore metodologico che si applica nello sviluppo delle tecnologie deve andare di pari passo con la capacità di mettere a terra l’innovazione, per offrire valore concreto al mercato.

Abbiamo bisogno di tecnici forti delle proprie competenze (che devono essere sempre più multidisciplinari), ma anche di manager che abbiano la capacità di visione e di conduzione dell’azienda allineata al contesto di oggi.

Il Piano Nazionale Industria 4.0 ha posto una forte attenzione al tema della consapevolezza e della formazione per l’industria moderna. Lo ha fatto toccando tutti i livelli della formazione professionale, partendo dalle scuole superiori, fino ai percorsi di dottorato e alla formazione executive. Tra i diversi piani di politica industriale in corso di sviluppo a livello globale (dalla Germania di Industrie 4.0, agli Stati Uniti di Smart Manufacturing, alla Cina di Made in China 2025), il piano italiano è uno di quelli che – almeno nelle sue indicazioni programmatiche, dovremo poi aspettare la reale ricaduta a terra – pone maggior enfasi all’education and training.

Il Politecnico di Milano – nelle sue diverse anime ed espressioni e conscio della propria rilevanza istituzionale – è appieno inserito in questo movimento di evoluzione, contribuendo a formare una parte rilevante dei tecnici e degli esperti che il mercato richiede. Non sta a me assumermi il merito della costante dedizione dei colleghi dei diversi dipartimenti alla causa di una formazione aggiornata, multidisciplinare e internazionale, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti e nella considerazione di numerose famiglie del nostro Paese (e non solo). Come non sta a me prendermi il merito dei numerosi laboratori e spazi di collaborazione che l’Ateneo propone ai propri allievi e a tutti gli operatori industriali.

Posso in parte prendermi l’onore (e l’onere) delle attività formative in ambito Industria 4.0 che stiamo svolgendo per il mercato degli executive e dei manager di impresa, forti della nostra esperienza tecnologica e di management. Primi in Italia, al MIP abbiamo promosso il primo ciclo intensivo di formazione (boot camp) sulle tecnologie dell’industria avanzata nel nostro prestigioso MBA, collaborando fin dalle fasi progettuali con importanti aziende tecnologiche.

Con la prossima primavera, saremo la prima Business School d’Italia a lanciare sul mercato della formazione open manageriale un Percorso Executive in Manufacturing Management – Industria 4.0 (16 giornate di formazione in 6 mesi), unendo un team di esperti dei nostri dipartimenti a vocazione industriale (Gestionale, Meccanica, Elettronica e Informatica) e di testimonial aziendali, utilizzando anche i nostri laboratori di Additive Manufacturing, Digital Manufacturing, Internet of Things. Questo sarà un nostro ulteriore contributo alle istruzioni per l’uso della rivoluzione industriale 4.0 del nostro Paese.

Prima di avventurarsi nei territori inesplorati è bene prepararsi raccogliendo le informazioni disponibili sulle esperienze esistenti, sulle soluzioni, le prospettive e i possibili rischi. Anche i più esperti si confrontano, perché c’è sempre da imparare.

Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013.

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