Quando nel 2014 il precedente rinnovo
del contratto Fiat fu sottoposto all’approvazione
del Consiglio nazionale
di Federmanager, esso fu approvato
all’unanimità, con la sola eccezione di
un consigliere di ALDAI, che si astenne
per sottolineare la scarsa informazione
che aveva caratterizzato la vicenda,
così importante anche per il rinnovo
del contratto nazionale, che allora si
stava faticosamente negoziando.
Presidente della Commissione Sindacale e Lavoro di ALDAI e protagonista di una recente importante negoziazione aziendale, è testimone autorevole di come il rinnovo Fiat venga vissuto tra i dirigenti più attivi nelle RSA esterne al gruppo.
Sappiamo come andò a finire, a livello nazionale, ed oggi siamo costretti a confrontarci con una situazione che diventa ogni giorno più pesante e complicata.
Quanto a Fiat, si può certamente affermare che l’uscita da Confindustria di quel gruppo non abbia costituito, in sé, un pregiudizio per i suoi dirigenti.
Si legge infatti nel testo contrattuale una evidente preoccupazione di rispettare, con il ruolo e le funzioni del dirigente, anche il livello retributivo e di welfare. E soprattutto è evidente la volontà di non togliere loro del tutto, anche in tempi difficili come questi, le relative sicurezze e la serenità che sono necessarie da un rapporto di lavoro.
Questo è il tema che, in spirito costruttivo ma fermamente, dobbiamo porre ai nostri interlocutori nazionali: non sappiamo se la strada dei contratti aziendali, che sembra diventare oggi la nuova parola d’ordine per molti di noi, possa costituire in futuro una via obbligata.
Di certo, potrebbe configurarsi come un “avanzamento su un fronte più arretrato” di sempre più difficile gestione.
Due anni fa era evidente per tutti noi che il contratto Fiat avrebbe dovuto costituire una sorta di “linea del Piave” da difendere strenuamente: non è stato così, e le condizioni attuali sono vissute con grande difficoltà da un numero crescente di colleghi. Questo è il motivo per cui, nell’ambito della Commissione Sindacale e Lavoro di Milano, ci stiamo attrezzando per
non arrivare, come a volte è avvenuto, del tutto impreparati al prossimo rinnovo del contratto nazionale.
Ne va della sopravvivenza stessa dei dirigenti come categoria organizzata.