L'impatto del coronavirus sull'economia italiana: debito pubblico, PIL e occupazione

Se l'emergenza non si supera entro maggio il conto da pagare per l'economia italiana sarà elevatissimo, con recessione economica, PIL -11%, e una perdita di un milione e mezzo di posti di lavoro.

Alberto Brambilla

Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
Anche supponendo che l'emergenza sanitaria provocata da COVID-19 non duri più di 3 mesi e possa dirsi conclusa entro la fine del mese di maggio, il conto da pagare per l'economia italiana sarà elevatissimo, con una perdita di PIL pari a circa l'11%  (da 1.800 miliardi a 1.600) e un aumento del debito pubblico fino a 2.460 miliardi. E conseguenze nefaste per il rapporto tra debito pubblico e PIL, che salirebbe vertiginosamente al 153,7%: quota che, anche quando "perdonata" dall'Europa risulterebbe difficile da sostenere per i mercati finanziari, con inevitabile rischio spread. 

A partire da queste prime stime curate dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, i due articoli - pubblicati sul blog  ilPunto - mirano ad approfondire i possibili effetti della pandemia da "nuovo coronavirus" sull'economia italiana, concentrandosi rispettivamente su Prodotto Interno Lordo e scenari occupazionali, nell'ottica di delineare un quadro utile allo studio delle contromisure più efficaci a contrastare la riduzione di ricchezza prodotta, la perdita di quote di mercato e fatturato per le imprese e la consequenziale ridondanza di offerta di lavoro. 

Uno scenario nel quale saranno saranno verosimilmente sacrificati soprattutto i rapporti di lavoro più elastici, regolamentati mediante contratti a tempo determinato, part-time e  in somministrazione,  piuttosto diffusi peraltro proprio nelle filiere più indiziate come a rischio di default, come ad esempio turismo, ricezione, ristorazione, automotive o trasporto aereo: vale a dire, un totale di almeno 1.500.000 posti di lavoro a rischio molto concreto. 
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