PNRR e codice degli appalti: una convivenza possibile?

PNRR e Mario Draghi. Abbiamo un Presidente del Consiglio, che oltre ad essere un tecnico capace, è anche un manager: si è posto degli obiettivi, ha intravisto i metodi e gli strumenti per raggiungerli, spero lo lascino lavorare per il tempo che gli occorre per finire il suo lavoro.

Avevo promesso, nel mio ultimo editoriale, che non sarei più ritornato sulla spinosa questione della farraginosità e complessità del nuovo Codice degli Appalti, ma un acronimo e un nome mi hanno fatto cambiare idea: Pnrr e Mario Draghi. Come molti sanno, i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), se realizzati, possono essere veramente una svolta, in positivo, per il nostro paese. Per quel che riguarda la nostra salute, entro giugno 2022, dovrà entrare in vigore il decreto ministeriale che prevede la riforma dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria. Bisognerà poi approvare il contratto per l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, quello per sviluppare la telemedicina e un altro per rafforzare l’assistenza sanitaria intermedia e le sue strutture. Per quel che riguarda quest’ultimo punto la regione Veneto ha approvato un piano regionale che prevede la realizzazione di ben 99 Case di Comunità (CdC) e 30 Ospedali di Comunità (OdC) che verranno realizzati con i fondi provenienti dal Pnrr, 135 M€ per le CdC e 73 M€ per gli OdC, (analoghi piani in FVG, con 52 CdC più 20 OdC e in Trentino AA con 10 CdC e 3 OdC), al fine di potenziare la rete dei presidi sanitari e sociali nel territorio regionale. La CdC è una soluzione organizzativa che ha la funzione di hub di prossimità per le cure primarie e per i supporti sociali e assistenziali, proponendosi come luogo di offerta, ma contestualmente anche come luogo della relazione e dell’attenzione a tutte le dimensioni di vita della persona e della comunità.
Mario Draghi

Mario Draghi

L’OdC invece è una struttura territoriale di ricovero breve rivolta a pazienti che, a seguito di un episodio acuto o per la riacutizzazione di patologie croniche, necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica parzialmente erogabili al domicilio, ma che vengono ricoverati in queste struttura in mancanza di idoneità del domicilio stesso (strutturale e/o familiare) e necessitano di assistenza/sorveglianza sanitaria infermieristica continuativa, anche notturna, non erogabile ad domicilio. La realizzazione delle CdC dovrà consentire, in particolare ai malati fragili e cronici, di accedere a strutture multidisciplinari dove operano medici di medicina generale, pediatri, medici specialisti, infermieri e assistenti sociali nell’ottica di avvicinare i servizi di base ai cittadini. In parallelo, la realizzazione di 30 OdC, metterà a disposizione del territorio delle strutture intermedie a ricovero breve, da 20 posti ciascuno, con l’obiettivo di offrire interventi sanitari di media/bassa intensità clinica, per degenze di breve durata. Il fine – spiega la delibera – è migliorare l’appropriatezza delle cure, aiutare il passaggio dei pazienti dai reparti ospedalieri per acuti al proprio domicilio ed evitare accessi impropri agli ospedali. Orbene, i tempi per realizzare tutte queste opere sono strettissimi, sappiamo che quella del Pnrr è una scommessa che l’Italia deve vincere, ma non dobbiamo mai dimenticare che non è sufficiente che il Parlamento approvi le leggi chiave, quelle della semplificazione normativa e della concorrenza. È vero che Pnrr denuncia “la debole capacità amministrativa del settore pubblico italiano”, ma non ha voluto entrare minimamente sulle sue cause. 
Quali sono queste cause? Purtroppo, ancor oggi discutiamo di ciò che Giovanni Abignente – deputato al Parlamento nel lontano 1916, sintetizzava così: serve “Un’Italia (…) più semplice”, non gravata da “una enorme massa burocratica” e da “congegni complicati”. Mentre Adolfo Cuneo – esperto di opere pubbliche – qualche anno dopo rincarava la dose: “Da noi si deve una buona volta comprendere che gli ingranaggi burocratici debbono essere resi più semplici e spediti”. È passato più di un secolo: oggi però, un esempio di come si possa operare, semplificando, ce l’abbiamo sotto gli occhi, anzi sotto i nostri piedi: il nuovo ponte di Genova, realizzato in un tempo impensabilmente breve per la media dei lavori pubblici in Italia, impresa riuscita poiché è stata semplificata la procedura dell’appalto e la gestione della commessa è stata affidata ad un manager di talento. Ecco che entra finalmente in gioco Mario Draghi, che ha ben chiaro questo problema quando dichiara: “Nulla può sostituire, per chi deve prendere decisioni, il ruolo di un’analisi rigorosa, accompagnata dall’esperienza”. I due decreti legge, il n. 76/2020: “Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale. Procedure per l’incentivazione degli investimenti pubblici durante il periodo emergenziale in relazione all’aggiudicazione dei contratti pubblici sotto soglia” e il n. 77/2021 ““Governance del Piano nazionale di rilancio e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure” noto anche come Decreto Semplificazioni-bis, avevano lo scopo di individuare gli strumenti necessari al fine di realizzare nuovi interventi strategici, cercando di superare l’inerzia della pubblica amministrazione, ma non sono, ahimè, riusciti a scalfire, se non in minima parte, gli orpelli e le ottusità burocratiche. È stato fatto molto rispetto agli anni passati, ma manca ancora molta strada per arrivare ad una effettiva semplificazione della nostra burocrazia, avendo sempre ben presente che Direttori Generali, Direttori di Dipartimento, Capi di Gabinetto e via dicendo, dei vari Ministeri, invece sono sempre pronti per inondarci con un diluvio di norme, espressione della tecnica di sempre: rimozione e inserimento di frammenti, rinvii a catena, incisi inconcludenti, nuove incertezze. Qualcosa si sta muovendo per le CdC e gli OdC: sono partiti gli incarichi agli studi di progettazione per i progetti esecutivi delle varie opere, da produrre in tempi strettissimi, in modo da attivare gli appalti antro fine anno e qui io vedo la mano e il pungolo di Mario Draghi, per iniziare a realizzare i progetti previsti dal Pnrr. Un ultimo dettaglio, piccolo, ma molto significativo: se riuscissimo a completare tutte le case e gli ospedali di comunità, che ci mettiamo dentro, che di medici e infermieri disponibili neanche l’ombra? 
È probabile che a qualche geniale pensatore romano venga in mente di proporre di importarli, dal Medio o dall’Estremo Oriente: le ultime vicende in fatto di dipendenza delle fonti energetiche dall’estero dovrebbero far ben riflettere, mentre abbiamo invece in casa molti validi, capaci, volonterosi giovani, che non meritano d’essere costretti ad andare all’estero per lavorare. Abbiamo ancora un Presidente del Consiglio, che oltre ad essere un tecnico capace, è anche un manager: si è posto degli obiettivi, ha intravisto i metodi e gli strumenti per raggiungerli, spero lo lascino lavorare per il tempo che gli occorre per finire il suo lavoro.
Giampietro Rossi 
Presidente Federmanager 
Padova e Rovigo